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Roma, 20 giugno 1570
Med. 5085, [già num. 153], cc. 308r-309r.
Passando questo corriere per Spagna, ho voluto fare riverenza a Vostra Altezza et darle conto dell’esser mio, poiché le ne posso dir, per gratia di Dio, quel che sarà con tutta sua sodisfattione, sendo con intera mia salute.
Con questa occasione le dirò anco che dal cardinale Rusticucci ho inteso che ella cerca di accomodare per cameriere segreto con Nostro Signore un tale et che, se bene egli vorria aiutar il desiderio di lei, non confida però che sia per ottenersi, sendo Sua Santità strettissima in questa sorte di gratie. Ond’io, compreso sì dal parlare di lui, come dalla natura di Sua Beatitudine, la medesima difficoltà, ho preso ardire di ritenere il negotio sino a nuovo ordine di lei, persuadendomi che non sia per curarsi d’andare per una manifesta repulsa non senza fastidio di Sua Beatitudine. La supplico a ricevere per bona questa mia resolutione, persuadendosia che l’effetto a me saria carissimo per più conti, ma che non sia da sperar hora che sono preposti in simili cose quelli di più propinquo servitio ad altri familiari di maggiore portata, non che di nuovi et non conosciuti vi siano tirati essi. Potria bene //c.308v.// tentarsi di darli luogo fra li camerieri d’honore, che è grado pieno ordinariamente di gentilhomini honorati, et sarebbe tal domanda più modesta et di più facile effetto. Et non di meno mi riporto al suo prudente giuditio.
Io fui hiermattina da Sua Santità per ringratiarla del favor della vacante di Spagna et della volontà grande che a tutti mostrava verso di me in ogni cosa mia et riportai parole amorevolissime et di molta speranza. Parlai del Camaiano secondo il disegno ch’io scrissi a Vostra Altezza et si contentò di non solamente lodarlo et mostrare ogni sodisfattione delle attioni sue, ma darmi anco promessa di farlo protonotario et darli benefitii buoni et honori maggiori alla giornata, come sempre haveva havuto in animo di fare, se egli si volgeva alla preteria et dava principio a pigliare qualche ordine. A che volse ch’io lo esortassi, come ho fatto quando l’ho ragguagliato di questa buona mente di Sua Santità, la quale a me ancora mostrò che questo respetto l’havesse ritenuta nelle occasioni passate di farli conoscere la stima che faccia di lui, ma che se Dio le prestasse vita, egli non harebbe a pentire della servitù //c.309r.// fatta con lei. Credo che entrerà per la via et spero che, facendolo, ne sentirà ogni dì più sodisfattione et sentirà il commodo del favor di Vostra Altezza. Ha fatto Sua Santità infinite careze al conte Piero di Carpegna et meco si estese a ragionar di lui con tanto affetto et a lodare la fede et bontà sua et del fratello conosciuti da lei ch’io non potrei referire più. Volse anco ch’io le promettessi di scriver a Vostra Altezza che ella ne debbe tenere conto et che ogni favore che farà a esso le harà obligo lei ancora. Con che resto raccomandandomi nella buona gratia di Vostra Altezza et le prego continua prosperità.
Di Roma li 20 di giugno 1570.
a Persuadendomi mi barr., si interl. sup.