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Roma, 12 gennaio 1572
Med. 5087, n. 5 (c. 15r-v).
Quel che io passassi con Morone et con Pacecco, Vostra Altezza l’harà visto largamente con la mia inviatale per corriere espresso, del quale ho nuova che era comparso a Firenze. Il Camaiano sta in ordine con la scrittura, ma un poco di leggier travaglio venuto a Sua Santità per cagion di freddo, impedisce a me et ad altri l’audienza, se ben non toglie lei all’altre sue publiche occupationi. Ma ho intentione di poter forse domane andare senza importunità et vedrò di fare qualche progresso nel negotio. Vedrò se questi genovesi vogliono dichiararsi et, se esciranno più oltre, Vostra Altezza sarà avvisata.
Darò la sua in propria mano di Sua Santità come la comanda et il saperne il contenuto, o no, poco importa, dovendo bastar a me, che la resti servita.
Al cavaliere Rosso farò ogni sorte di careze et honore, come ella desidera et come richiede la servitù antica che io so ch’egli ha con Vostra Altezza, alla quale prometto che egli partirà sodisfatto di me.
L’ambasciatore m’ha conferito, secondo l’ordine di lei, l’avviso della corte cesarea //c.15v// et o lui, o io, o tutti due insieme ne tratteremo secondo che si giudicarà espediente et ci porgerà l’occasione. Che è quanto m’occorre, et a Vostra Altezza baso la mano.
Di Roma li xii di gennaro 1572.