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Roma, 24 novembre 1586
Med. 5092, n° 165 (cc. 431r-432r), firma autografa
//c. 431r//
Questa pratica della promotione quanto più si appressa alla conclusione, più scuopre chiaro quel che prima s’habbia in confuso, et in dubio. Dopo che Vostra Altezza rimesse a me la cura di Fabio Orsino [1], io non lassai di pensare et fare quel che mi pareva che portasse il servitio di Virginio [2], et li modi con li quali egli andava toccando casa nostra, verso la quale mostrando animo meno buono, non mi pareva dovere non impedirlo. Et senza scoprirmi co’l papa, la cosa è a termine, che Sua Santità pare resoluta di non farlo per suoi defetti, onde mancando lui, che ella mirava principalmente, ha male dove rivolgersi per dare contrapeso di casa Orsina a casa Colonna, alla quale vuol fare Ascanio [3], poiché del vescovo di Spoleto [4] sente male, et di don Lelio suo fratello [5] mostra che non saprebbe accomodarsi di vederlo cardinale et fuor di questi non vi è altri, che il signor Valerio fratello di Lodovico [6], del quale parlando con Rusticuccio [7] da due dì in qua, gl’ha mostrato d’haverlo per buona persona, et parlatone in modo da credersi che vi inclini, et che con ogni poco aiuto, gli possa succedere, et con effetto egli è homo, che se fusse, se n’harebbe ogni gusto. E’ però di parere Rusticuccio, che se Virginio scrivesse a Nostro Signore mostrando d’intendere, che Sua Santità sia per fare cardinale Ascanio Colonna, et pregandola d’havere in consideratione casa Orsina tanto devota alla Sede Apostolica, et honorarla con farli parte nella medesima promotione, come hanno costumato sempre li suoi antecessori, et li proponesse monsignor Valerio Orsino referendario homo di molta modestia et bontà, et nato di padre et descendenza legitima, et non come gl’altri, et che inoltre Vostra Altezza con una sua lettera lo raccomandasse, come suo servitore et di linea amorevole a casa nostra, con mostrarlo tale, di chi Sua Santità anco a benefitio di casa sua potesse promettersene gratitudine in ogni tempo //c. 431v// crede dico, che vi si possa havere molto ferma speranza, come lo credeva già Cesi buona memoria [8] il quale perciò lo portava con la facilità per lui, et difficultà per gl’altri, ne’ quali la bastarderia offende l’orecchio di Sua Santità. Io ho detto a Valerio quanto passa, ond’egli confidando nella gratia di Vostra Altezza ha resoluto per corriere espresso, supplicarla di scrivere, et impetrarli anco la lettera del signor Virginio. A me, pregato d’accompagnare questa instanza sua con la mia, occorre dirle, che tal offitio conviene molto al signor Virginio come capo et principale della famiglia Orsina, et pare che lo debba anco al signor Valerio, che lo riconosceria da lui, come con tutti li suoi ha sempre dependuto dal signor Paolo [9], et da quella casa, talché non solo non possa mancarne, ma debba farlo. Et quanto al particolare di Vostra Altezza credo che possa gratificarlo lei ancora, sì per altro, sì perché caminando egli per questa pretensione di casa Orsina, non può mettersi talmente in conto a Vostra Altezza, che possa pregiudicare a Todi [10], o Cornia [11], o altri suggetti che ella porti, i quali vanno per altra via, et non di meno gl’ho dato il ragguaglio suddettoa in modo, che egli riconosceria tutto da lei principalmente, onde non posso anco se non pregarla di favorirlo per servitio suo, et le bacio la mano.
Di Roma li xxiiij di novembre M.D.LXXXVJ.
//c. 432r//
poscritta Le cose del signor Virginio passano bene dopo che caminano per la via escogitata da monsignor Giusti [12], poiché la scrittura del fidecommisso si chiarisce, et stabilisce buona dalla Ruota et ci pone in certeza del successo buono, ricorrendo li adversarii a voler disputare, che la contenga fidecommisso, sì che speriamo di finir presto quel che prima caminava alla eternità della Ruota, massime che habbiamo guadagnato il Decano [13] co’l mezo di Montalto [14], che per disporlo, s’ha fin contentato di prometterli aiuto per il cardinalato. Etc.