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Roma, 14 gennaio 1572
Med. 5087, n. 7 (cc. 21r-22v).
Questa notte passata comparse il piego di Vostra Altezza col corriere per Sicilia et, havendo io di già l’audienza per stamane, ho fatto senza dilatione quel che con le altre et con questa ultima mi veniva commandato da lei. Sopra la copia di Milano (la quale si tirò dietro molti propositi) scriverò con altra più commoda et più sicura occasione. La lettera che dovevo dare senza ricercar altro, la resi a Sua Beatitudine sul licentiarmi da lei et solo veddi che la vi pose la mano per espedirsene allhora, et far quanto si desiderava. Nel negotio dello Spinola ho dato conto al cavaliere Doria di quanto ho passato con Sua Santità et so che di me resta, come debbe, sodisfatto. Non so già se la medesima sodisfattione harà della resolutione che la sia per farne, intorno alla quale non lassarò anco d’adoperarmi come Vostra Altezza mi ordinò. La lettera di Vostra Altezza sopra l’elettione del Re dei Romani fu letta con gusto et attentione mirabile da Sua Santità la quale sommamente lodò il zelo et l’amorevoleza di lei, et la ringratia di questo offitio, il quale non lassai di renderli più grato, col confirmar et replicar in voce //c.21v// quel che Vostra Altezza dice nella lettera esser cagione di questo motivo suo, quando Sua Santità mi domandò se io sapevo il contenuto della lettera. Ella disse di haver molto ben pensato a questo negotio et haver animo di farci ogni offitio, ma non se li esser presentati homini atti, ricercandosi persona di certa qualità, che ella non trovava, perché vorria esser homo da apparir poco et far poco romore, di molta accorteza et che anco talhora travestito fusse per andar a trattar in diverse parti. Et con queste et altre parole m’andava dipignendo una persona atta a quelle cose, le quali proponeva et si prometteva di poter fare il Gerio, quando questi dì passati ne ragionavano insieme. Disse che, considerando anco meglio dallo scriver di Vostra Altezza l’urgentia del negotio, voleva per ogni modo et abbracciarlo et attenderlo con ogni studio, et per ciò desiderare che Vostra Altezza, come haveva amorevolmente ricordato la cosa, così anco le nominasse la persona, poiché l’haveva et si offeriva di farlo, mostrando che la carestia d’homini idonei et il trovarsi spesso gabbato di molti, che per tali gli son proposti spesso, la riteneva da poner mano a più opere utilia. Su questo avviso ella potrà //c.22r// sodisfar al desiderio di Sua Beatitudine et al resto insieme, secondo il suo disegno.
Io fra tanto ringratiarò Madruccio et a Morone darò la lettera di Vostra Altezza et li mostrarò quelle copie, il che non ho fatto fin qui, perché non n’havevo ordine da lei. Con esso et con l’ambasciatore cesareo tratterò con tutti li avvisi che la mi dà sì nel parlar del Beber, come d’ogni altra pratica. Perché questa prima visita mia non fusse troppo grave a Sua Beatitudine, sendo con le cose sudette stata molto lunga per li ragionamenti accaduti, io giudicai ben lassar per altra occasione il negotio del breve et le cose di Francia per pigliarla quanto prima, poiché Sua Santità sta bene et è tornata alle audienze. Però di queste non ho che dirlene per hora.
Al cardinale di Coreggio darò conto della risposta di Vostra Altezza et voglio credere che se ne sodisfarà. Il particolar del principe si trattarà come ella comanda a punto. Con Rusticuccio mostro io la medesima confidenza, et seguirò di così fare. Dico bene che il chiarirsi destramente //c.22v// dell’animo suo, come saria utile, così dovria procurarsi. Per la farlo ho pensato più modi, ma nessuno v’è migliore che questo del coppiere di Sua Santità, il quale è una cosa istessa con lui. Del coppiere è molto confidente Luigi Doara, mostrando stimarlo come parente et amicissimo et saria, per mio parere, ottimo mezo, perchéb Luigi potria dir molte cose et ritrarne ancora per modo di discorso et confidenza, a le quali egli non s’allargarebbe con i miei.
Però se Vostra Altezza giudicasse bene il mandarlo qua per qualche giorno mentre ella non ha bisogno dell’opera sua presente, io ho voluto ricordarlo et me ne rimetto a lei, la quale tenga pur per fermo che per conservar le cose ne termini che sono et augumentar l’amorevoleza, non si lassaranno oportuni offitii, ma per certificarsi di più, bisognano simili instrumenti. Che è quanto m’occorre per hora, et a Vostra Altezza baso la mano.
Di Roma li xiiii di gennaro 1572.
[Post scritto] Dicemi il maestro di camera che il papa sta bene, ma che non vorria spesso certe strette, perché se durassino tre o quattro dì, come durano poco manco, lo terria per perduto.
a Mostrando ... utili aggiunto nel margine inferiore con segno di richiamo.
b Perché in un primo tempo seguito da et, poi cassato.