Amadori, Felice

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Nel nome della Santa, et Individua Trinità Padre, figliulo, et spirito Santo et della Gloriosissima sempre Vergine Madre Maria. Io Felice Amadori figlio del q Amadeo Amadori nobile fiorentino trovandomi al presente per la Dio grazia sano di corpo, et intelletto, et in tutti li miei sensi considerando d'esser mortale perché l'hora , et il punto della messa sono incerti, volendo mentre ho ampia disposizione delle cose mie, et della facoltà, che Dio per sua grazia s'è degno darmi  in questo mondo, acciò dopo la mia morte sopra quella non naschi tra li miei Posteri alcuna lite o differenza, per tanto ho disposto di fare, si come faccio il presente mio ultimo testamento noncupativo senza scritti, benché sia sigillato, et chiuso il che faccio solamente, acciò la mia volontà, e dispositione non sia palese ad alcuno mentre io vivo, et non ad altro fine.

Et prima raccomando l'Anima mia a S.D.M., alla Gloriosissima sempre Vergine Madre Maria, a SS. Pietro et Paulo, a S. Giovanni, al santo del mio nome, et a tutta la Corte Celeste, et prego S.D.M. a darmi vera contrizione, et dolore delle offese, che io misero peccatore gl'ho fatto, et concedermine  perdono, con farmi degno per l'infiniti meriti e pretiosissimo sangue del suo unigenito figliolo sì largamente sparso per me peccatore e per tutto il Cristianesimo di potere resistere alle tentazioni del Demonio particolarmente nell'hora della mia morte, acciò passato questo peregrinaggio possa goderlo et servirlo perpetuamente in Paradiso.

Il mio corpo quando sarà separato dalla mia Anima voglio che sia sepolto nella chiesa di S. Giovanni de Fiorentini nella Cappella di San Francesco, dove sono sepolti gli altri miei parenti con quel funerale, che più parerà al Sig.Francesco mio fratello, alla quale Chiesa lascio le ragioni della sepoltura.

Voglio che subito, che Io sarò morto, si dichino nella detta Chiesa, et in altre Chiese di Mendicanti mille messe per suffragio dell'anima mia da distribuirsi in dette Chiese ad arbitrio di detto Sig. Francesco mio fratello.

Alla detta Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini lascio scudi settecento di moneta ad effetto, che il Governatore, et Administratore per tempo d'essa Chiesa faccino celebrare ogni giorno in perpetuo nella detta cappella di San Francesco, dove sarà sepolto il mio cadavero una messa dei morti per l'anima mia, et quando fusse giorno impedito a dire la messa dei morti, si debba applicare per l'anima mia quella che si celebrerà talmente che non resti mai giorno, che non si celebri una messa per me prohibendo espressamente, che non la debbino far celebrare altrove, che in detta Cappella di San Francesco, et voglio che li superiori della soddetta Chiesa, che a ciò haveranno facoltà  nell'atto del ricevimento delli soddetti scudi 700 si debbino obligare validamente di far celebrare ogni giorno in perpetuo detta messa come sopra con farla notare giornalmente dal sacerdote, che la celebrerà nel libro solito a notarsi tali messe di obligo, et acciò non vada in oblivione, voglio, che la notino, et ponghino nel Catalogo, et nella Sacristia mettino qualche memoria  publica, et permamente con fare mentione delli soddetti scudi 700 per questo effetto lasciatogli, li quali scudi 700 voglio, che si investischino in tanti luoghi de monti non vacabili, a censi con Religioni buone, et secure con dichiarare, che provenghono da me, et dal presente legato et con conditione che detti luoghi di monte o censi da comprarsi debbino sempre stare obligati per far celebratione della soddetta messa quotidiana in perpetuo, et in evento di estrattione et estintione delli luoghi de morti et retrovendita de censi  come sopra da comprarsi, il prezzo si debba depositare nel Monte della Pietà, o nel banco di S. Spirito, di dove non possa levarsi, se non per investirlo in altri luoghi e monti ad certi come sopra con le dichiarationi, et condizioni soddette, il che si debba osservare sempre, che verrà alcuno di detti casi etiam nelli rinvestimenti pro tempore da farsi, et voglio, che li soddetti scudi 700 si paghino subito dopo la mia morte, acciò tanto più presto si faccia questo S.mo sacrificio per l'anima mia. E in caso, che li superiori della soddetta Chiesa mancassero di far celebrare detta messa ogni giorno come sopra, privo detta Chiesa del suddetto legato et lascio detti scudi 700, a loro investimento, che in quel tempo fosse stato fatto a S. Girolamo della Charità con il medesimo peso di fare celebrare nella sua Chiesa ogni giorno in perpetuo detta messa per l'anima mia come sopra, et non volendo accettar questo legato e peso over mancando anch'egli in far celebrare detta messa, lascio detti scudi 700 e loro investimento alla Madonna S.ma delli Monti con il medesimo peso di fare celebrare nella sua Chiesa ogni giorno in perpetuo detta messa per l'anima mia nel modo e forma e con le conditioni sopra espresse con detta Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, le quali dovranno adempire tanto S. Girolamo, quanto la Madonna de Monti in caso, che passasse in loro detto legato et peso.

Alla signora Clarice Rivaldi Alaleona mia cognata Carissima, lascio li dodeci miei Profeti con le sue cornici dorati fatte di chiari scuri in segno della affettione, che io gli porto.

