Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 27 gennaio 1571

Med. 5085, [già num. 162], cc. 323r.-324v.; c. 330r.

Nel piacere che haveva dato a Vostra Altezza l'arrivo nostro salvo riconosco la sua amorevoleza, la quale mi sforzarò che habbia la sodisfattione continua che desidera della conservatione nostra. Gl’amici, in che altre volte ho stimato doversi far fondamento, tutti gl’ho trovati saldi, per quella chiareza che può haversene dalle cose et da tempi presenti, né è mancato chi ne habbia tentato alcuno con gagliardi cimenti, come ultimamente Granvela il quale, fattosi preda apertamente di Farnese, non volendo lassare modo alcuno di racquistarli Grassi, non solo per se stesso maneggiando, come fa, il nome et l'ambasciatore del Re Catholico, ma con l’haverli fatto scrivere da Sua Maestà, s’è sforzato persuaderli che ella gl’habbia grand’inclinatione et che con nessuno fusse per usar in questa corte confidenza maggiore, né più largheza di commodi che con lui, ma che l'esser tanto amico del granduca di Toscana non potria non dar qualche ombra alla esecutione di questa volontà. Tutto m'ha conferito confidentemente Grassi, soggiugnendo che l'haveria ringratiato et dettogli meravigliarsi di ciò, non sapendo che Sua Altezza havesse fini diversi dal servitio di Sua Maestà, anzi havendole sempre visto questa mira, che era una delle cagioni che glielo faceva amico et servitore quanto egli mostrava di credere. Granvela rispose che era vero, ma così freddamente //c.323v.// che parve detto appunto per non negarlo alla scoperta. Vede Vostra Altezza con quanto ardir cerca costui di nuocer alle cose nostre et con gl'effetti et con l'opinione. Et quel che è anco male, gira l'ambasciatore catolico dove li piace et tutte due con Pacecco trattano salvaticamente. Cercarò di domesticarlo se sarà possibile con l'ossequio mio et di don Pietro (a cui ha fatto grandissime carezze), se bene con un animo così altiero et impetuosamente maligno nuoce talhora più che non giova l'humilità.

Il Casale, maestro di camera di Nostro Signore, tornato interamente alla gratia di Sua Santità et alle pristine speranze, fu da me questi dì passati molto a lungo et raccontatomi molte cose al meno verisimili che mostravano giusta la cagione d’odiare Farnese, et altre che facevano fede della sincerità con la quale affermava volere essere nostro. Si mostrò molto desideroso ch’io l'accettassi et lo facessi tener per tale dalle Altezze Vostre offerendo etc. Io l'abbracciai come conveniva all'hora et ho poi visto il procedere suo con me corrispondente a queste parole et giudicando molto a proposito il tenerne conto, havendo egli destreza d'ingegno et continuo l'orecchio di Sua Santità, desiderarei che il granduca li scrivessi una lettera amorevole, mostrando di aggradir la volontà sua et ringratiandolo //c.324r.// di quanto havea passato con me, con offerirli etc., perché egli è fumoso, et con questo mezo si piegarà a noi di maniera che potriano cavarsene de servitii, come ho conosciuto stamane che, ragionando seco et mostrando egli molto desiderio che queste molestie del gran duca finissero in bene, io gli mostrai che l’occasione dell’andata in Spagna d'un legato amorevole potria terminare facilmente ogni cosa et che Grassi saria molto a proposito per la confidenza con tutti et per la gran volontà particularmente con noi. Lodò il disegno et per se stesso si offerse et promesse di voler muover la pratica. Che sia detto per esempio et per notitia di Vostra Altezza, soggiugnendo che con la boria egli ha congiunto ardir et lingua da ponere mano et condurre maggior cosa, massimamente con un papa, come questo è, tanto amorevole nostro.

Dal vescovo Tornabuoni ho inteso il nome dell’ebreo et lo fo cercare tuttavia per sodisfare Vostra Altezza del fornello. Che è quanto mi occorre et le baso la mano.

Di Roma li 27 di gennaro 1571.

[Post scritto] A quel ch’io dico del maestro di camera è conforme il parere di Pacecco del Cam[aiano]? et dell’ambasciatore a quali par che si debba carezzarlo et se li possa crederea.

//c.324v.// Stamane sono stato con Sua Santità lungamente con occorrenze particolarmente del mio offitio nelle quali ella, resoluta di levare Cesi dal giudicio delle differenze tra la Cancelleria et me, si è contentata di Santa Croce, il quale da loro altra volta non si recusava et hora si proponeva da me et mi sodisfa sommamente. Così lui con Maffeo et Buoncompagno udiranno et riferiranno. La trovai tanto dolce che mi parve buona occasione di trattar il negotio di cotesta chiesa per la quale ella mostrò piacerli tanto l’ambasciatore quanto non si potria dire, lodando Vostre Altezze che aiutassero un tanto homo da bene et così meritevole che veramente si potesse dire un angelo. Mostrò conoscer molto bene quanto potesse importare l’haver in cotesta et nelle altre città homini a loro sodisfattione et che perciò non havea voluto admettere né admetterebbeb coadiutore a Siena, né tampoco alcuna risegna proposta da lui. Et dicendo a lui alcune cose, replicò che le potevano star sicure che di quelle chiese non si disporria a suo tempo se non come piacesse loro. Così mi pare ben fermo questo particolare sì che esse habbiano da contentarsi et quietarsi.

Vedendo io questi dì passati qualche inclinatione nel signor Giulio Vitelli //c.330r.// a uno di questi chericati di Camera creati di nuovo, mi contentai di aiutarlo a conseguirlo. Così per opera di Alessandrino et Rusticuccio si è condotta la pratica et stamani l’habbiamo introdotto a baciarne i piedi a Sua Santità, che ha mostrato d’haverlo admesso molto volentieri.

Credesi che si farà vendibile anco il Tesoriere et in qualunche modo spero sarà levato il Bussotto et che si habbia da concludere per il vescovo Salviati, ma son cose che vogliono commodità et silenzio, il quale a cautela mi par di ricordare, stimandola cosa di soddisfattione nostra.

a Segue Voltisi.
b Né admetterebbe interl. sup. con segno di richiamo.