Santa Maria della Consolazione 
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Indirizzo: ai piedi del Campidoglio
La chiesa e la confraternita di Santa Maria della Consolazione
di Eleonora Canepari
Nel 1505, dall'unione di tre confraternite e ospedali - di Santa Maria della Consolazione, di Santa Maria delle Grazie, e di Santa Maria in Portico - nacque la compagnia di Santa Maria de vita aeterna. Il nome ufficiale fu presto abbandonato, in favore della denominazione "di Santa Maria della Consolazione", o semplicemente "della Consolazione". Si trattava di un'associazione di laici, consacrata all'assistenza e al soccorso della povertà: la sua funzione principale era la gestione dell'ospedale omonimo. Tale compagnia non era affiliata ad alcun ordine religioso, ed era piuttosto autonoma nei confronti del clero: per questi motivi, ne è stato sottolineata la valenza prettamente associativa, piuttosto che un presunto carattere devozionale.
Fin dai suoi esordi la compagnia di Santa Maria della Consolazione, la cui chiesa si situava nelle vicinanze del Campidoglio, riunì individui dagli status economici e sociali differenti: classi popolari, ma anche famiglie del patriziato municipale. La lista dei membri elenca numerosi artigiani e commercianti (facchini, orefici, tessitori di lana, carpentieri, pescivendoli), soprattutto nel XVI secolo. Accanto ad essi, i registri della compagnia indicano chiaramente l'esistenza di un folto gruppo di membri dell'élite capitolina, presenti fin dalle origini del sodalizio. Fra di essi, troviamo esponenti delle famiglie Frangipane, Colonna, Boccamazza, Savelli, Santacroce e Mattei. I nobili occupavano sistematicamente le cariche amministrative della compagnia: il Camerlengo (massima carica), i guardiani, i visitatori e i consiglieri rionali erano sempre scelti all'interno del gruppo dei gentiluomini.
Uno sguardo alla chiesa e alle cappelle private fa emergere con chiarezza tale attaccamento della nobiltà municipale alla confraternita, e la "mescolanza sociale" che la caratterizza. Infatti, la maggior parte delle grandi famiglie romane era titolare di almeno una cappella privata - per non parlare dei casi in cui la famiglia si appropriava simbolicamente dell'intera chiesa (vedere scheda sul Monte dei Cenci). La prima cappella privata fu attribuita a Giacomo Mattei (vedere scheda sull'isola Mattei), che la fece costruire nel 1555, abbellendola con un dipinto del celebre pittore Taddeo Zuccari (Storie della passione, 1556). Nel 1581, i Mattei si videro attribuire un'altra cappella, assegnatagli dalla confraternita a causa della negligenza dell'antico proprietario. Tuttavia, essa passò rapidamente nelle mani della compagnia dei Vignaroli, affiliati alla confraternita fin dai suoi esordi. La cappella, dedicata alla Santa Vergine, fu decorata dal Pomarancio. Ma anche altre corporazioni erano titolari di cappelle private nella chiesa di Santa Maria della Consolazione: è il caso della compagnia degli Affidati (piccoli proprietari di bestiame che utilizzavano i pascoli altrui, secondo un contratto di "fida"), la cui cappella fu decorata, tra gli altri, da Giovanni Baglione, della corporazione dei pescivendoli, pilastro della compagnia, e dei garzoni degli osti.
Bibliografia di riferimento
Esposito A., « Le confraternite e gli ospedali di S. Maria in Portico, S. Maria delle Grazie e S. Maria de la Consolazione a Roma (secc. XV-XVI) », in Ricerche di storia sociale e religiosa, 17-18 (1980), p. 145-172