A Monsignore Ascanio Rivaldi mio  cognato dilettissimo, lascio doi Boffetti di ebano a sua capata, et anco il Christo grande di rame indorato.

Al sig. Baldassarre Rivaldi altro mio cognato lascio uno studiolo d'ebano parimenti a sua capata.

Al sig. Ludovico Rivaldi lascio un altro studiolo d'ebano a sua elettione.

Alla signorina Lucrezia madre di Ugolino Amadori per essere stata in compagnia di mia moglie lascio scudi trenta sei di m(ta) l'anno sin tanto, che lei li viverà da pagargli di sei in sei mesi.

Alla signora Ippolita Alaleona lascio il quadro che sta a capo del letto di damasco Rosso.

Alle mie tre sorelle monache al monastero di S. Margherita in Trastevere se però sopravviveranno a me, et a quelle che mi sopravviveranno lascio scudi cento di m(ta) per ciascheduna per una volta sola, pregandole a ricordarsi dell'anima mia nelle loro orationi.

Al sig. Amadoro Amadori lascio il paramento di mezzo Damaschetto di Venetia rosso.

Dichiaro che io ho havuto in dote dalla sig.ra Virginia mia Carissima consorte scudi dieci milia di  moneta di giuli dieci per scudo, li quali sono investiti in tanti luoghi de monte della Fede parte, et scudi mille furono investiti in un officio di portione di Ripa per essa Signora Virginia oltre la detta dote di scudi 10 mila, et perciò in caso della mia morte voglio segli restituisca detta dote assieme con il suo quarto dotale, conforme alla poliza del parentado fatta tra la bo. me. del sig. Gaspare suo padre, et mio carissimo socero, e me sotto li 26 di marzo 1626, et instrumento dotale in exsecutione d'esso rogato poi negl'atti del Colonna A C notaro, alla quale poliza, et instrumento si habbia relatione

In tutti gli altri miei beni stabili mobili, et semoventi, ragioni, crediti, et attioni di qualsivoglia sorte in qualunque luogo posti et esistenti, et a me spettanti et pertinenti, et che mi possono riguardare, et aggiudicare in qualsivoglia modo, et per qualsivoglia titolo, ragione, et causa, et in tutta l'universale mia heredità, eccetto le soddisfattioni de legati et con le conditioni sostituzioni, fu… prohibitioni, et altre cose infrascritte, et non altrimente faccio, instituisco, nomino, e voglio che sia mio herede universale il detto sig. Francesco Amadori mio fratello carissimo, al quale per ragione di Instituzione, et in ogni altro miglior modo lascio tutta l'universale mia heredità come sopra. Et voglio, che subito, che io son morto Sig. Francesco mio fratello et herede faccia con l'assistenza, di due gentilhuomini della Congregazione di S. Girolamo della Charità, li quali deputarà a questo effetto detta Congregazione, un Inventario pieno di tutti li miei beni tanto stabili come mobili, semoventi, ragioni, attioni, crediti e di tutta l'universale mia heredità non escludendo cosa alcuna, et doppo, che sarà stato fatto detto inventario, quale voglio si faccia per li atti del notaio che sarà rogato di questo presente mio testamento, voglio che detto sig. Francesco mio fratello et herede faccia vendere con l'assistenza de detti gentil huomini della detta Congregazione di S. Girolamo della Charità all'incanto tutte le gioie, argenti, et altre robbe di casa mia eccetto però le statue, teste e busti, le quali non voglio che si vendino mai, mà che stijno sotto perpetuo fidecommesso di come dirò appresso, et il prezzo, che sene caverà voglio, che se depoiti nel monte della Pietà, o nel Banco di S. Spirito, et che si  investa tutto interamente in tanti luoghi de monti camerali non vacabili, overo in censi perpetui con Religioni benestanti, eccetto però lascino stare come stanno li luoghi de monti vincolati compri, e censi fatti da me.

Voglio anco, che si vendino tutti gli offitij di Campidoglio,  che io ho et che si retireno e recuperino tutti li miei crediti, e denari, che io ho dati, et ho con diversi de quali si troverà nota prte  nei miei libri, et che il tutto s'investa parimenti in luoghi de monti non vacabili o censi perpetui con Religioni come sopra.

Ordino, voglio, subito che io sarò morto si faccia fare da detto Signor Francesco mio fratello et herede la testa di marmo del Sig. Gaspare mio socero, et la mia, quando però non l'habbia fatta fare in vita mia, et che si metta l'infrascritte inscrittioni, cioè a quella di mio socero …………………………………………………………………………………………………. …………………………………………………………………… [spazio  vuoto] …………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………. che dette teste assieme con il quadro del ritratto di detto mio socero si mettino nella sala della casa mia all'Arco di Portogallo, et in stiano perpetuamente sotto perpetuo fidicommesso, et che inoltre separi tanti delli luoghi dei monti della mia heredità, quanti faranno venti scudi  l'anno de frutti, et che questi luoghi de monti stijno a moltiplico, et debbano moltiplicare, ad effetto con il loro frutto, e frutto dei frutti che dal moltiplico per tempo si cavaranno, si faccino tutti gli acconcimi, et altri lavori, et altre qualsivoglia spese che per tempo occorressero nella detta casa mia all'Arco del Portogallo, et per causa d'essa, et che detti frutti, et moltiplico non possa impiegarsi in altra uso, con dichiarazione però, che se per qualche tempo non occorrerà fare spesa alcuna per servitio et per causa della soddetta casa talmente, che li soddetti de monti, et il moltiplico loro fossero arretrati a tal segno de frutti, che a giudizio della detta Congregazione di San Girolamo siano bastanti per rimediare ad ogni caso, che potesse accadere in detta Casa, all'hora restino di più moltiplicare, e voglio che detti frutti, mentre non dovranno servire per detta Casa, si impieghino e si investino per servitio, et nel modo, forma, che Io disporrò appresso del rimasnente delli frutti, e rendite della mia heredità.

