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Roma, 6 maggio 1569
Med. 5085, [già num. 69], cc. 125r-126r.
Quanto m’havesse allegrato la nuova della venuta dell’arciduca per la contenteza di tutta la casa già l’havrà esposto a Vostra Eccellenza il comendator Covo, onde non occorre ch’io m’estenda intorno a ciò. Questo dirò solo: che per sodisfare di qua alla volontà di Vostra Eccellenza et a una creanza amorevole, subito ch’intesi hiersera l’arrivo del conte Gasparo, mandai a farli grande instanza che se ne venisse a alloggiar meco. Ma non volse levarsi dallo ambasciatore cesareo, dove per la diritta andò a posarsi, come io mi dolsi che non havesse fatto in casa mia per potere così godere in qualche parte il favor di Sua Altezza. Si contentò bene di promettere che questa sera se ne verrebbe a cenar con me, con la quale occasione io non lassarò di far sì che egli habbia a referire al serenissimo suo padrone d’haver trovato in me volontà conforme a tutto il resto della casa nostra. Sarei andato da lui io stesso, derogando allo stilo della corte per questa volta, ma un poco di purgatione che hieri havevo presa con molto mio servitio m’impedì questo offitio.
//c.115v.// Per il negotio del signor Sforza ho resoluto d’andar io stesso da Nostro Signore con un memoriale assai largo et giustificato, parendo che così possa havere più forza l’offitio che se ne farà, sendosi massimamente consertato in modo che non mancarà chi, quasi incidentemente, potrà informare Sua Santità et lassarla ben impressionata, sì che sopra questo fondamento possa posarsi maggiore speranza di conseguire l’intento.
Per il Grazino farò ogni amorevole offitio per obedire a Vostra Eccellenza et per l’affettione che a lui porto. Su l’informatione che me ne darà il Torello consultarò del modo da tenersi et l’opera del datario non potrà essere se non molto utile, come so che sarà amorevole per amor nostro in questo negotio. Che ella sia per udire volentieri il commendator Covo nelle cose mie non ho mai dubitato et questa certeza m’ha indotto a dargliene conto per lui più confidentemente et sperarne effetti sempre simili. Sforzarommi farle conoscere per ogni tempo ch’io meriti d’essere così //c.126r.// amato da lei come la mostra, et non havendo altro da dirle, con ogni affetto le bacio la mano.
Di Roma li vi di maggio 1569.
[Post scritto] Io ho trovato in tutte l’occorrenze tanto amorevole verso noi tutti l’arcivescovo Verallo auditore di Ruota che non solo gli farei volentieri ogni piacere, ma lo ne stimo meritevole ancora con Vostra Eccellenza dalla quale, desiderando egli hora per mezo mio, la gratia che la vedrà col suo memoriale alligato a favore di messer Ridolfo Rossi, la prego a gratificarlo in quel che può, certificandola che tutto pigliarò in me stesso.