Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 16 giugno 1570

Med. 5085, [già num. 150], c. 301r-v.

Fra Simoncello et Monte sono stati sempre tali humori che, da che io gli scopersi, se bene mai non ho mostrato di non stimar quel che l’uno mi habbia detto dell’altro, non vi ho però fatto fondamento più saldo di quel che mi paresse richiedere una assai aperta passione che appariva nelle parole loro. Però se Vostra Eccellenza non ha da altri il ragguaglio di quel che diceva, non saria forse se non ben fatto attendere nuovo riscontro prima che se formi altro concetto et trattener intanto ambedue sì che nessuno di loro habbia cagione di dolersi. Ho havuto la lettera sua che ella mi rimanda et le ne invio una che n’ho ricevuta hoggi alla quale farò risposta quando mi ritornarà di costà.

Nel negotio mio conosco io Vostra Eccellenza, come mi son promesso sempre, fratello et padre amorevolissimo et come mi sento obligare ogni dì più, così mi ingegnarò sempre che ella m’habbia da conoscere grato et correspondente //c.301v.// alla sua gran volontà verso di me. Con le prime spero di poterle dire la conclusione, camminandosi tuttavia verso il fine con ogni diligenza. Fra tanto le dirò che, sendo tre dì fa domandato a Sua Santità il decanato eta un canonicato di Salamanca con due altri benefitii di valuta, dicono, di 2 mila scudi, vacato del mese passato, ella disse di volergli dare a me, et per il datario mi fece intendere che io ne facessi far l’espeditione, come tuttavia si fa per inviarla col secretario di Torres che sta sul partire per Spagna. Questo moto spontaneo di Sua Santità mi è stato di molto piacere, havendolo ella massimamente accompagnato con amorevoli parole, concludendo non voler che la modestia mia mi pregiudichi con lei. Et a Vostra Eccellenza ho voluto darne conto per loro sodisfattione, che sarà il fine con raccomandarmi nella buona gratia sua.

Di Roma li xvi di giugno 1570.

a Et ms. interl. sup.