Et perché io ho veduto, e vedo che molte povere Donne, Vedove, Orfani, per pupilli e altre persone scarse e manchevoli di beni di fortuna per haver il modo da defendersi, et chi defenda loro et le loro buone ragionui, vanno sperse, et sono oppresse, Io desidero per quanto il mio poco havere mi permetterà di sovvenirli in quel miglior modo, che potrò et perciò avendomi raccomandato a S. D. M. più volte, che mi ispiri, come Io posso  mandare ad esecutione questo proponimento finalmente ho stabilito di fare l'infrascritta sostituzione et disposizione per l'effetto soddetto, laonde al soddetto Sig Francesco mio fratello et herede in qualsivoglia tempo, che egli  morrà, nella soddetta tutta mia universale heredità interamente et senza alcuna diminuzione et dedutione et detrazione quantosivoglia dovuta (fuorché nell'usufrutto d'essa mia heredità, che detto Sig. Francesco mio fratello et herede, haverà goduto et haverà esatto sino alla sua morte), sostistuisco et voglio che gli succeda per fidecommesso il più prossimo mio parente della mia Casa Amadori, il quale sia Dottore di Legge et in età di celebra messa e questo deve mio parente Dottore di legge, voglio, che prima di pigliare la mia heredità nel modo, che dirò, sia sacerdote, e celebri messa, et doppo che havrà celebrato messa, voglio, che si metta in  Prelatura et che si chiami Monsig. Amadori, et faccia, et usi l'arme mia puramente, e senza alcuna misura, et che vadi ad habitare nella soddetta casa mia all'archo di Portogallo, et che all'hora pigli la mia heredità, con questa però condizione: che dell'entrate della mia heredità debba haver et per se et della sua famiglia, che Io gli destinerò come appresso scudi 100 il mese, che fanno scudi 1200  l'anno e di questi voglio che se ne serva, cioè di scudi 220, per companatico per se, suo auditore, sollecitatore, cameriero et coco, di scudi 40, per salario d'esso cameriero, il quale oltre il servizio della persona di detto Monsignore, doverà anco servire per scrivere per l'effetto in infrascritto, di scudi 200 per il mantenimento della Carozzaa, di scudi 370 per salario, et livrea de staffieroi, di scudi 120 per il vestire d'esso Monsignore, di scudi 30 per la pensione del coco, di scudi 50 per la legna, e piatti, di scudi 15 per il carbone, di scudi 3 per fascine, di scudi 20 per olio, et candele, di scudi 80 per vino, di scudi 60 per il grano, di scudi 24 per la lavandara, e di scudi 68 per la biancheria, che ogni anno andarà facendo di nuovo, secondo  il bisogno, che in tutto fanno scudi 1200 l'anno, et il sopra più dell'entrate, et frutto della mia heredità, voglio, che si converta nel modo, et per l'effetto, che esprimerò appresso, et che detto Monsignore mio herede sostituito come sopra della mia heredità non possa havere né pretendere altro, che detti scudi 1200 l'anno, et l'uso, et habitazione della detta casa mia all'arco di Portogallo, cioè di quella, dove io al presente habito, et non già di quella acanto, che Io affitto, la quale, e le boteghe, et mezzanini che sono sotto a detta Casa et nel Corso voglio, che sempre s'appigionino et acciò questa mia disposizione et ultima volontà habbia, et sortisca l'effetto suo, voglio, che detto Monsignore, et altri che a tempo gli succederanno, come Io ordinarò e disporrò appresso constituischino e faccino Procuratore di detto Monsignore, et suoi servitori infrascritti, et della mia heredità, l'esattore pro tempore di san Girolamo della Charità a riscuotere li frutti delli miei luoghi de Monti, et il loro prezzo in caso d'estintione o estrattione, li frutti di censi et il loro prezzo in caso di retrovendita, la quale doverà fare Monsignore che per tempo sarà mio herede le pigioni delle Case e qualsivoglia altra entrata, frutto et renderà della mia heredità, ad effetto però di depositare subito il tutto nel monte di Pietà, o nel banco di S. Spirito a credito della mia heredità, et a dispositione di Monsignore che per tempo sarà mio herede, con condizione che da detto Monte della Pietà, o banco di S. Spirito non possa levarsi, se non ad effetto, il prezzo delli luoghi de Monti e delli  Censi di rinvestirlo in tanti luoghi di Monti non vacabili, o censi perpetui con Religioni sicure, come sopra ho detto, et li frutti ad effetto di consegnarne a detto Monsignore, et altri, che gli succederanno scudi cento il mese da me come sopra assegnategli, e la provisione dell'Auditore, e sollecitatore, et del suddetto esattore, che Io gli assegnerò apposta, et del restante di detti frutti, et altra rendita della mia heredità per disporne come Io ordinerò a bocca, et anco a fare il sodetto moltiplico da me come sopra ordinato per servitio della soddetta mia Casa nel modo sopra espresso, fare quitanza, cavare le raggioni con la clausola tali, quali etc., talmente che etc., e fare tutto quello, che per l'effetto detto sarà necessario, et opportuno al quale esattore di San Girolamo voglio, che sua provisione, si dia scudi 18 l'anno. Voglio però, che detto Esattore prima d'ingerirsi nelle cose soddette dia sicurtà idonea a contentamento dell' Em.mo Sig. Card. protettore di San Girolamo per la sua fedele amministrazione et de signori deputati di San Girolamo.

