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Roma, 17 agosto 1571
Med. 5085, [già num. 270], cc. 574r-575v.; c. 578r.
Veduto quanto si desiderasse da Vostra Altezza che il Re et Regina Christianissimi restassero consolati nel particolare del signor cavaliere Seura, mi preparai molto bene con le ragioni medesime efficaci et vive della lettera di lei et con quelle che largamente potevano trarsi dall’instruttione mandatane da lui, sapendo trattarsi materia di assai dura digestione. Così le resi la carta di Vostra Altezza, la quale da lei fu letta attentamente. Ma la sustanza della risposta fu che, sebene la raccomandatione di lei era efficace et prudente et ella amava et desiderava servire quelle maestà et conosceva quel cavaliere per buon catolico, non però poteva risolversi come volevano, sì perché il provisto dalla Religione era un’homo da bene che non meritava da lei questo torto, sì perché tanto efficacemente s’era obligata alla detta Religione in simili casia, che non poteva mancarli senza grave offesa della conscienza et anima sua. Replicai che il re già haveva escluso quel cavaliereb et provisto il Seurac et, sendo resoluto per molti respetti che //c.574v.// egli godesse il priorato, come seguirebbe, desiderava però la buona gratia di Sua Santità in questo fatto, della quale non parea di sconsolarlo per tante pretensioni che vi erano, oltra la promessa già fatta al cavaliere quando fu qua, et per aggradire la riverentia che loro Maestà mostrano a questa Santa sede ecc., estendendomi più oltre in quel che non occorre scrivere. Ma Sua Santità disse che lor Maestà dovevano escusarla et che era resoluta di non far altro in questo; ma che altre occorrenze voleva che si riserbassino a misurared l’animo suo verso loro. Così, visto dopo una et altra replica non poter profittare, mi parve di non fare più parole. Fui di poi con Rusticuccio, in mano di cui trovai la lettera di Vostra Altezza et le altre, con ordine di rispondere nella medesima sustanza, della quale mi affermò che Sua Santità non saria per rimuoversi già mai, allegando a lui, come fece a me ancora, che se talhora havea derogato agl’ordini della Religione in simili casi, confessava d’haver mal fatto et esserne molto //c.575r.// pentita. Ond’io mi restrinsi a pregarlo di far la risposta in maniera che apparisse Sua Beatitudine esserne stata richiesta più volte et con ogni instanza da Vostra Altezzae per lettere et in voce per mezo mio, acciò non sospettassero di freddezza. Et questo perché, dovendo Rambugliet et Musotto havere scritto in altre occasioni in Francia quel che a amici nostri hanno detto qui, cioè che Vostra Altezza non ottenga dal papa quel che la non vuole o non chiede da dovero, saria facil cosa che la si havessero promesso certo effetto di ciò che domandavano per sua mano et dovessero stimarsi disserviti non ottenendo. Così m’ha promesso Rusticuccio di servir complitamente in questa parte. La lettera scritta da Vostra Altezza a Sua Santità sopra i progressi dell’armata christiana et la copia dell’altra per don Giovanni vedde con molto piacere et sommamente lodò il buon zelo et consiglio che ella dava, mostrando non potersi meglio fare in questa parte. Volse ritenersi la copia et l’accettò con quel protesto di ritenerla appresso di sé, come farò io ancora de la //c.575v.// che mi resta. In questo proposito dell’armata passò molte cose, che non accade scriverle.
Dell’altra copia di Spagna prese molta contenteza et disse che bene vedeva come caminassero spagnuoli et che Alessandrino non mancaria di sostenere la dignità di questa Sede severamente, dissimulando ogn’altra pratica, come faria lei ancora di qua, sì che con questi aiuti fusse per terminarsi il negotio con più honorate conditioni. Et ragionando di ciò, mi disse haverle referto monsignor Braccello che le galere, in passando et fermandosi a Porthercole, haveano rinforzato quel presidio con due compagnie di spagnoli, sei pezi d’artigliaria grossa et munitionif, come haveano con una compagnia prima rinforzato Piombino, tutto levando dalle galereg , il che giudicava a proposito che Vostra Altezza sapesse per ogni rispetto. All’ambasciatore nostro ho dato cura di far penetrare al veneto gli buoni offitii di Vostra Altezza et so che con occasione lo farà gentilmente, non mancando di quella prudenza et destrezza che conviene.
Resta incaminare la gratia del breve secreto //c.578r.// o bolla penale ecc., il che serbo alla prima buona occasione avanti la mia partita, havendo già il Camaiano fatto una minuta da mostrare et discutere con Sua Santità et di tutto darò conto a Vostra Altezza nella cui buona gratia fra tanto mi raccomando con ogni affetto, pregandole continua felicità.
Di Roma li xvii di agosto 1571.
a Casi interl. sup.
b Segue Salviati barrato.
c Segue né barrato.
d Misurar interl sup. corretto su mutar barrato.
e Vostra Altezza marg. ester.
f Come haveano con una compagnia rinforzato prima Piombino marg. sinistr. con segno di richiamo.
g Segno di richiamo espunto.