Et se per qualche strana, et penuriosa annata che Dio non voglia non bastassero a detto Monsignore mio herede sostituto, et altri, che succederanno nella mia heredità li detti scudi 1200 l'anno come sopra assignatigli, voglio, che la soddetta Congregazione di San Girolamo possa assignarli per quell'anno penurioso qualche cosa di più conforme a detta Congregazione parerà honesto, sicome anco rimetto alla medesima Congregazione spesa, che occorresse fare per rinnovare la carozza, comprar cavalli, mobili per servitio di detto Monsignore, et della sua famiglia, et altre simili, avvertendo detta Congregazione, che la mia intentione, è che detto Monsignore et sua famiglia stia positivamente, et senza lusso, et che non usi paramenti di sorte alcuna.

Et caso, che in un medesimo tempo vi fossero doi o più parenti miei nel medesimo grado habili a soccedere nella mia heredità coma sopra voglio, che socceda quello, che sarà di più età, et essendo coetanei,  quello che si sarà dottorato prima, et concorrendo anco in questo l'egualità, quello che sarà più idoneo, e miglior dottore a giudizio della Sacra Rota, et nel modo, che Io disporrò degli altri che dovranno soccedere finita la linea dei miei parenti, et altrimenti come dirò appresso; e morendo monsignore come sopra sostituito, overo essendo promosso a qualche maggior dignità, voglio che succeda nella mia heredità, et in suo luogho come sopra quello che all'hora sarà più prossimo mio parente nel modo soddetto, et così l'uno doppo l'altro, finché ci saranno miei parenti, Et finita la linea dei miei parenti, overo non volendo detti miei parenti essere dottori di legge, sacerdoti, e mettersi in Prelatura come sopra [1] voglio che succeda uno di casa Amadori, che sia dottore di legge, e sacerdote, et entri in Prelatura come sopra, et essendovene più dottori, e sacerdoti in un medesimo tempo della soddetta Casa Amadori, succeda quello che sarà di più età, o sarà stato dottorato prima, che sarà più idoneo, e miglior dottore a giudizio della Rota come sopra, et così seguitare di mano in mano un doppo l'altro finché  finirà la detta linea di casa Amadori, e finita detta linea overo non ve né essendo, che voglia succedere nella mia heredità come sopra, voglio, e dispongo, che Monsignore Illustrissimo Decano pro tempore della Rota soddetta nomini doi soggetti Dottori Gentilhuomini fiorentini, o dello Stato del Gran Duca, che a lui pareranno a proposito per l'utilità de poverelli, et voglio che non riceva, né attenda alcuna reccomandatione in favore di quelli, che pretendono esser nominati, ancor che venisse fatta da persone degne di special nota gravando in ciò la sua coscienza, e che questi si esaminino in piena Rota, e quello, che sarà giudicato dalli altri Ill.mi Auditori di detta Rota più idoneo, e miglior Dottore, socceda nella mia heredità come sopra facendosi subito sacerdote, et mettendosi in Prelatura pigliando il mio cognome et usando puramente la mia Arme come sopra, et caso, che concorressero in detti doi soggetti voti eguali, voglio che in questo caso detto Monsignore Decano dia il suo a favore di chi esso vorrà, e gli parerà più a proposito in sua coscienza, et che questo succeda nella mia heredità come sopra, et non ve ne essendo dello Stato del Gran Duca, che voglino accettare la mia heredità nel modo soddetto, et infrascritto per la cui verificazione voglio, che si faccia quella diligenza, che detto Monsignore Ill.mo Decano comanderà, et tanto basti. Voglio che il detto Monsignore Ill.mo Decano nomini li dottori, che di Illustrissima pareranno più a proposito et che siano esaminati in piena Rota come sopra, et quello che sarà giudicato migliore, et più à proposito, et in caso di egualità, quello a chi detto Monsignore Decano darà il suo voto come sopra, succeda nella mia heredità nel modo suddetto, et così si seguiti sempre et in perpetuo, et  ogni volta, che verrà il caso della morte, o promotione a cosa maggiore del Prelato mio herede, il quale, come sopra ho detto, voglio che nonostante non sia della mia casa , et famiglia si chiami di casa Amadori, come tale si sottoscriva, et faccia, et usi la mia Arma pienamente, senza alcuna mistura come sopra.

Voglio anco, che detto Monsignore Decano nomini doi altri dottori di legge, che siano, et si faccino subito, che saranno approvati sacerdoti, uno dei quali, quello cioè, che sarà  approvato dalla Rota, et in caso di equalità da detto Monsignore Decano come sopra ho detto del mio successore nella mia heredità debba essere Auditore di detto Monsignore mio herede, et anco detto Monsignore Decano nomini doi altri curiali parimente dottori, uno de quali da approvarsi come sopra debba essere sollecitatore, et essecutore degl'ordini, che se gli saranno da detto Monsignore mio herede, et suo Auditore per l'effetto infrascritto et in questa maniera sempre, che verrà il caso della morte dell'Auditore, e sollecitatore sudetto, o loro promotione a grado maggiore, o che non volessero più continuare in simil carica, si debba fare l'elettione dell'Auditore, et sollecitatore sudetti.

Voglio, che detto Monsignore, che per tempo sarà mio herede senza  alla sua tavola detto Auditore, et sollecitatore, e che la mia heredità paghi ogni anno al detto Auditore scudi … [spazio vuoto] et al sollecitatore scudi … [spazio vuoto] per loro provisione in due paghe, cioè la metà Natale di N.S., et l'altra a San Giovanni del mese di giugno, e che all'Auditore si consegni per sua residenza,  et habitatione la stanza, che guarda nella stalla de Peretti commoda a tutti per l'audienza. et che detto Auditore sia servito in ciò che gli occorrerà da uno detti tre staffieri di Monsignore, mio herede et al sollecitatore si consegni la stanza di sopra, che guarda nel Corso da una parte, et dall'altra parte nella sudetta de Peretti.

Voglio anco, che Monsignore sudetto mio herede per tempo, et il suo Auditore subito che haveranno presa la mia heredità, et rispettivamente accettato la sudetta stanza si faccino mettere nella Congregazione di S. Girolamo della Charità e che ci vadino le feste, et ogni volta, che  è solito andarci et li prego con tutto il cuore d'infervorarsi per l'amor di Dio nella charità verrà il prossimo, et perché a questi effetti io faccio questa  mia ultima disposizione.

Voglio anco, che il sudetto Monsignore, che per tempo sarà mio herede et anco il suo Auditore per tempo (sotto pena di privatione da ogni commodo della precedente mia disposizione, et in questo caso chiama, e voglio, che succeda quello, che succederebbe se li contrafacienti fossero morti o promossi ad altra dignità) per se medesimi, et non per interposta persona, eccetto però in caso di infermità, celebrino due messe almeno per ciascheduno ogni settimana nella chiesa di San Lorenzo di Lucina, et in caso di translatione, o mutatione di detta Chiesa di San Lorenzo in Lucina nella Chiesa di San Carlo al Corso, cioè detto Monsignore mio herede per l'anima mia, et il sudetto Auditore per l'anima del signor Gaspare mio socero, di sua moglie mia socera, e di tutti li defunti di casa loro, et che il sagrestano di detta Chiesa debba notare ogni volta, che il detto Monsignore, et suo Auditore celebreranno, nel libro solito a tenersi per tale effetto, acciò l'anima mia et delli sudetti non restino defraudate, et apparisca l'adempimento di detta celebrazione.

Voglio ancora, sotto pena di privatione come sopra, che Monsignore mio herede per  tempo non tenghi appresso di se et in detta casa mia, dove esso habitarà alcuno suo parente; ne donna sotto qualsivoglia pretesto ancor di malattia, ne tampoco permetta, che si giochi a gioco alcuno, ne ammetta alcuna conversatione. et che tanto esso quanto il suo Auditore, et sollecitatore non corteggino alcun Cardinale, o altro principe, ma che solo attendino a studiare et a giovare alli poveri, et a quelli che a loro ricorreranno come dirò appresso, potendo esser certi , che molto più piacerà al sommo Pontefice et al suo Ill.mo sig. Cardinale Nepote, che si attenda a giovare alli poveri, et faticare per loro, che perdere il tempo in vanità et in corteggiare hor questo hor quello, et quando altro non havessero di remuneratione, Iddio gli darà a suo tempo il Paradiso, mentre faranno la charità di tutto cuore, et in caso di contravventione detto ipso Iure, subito ipso iure et ipso facto decadino dalla mia heredità, et carica sodetta rispettivamente, et succedino quelli che succederebbero, se li trasgressori fussero morti come sopra ho detto.

Et essendoci alcuno de miei parenti e della casa detta Casa Amadori povero che non potesse tirarsi avanti nelli  studi, et dottorarsi in legge, per farsi poi sacerdote, et succedere nella mia heredità come sopra detto, voglio che la mia heredità  a questo tale  povero dia scudi dieci il mese, ad effetto, che studij, et si dottori in legge, e questo pagamento si faccia di mese in mese fintanto, che si sarà dottorato, e sarà in età di dire messa, et doppo che sarà dottore, et haverà detto messa, voglio che monsignore, che in quel tempo sarà mio herede lo tiri appresso di se, et lo tenga alla sua tavola, et lo faccia attendere et impossessare delle cause et liti, che correranno ad effetto che quando egli succederà nella mia heredità possa havere pratica e versato in simili cose; et questo tale poi a suo tempo, et luogo conforme ho disposto di sopra, voglio, che succeda nella mia heredità, et doppo che monsignore l'haverà tirato presso di se, voglio, che Monsignore habbia sei scudi al mese delli detti scudi dieci, in riguardo della spesa di più che se gli accresce et li rimanenti scudi quattro si diano al medesimo parente mio della detta mia casa per suo sovventionamento in riguardo della faticha, che doverà fare, et finché sarà succeduto nella mia heredità, et questo si faccia, et si osservi sempre, che ci saranno miei parenti poveri, overo della detta casa Amadori, che vogliono addottorarsi in legge, farsi sacerdoti, intendendo però, che questo aiuto si dia ad uno particolare, et acciò io non sia defraudato, voglio, che questi tali, li quali vorranno godere il beneficio di questa mia dispositione, et haver detti scudi dieci il mese s'obblighino validamente et faccino obbligare li loro parenti di restituire alla mia heredità tutto quello, che haverà ricevuto, che doverà studiare per dottorarsi come sopra, in caso, che non si dottori, non si faccia sacerdote, entri in Prelatura et pigli la mia heredità come sopra, et non altrimente.

La cura et essercitio poi di detto Monsignore mio herede per tempo suo Auditore et sollecitatore, e di quello, che sarà approvato da detto Monsignore nelli casi sopra espressi, ha da essere, et voglio, che sia di patrocinare, e defendere tutte singole liti di qualsivoglia sorte di vedove, pupilli, orfani e povere persone di qualsivoglia natura, che haveranno da litigare in Roma, le quali se gli raccomanderanno, ordinando espressamente, che non refutino lite alcuna civile per ardua, et faticosa, che sia, purché siano giuste o almeno dubbie, e che non neghino, o impedischino a nessuno il sentire le loro liti, e differenze et comando, che prima di pigliare la difesa delle dette liti et prima d'accettarle detti Monsignore, Auditore et sollecitatore, vedino sommariamente li loro meriti , se siano giuste, o almeno dubbie, accettino, e li difendino, et se poi nel progresso della lite vedesse che fossero ingiuste, et che li loro principali  havessero il torto probabilmente, in questo caso tralascino di più defenderle, dichiarando, che io non intendo di comprendere, ne voglio siano comprese quelle persone che stanno nel servitio di persone grandi, e ricche e che hanno parenti, e perciò prima di accettare la difesa delle loro liti, voglio che detto monsignore faccia diligente perquisitione della qualità di dette persone e dell'havere loro, e se saranno al servitio come sopra, o haveranno parenti ricchi non l'accetti gravando in ciò la coscienza di detto Monsignore, avvertendo che la  mia  intentione è, e così voglio, che tra dette persone siano sempre anteposte e preferite vedove, pupilli, e persone miserabili che non haveranno parenti ricchi o staranno con persone grandi, e ricche come sopra, et in particolare quelle persone che siano in pericolo di perdere l'honore, e la castità per la loro povertà e mancamento nelle loro liti perché in sollevarle e aiutarle si fa opera digna di merito appresso S.M.D. e non altrimenti. Et voglio che si faccia a spese di detto  sollecitatore de denari, che Io gli ho assegnati per provisione, come sopra, doi libri uno, de quali stia appresso Monsignore suo Auditore, et l'altro appresso del sollecitatore, et che in questi libri si faccino note distinte delli nomi di quelli che litigaranno pro e contra, il titolo della causa, avanti a chi giudice, et per li atti di chi notaro, con le giornate distinte, et con la sua rubricella, et quando saranno state terminate dette liti, parimente si noti distintamente il tempo, come, et in che maniera sono state terminate, acciò sempre si possa vedere lo stato di quelle, e questi libri voglio, che si rinovino di mano in mano, che occorrerà e che due volte l'anno, cioè nell'aprire, e serrare la Rota Monsignore Ill.mo Decano si sottoscriva in piena Rota, e questo voglio si faccia, acciò si veda quali, e quante cause saranno state spedite di quel tempo, et in fine dell'anno poi voglio, che uno di detti libri si consegni alla detta congregazione di S. Girolamo della Charità, acciò lo faccia conservare nel suo Archivio, et l'altro si conservi nello studio di monsignore mio herede per utilità, et comodità di quelli, che ci haveranno interesse, acciò sempre possino vedere li fatti loro.

Et  voglio, che tanto Monsignore mio herede (fuori però del giorno ordinario dell'Informazione) quanto il suo Auditore ogni volta, che occorrerà vadino di persona ad informare la Rota, et altri Giudici, dove saranno le cause, che patrocineranno, e supplico detti Ill.mi Signori Auditori di Rota et altri Signori  Giudici di voler sentire con ogni benignità, e tolleranza detto Monsignore mio herede fuori della giornata dell'informazione ordinaria in riguardo della dignità Prelatitia, et il sudetto Auditore sempre, che occorrerà e volere spedire le cause per le quali loro compariranno, acciò anche essi abbino parte in questa charità. Il sollecitatore poi voglio, che vada a riprodurre citationi all'auditore di Giudizi, che faccia citationi, protesti e tutti quegli atti, che saranno necessari, et tutto quello che gli verrà ordinato da detto Monsignore et suo Auditore, il quale auditore, et sollecitatore, voglio, che totalmente dependino da detto Monsignore mio herede in quanto all'essecuzione di quello si doverà fare nelle cause correnti, e che debbino partecipare e ragguagliare il detto Monsignore su tutto quello, che occorrerà, e pigliar da lui gli ordini che occorreranno, prohibendo espressamente anco sotto pena di privatione, che in questo caso chiamo, e voglio che succeda quello che succederebbe, se li controfacienti fussero morti, che tanto detto Monsignore, come il suo Auditore, et sollecitatore, non possino pigliare, et con effetto non piglino da nessuna persona cosa alcuna quanta si voglia minima ancorché gli fosse da sotto specie d'amicitia, et non in riguardo delle sodette liti, et fatiche loro, instituendo Io questa opera per mera e charità, e perciò voglio che per mera, e pura charità, et non per interesse alcuno si faccia perché così mi piace di fare e disporre delle cose mie.

Voglio anco, che Monsignore mio herede per tempo in ogni Congregazione di San Girolamo, che si farà, porti nota distinta di tutte le liti, che camminaranno come di quelle, che saranno terminate, et che renda particolar conto a detta Congregazione di quanto farà, volendo Io, che detta Congregazione sopraintenda a questo opera, e faccia, che habbia l'effetto suo et non permetta, che la mia intentione resti defraudata dando a detta Congregazione ogni amplissima facoltà et autorità.

Et perché la mia intentione è, che tanto detto Monsignore, quanto il suo Auditore, e sollecitatore, si faccino buoni dottore e si aprino la strada meditante questa Charità a cose maggiori, acciò possino studiare, voglio che la mia heredità spenda scudi cinquecento di moneta per una sola volta in tanti libri di legge, li quali si mettino nell'ultima camera attaccata alla scaletta della sodetta Casa mia all'archo di Portogallo, et ivi si faccia lo studio per commodità di tutti, et delli soddetti libri, voglio se ne faccia parte inventario per li atti del medesimo notaro che sarà rogator di questo testamento, et che una copia authentica di esso si custodisca nell'Archivio di San Girolamo della Charità, li quali libri non si possino vendere, ne imprestare, ne cavare fuori di detta casa mia, ma stijno sotto perpetuo fideicommisso per tutti quelli chiamati, et compresi in questa mia disposizione come sopra.

Si come anco voglio, che non si possino mai vendere, imprestare, ne cavar fuori di casa le cinque statue, che sono nelle cinque nicchie nel corridoio avanti s'entri in sala, altre cinque statue grandi, e quattro teste con suoi busti, che sono in sala con suoi scabelloni, e cinque teste, che sono sopra il camino di detta sala, e quelle, che Io ho ordinato che si faccino come sopra, ma che tutte, et singole debbino sempre stare sotto perpetuo fideicommisso come sopra.

Prohibendo espressamente a tutti quelli che per tempo saranno miei heredi che non ambischino scassare, mutilare, et in altro modo alterare la mia Arme, et l'arme di Casa Amadori, che sono in detta Casa mia in più luoghi, anzi voglio, che, se dette armi per l'ingiuria del tempo ricevessero qualche deterioratione, la faccino restaurare in modo, che sempre perpetuamente habbino da stare in buon essere e ben accomodare.

Et caso, che detto Monsignore, Auditore et sollecitatore mancassero o alcuno d'essi  mancasse d'osservare et adempiere tutte, e singole cose sopradette, et infraascritte per qualsivoglia causa, et occasione, qui non espresse, et forse necessaria da esprimersi, o per qualche delitto si assentasse dalla Corte di Roma, overo che tentasse detto Monsignore mio herede per tempo la commutatione  della presente mia volontà, o facesse altra cosa contraria alla presente mia dispositione et in qualsivoglia di detti casi li privo, e voglio che siano privati d'ogni commodo di questa mia disposizione et che subito immediatamente succeda quello, che succederebbe se li trasgressori et inobedienti fossero morti come sopra, et questo s'osservi tante volte quante trasgrediranno et saranno inobedienti, et in tutti quelli che non osserveranno, et non adempiranno puntualmente tutte le cose sudette, et infrascritte.

Voglio anco, che sopra la detta annua prestazione di scudi 1200 assignata al detto Monsignore mio herede e sopra le previsioni costituite all'Auditore, et sollecitatore, e come sopra non s'acquisti, né s'intenda acquistarne, ne possa acquistarsi in tempo alcuno, raggione, et attione alcuna a qualsivoglia preteso loro creditore quanto si voglia anteriore, e potiore, privilegiato e privilegiatissimo ancor in favore di dote, alimenti, et altra più pia, publica, et privata causa, ne che quelli si possino sempre ne retardare il loro pagamento, ne sopra essi fare alcuna esecutione,  poiché Io voglio che servino, acciò la sodetta  opera di charità si faccia, et l'habbia effetto suo, e detti Monsignore et Auditore, et sollecitatore non habbino da restare di fare l'officio loro per questo rispetto, supplicando humilissimamente il sommo Pontefice, che non voglia permettere, che questa mia dispositione sia alterata, ne a quella in parte alcuna voglia derogare.

Dichiaro di havere tre case in banchi pro indiviso con il sodetto Sig.re Francesco mio fratello, in una della quali habita il Sig.re Cesare Colonna notaro AC et ci tiene il suo officio, e paga di pigione scudi 200 l'anno, nell'altra si fa il banco di S. Spirito et paga scudi 300 di pigione, et nell'altra habita Mr Pietro Paolo Tribolino guantaro, e paga scudi 120 di pigione, sopra le quali vi è la dote della sig.ra Giulia mia madre, ascendente a scudi 3 mila, et anco vi è un censo di scudi 2000 di moneta in sorte principale a favore delli monaci di Santa Francesca a Campo vaccino, e se Io sopravivessi a detto Sig.re Francesco mio fratello che in questo caso dette case sarebbero tutte mie per il fidecommesso fatto da mio padre nel suo testamento, rogato li 9 settembre 1594 per li atti di Agostino Camelli notaio fiorentino, e non havendo estinto il soddetto censo, me rimetto alla detta Congregazione di San Girolamo se sia bene di estinguerlo o di continuarlo.

Il rimanente poi dell'entrata, e frutto della mia heredità e li frutti delli sodetti luoghi di monti da moltiplicarsi come sopra voglio, che si convertino in beneficio, et per servitio delle povere vedove, donne, pupilli, orfani, et altre povere persone, che ricorreranno al mio herede per ultimare le loro liti, cioè in pigliare scritture di qualsivoglia sorte, pagare copisti, propine, e Giudici, e tutte quelle altre spese, che saranno necessarie et legitimamente si doveranno fare e che queste spese si paghino alli medesimi a chi andaranno pagate a direttura con ordine da farsi da monsignore mio herede, e da sottoscricersi anche da due Gentilhuomini da deputarsi dalla detta Congregazione di San Girolamo o dall'Em.mo suo Protettore, li quali siano della medesima Congregazione pregando tanto Monsignore mio herede come detti gentilhuomini ad avvertire, che non siano defraudati in fare questi pagamenti.

Voglio però, che questo si faccia dedotte prima di tutte le altre spese, che occorreranno farsi nella sudette mie case, e per loro servitio, e causa e che per questo effetto cioè per servitio di dette mie case sempre sijno nel monte della Pietà, o nel Bancho di Santo Spirito cento scudi di m.ta li quali non possino mai levarsi  di lì se non per servitio di dette case, e per le spese da far in esse et per loro causa.

Et questa dispositione Io faccio con conditione espressa, la quale s'intenda, et sia repetita in principio, mezzo, e fine, et qualsivoglia parte di questo mio testamento, cioè, che la Ven fabrica di San Pietro, et sua Congregazione non vi possa pretendere ragione alcuna, ne in qualsivoglia modo ingerirsi in questa mia disposizione, altrimenti d'adesso per all'hora, et in detto caso voglio, che tutte l'heredità, et robba mia si venda il prezzo tutto interamente si impieghi ad arbitrio dell'Altezza Ser.ma di Toscana in collocare tante donne impudiche, ovvero cortegiane ad elettione di S.A. tra le Convertite per levarle dal peccato.

Et se bene Io non mi trovo figlioli ne maschi, ne femine, et forsi anco non haverò  per l'avvenire, nulla di meno se piacesse a S.D.M. di darmene lascio in questo caso Io non morissi abintestato, instituisco, faccio, e nomino miei heredi universali li miei figlioli maschi legittimi, et naturali, che Io havessi per eguali portione, alli quali sostituisco pupillarmente, volgarmente, e per fedecommesso in tutta la mia universale heredità, proporzionabilmente, et per rata come sopra gli figliuoli, e discendenti maschi legitimi, et naturali in perpetuo, in stirpe, et non in capita, et finita la mia discendenza mascolina, all'hora, et in quel caso voglio che habbia luogo la successione da me come sopra ordinato doppo la morte del sig.r Francesco sudetto mio fratello, et herede, e nel modo, forma, prohibitioni, privationi et altre cose sopra espresse, et se Io havessi una o più figliole femine legitime, et naturali come sopra a queste lascio per ragione d'Istitutione, et in ogni altro miglior modo le case mie poste in banchi per eguali portione, volendo, che di questo siano tacite e contente, e quando non volessero restare sodisfatte l'instituisco heredi solamente nella loro legitima e non altrimenti.

Protettore della mia heredità e di questo opera di charità faccio, e con ogni dovuta riverenza supplico a voler essere  l'Em.mo Sig. Cardinale pro tempore Protettore di S. Girolamo della Charità, al quale ancora privativamente in quanto a detta Congregazione do tutta quella maggiore facoltà et auttorità che posso et devo supplicandolo anco humilmente a degnarsi di fare, che la mia volontà sia a pieno eseguita in beneficio di tante povere persone, et se vi fosse alcuna cosa dubbiosa, voglio che S. E. possa dichiararla nel modo, che più gli parerà per utile di quest'opera et che questa dichiaratione sia eseguita, come se io l'havessi specificata in questo testamento.

Essecutore poi del presente mio testamento faccio, et prego, che voglia essere il Monsignore Rivaldi mio cognato, et non volendo esser lui, quello, o quelli della sudetta congregazione  che deputarà detto Em.mo Protettore, alli quali parimente do tutte quelle facoltà necessarie, et opportune.

Ed questo dico essere, et voglio che sia il mio ultimo testamento et la mia ultima disposizione, quale voglio che voglia per ragioni di testamento noncupativo senza scritti, et se per tale ragione non valesse, voglio che voglia per donatione per causa di morte, di codicillo, e di qualsivoglia ultima volontà, cassando, et annullando ogni altro testamento che Io havessi fatto per il passato con qualsivoglia clausole, e parole ancor derogatorie delle derogatorie, de quali non mi ricordo, et voglio, che questo voglia, et prevaglia a tutti gli altri in questo, et in ogni altro miglior modo in fede mi sottoscrivo di mia propria mano in Roma questo dì  primo di febbraro 1639.

Io Felice Amadori figliolo del q Amadore Amadori di Fiorenza, testo, e dispongo come sopra in ogni miglior modo mano propria.


1. Nota a margine: "per havere la mia heredità Jacobus Bucetti".