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Roma, 6 febbraio 1587
Med. 5092, n° 182 (cc. 466r-468r), firma autografa
//c. 466r//
Tengo la di Vostra Altezza de’ 31 responsiva delle mie precedenti, intorno alla quale dico, che, ricordandomi della risposta del papa circa il parentado, et sapendo da suoi che sta resoluto, che la giovane [1] (qual ogn’ora mi pare più minuta), non vada a marito prima che fra un anno, stimo co’l parere di Rusticuccio [2] amorevolissimo nostro, che quanto più si prema Sua Santità, tanto si farà meno, et perciò vedendovi la signora Camilla [3] et Montalto [4] ogni dì più ardenti, lasso a loro la cura di battere il negotio con Sua Santità, con la cui natura concludiamo tutti, che questa sia la via diritta.
Io ho resoluto ringratiarla della risposta della casa, et non tanto per bisogno che ve ne sia, quanto per questo particolare. Il quale però non voglio se non accennare, dicendo che quel commodo del signor Virginio [5] meritava ben d’essere favorito così da lei, poiché ha da essere de suoi medesimi. Così potrà Sua Santità presuporre inteso già da me, et creduto più di quel che ella disse, come credo ch’ella volesse dire, quel che desideriamo. Et secondo la risposta potrò passare più innanzi. Se fra tanto Vostra Altezza farà altro, credo essere bene che io la sappi di mano in mano, perché non andandosi di conserto in questo che ho trattato co’l suo nome sempre, potria facilmente farsi errore, ma questo homo, che tastato un’altra volta, restò anzi che non meravigliato, et non rispose, non so quel che farà hora maneggiato al modo medesimo. Cornaro [6] è quello che mena per il Cesarino [7], et Olivares [8] mostra di volergliene gran male. Virginio ha bisogno come Vostra Altezza dice, ma il tempo non urge tanto che non si possa aspettar la solutione di questo nodo hormai vicina, et non punto negletta. Et della signora Leonora [9] è vero quel che Vostra Altezza dice ma non //c. 466v// >…<a sento scoprire cosa alcuna, et l’andar offerendo non mi par conveniente.
Delle cose di Virginio accettai la cura di qua, come Vostra Altezza comandò, et spero che andaran bene come haria potuto comprendere, se havesse sentito il ragguaglio del Cappone [10] informatissimo.
Li debiti si vanno ristringendo, sì che presto ce ne trovaremo fuore con miglioramento ancora dell’entrate sue. Di casa a Roma egli ha bisogno, et sendo le sue nel termine che dissi nessuna spesa può farsi più utile per habitare che quella, la quale s’andarà smaltendo senza avvedersene. Io cercarò sempre che da me non si possa dir Vostra Altezza mai posta più di quel che la voglia in punto di necessaria oppositione ad alcuna volontà del papa, o d’altri. Solo desidero, che habbia per bene, che io le dia parte di quello, che io pensi poterle dispiacere di non havere saputo da me, et se talhora erro nella distintione di questo, stimi lei dovermi essere di favore, che in qualunche modo m’apra l’animo suo, et che in questo particolare possa anco bastare quel che la mostra, che haria risposto. L’instanza che Vostra Altezza era per fare che Sua Santità faccia administrare giustitia nelle liti di Virginio, sarà tanto meglio, quanto la trovarà in miglior camino, che è tale, che anco senza l’aiuto di Sua Santità passaranno bene, sendosi pur fatta con diversi mezi et industrie alteratione tale nelli humori della Ruota, che troviamo meglio sentita la nostra ragione con molto dolore delli adversarii. Quando da quel prelato veneto [11] haverò altro avviso, lo mandarò subito a Vostra Altezza. Quel che fu detto delle Chiane fu per avviso del discorso passato fra Colonna [12] et me, et per uno di quelli avvisi, che io pensarei //c. 467r// potere essere imputato, tacendo, et non per metterla in ballo di disgusti, et credo che Colonna et altri sariano per fare quel che la stimasse suo servitio. Poiché la retentione de vini d’Este [13] non era ordine de ministri o di Vostra Altezza, sarà facilmente vero il sospetto, che di quel buttigliero havevano qua li suoi. Hieri ragionando fra le feste in casa del Governatore con esso Governatore, et poi separatamente co’l Fiscale [14], che quivi era, scoperse che la prigionia di Ferrante [15] non era stata per altro, che per havere in mano un Bernardino di Magnano, il quale pretendono che con quattro altri havesse congiurato di venire ad ammazare il papa. Che la congiura era fra loro soli senz’altro capo, et che Pirro Malvezi non vi haveva che fare, come alcuni havevano detto, et in questo furno conformi etiam giurando. Io li dissi, che mi perdonassero con Sua Santità insieme che non volendo colui nelle mani, non l’havevano governata bene, perché se havessero o trattato liberamente con Ferrante, o fatto motto con Pavia [16] et con me, o con uno di noi, haremmo bastato a farlo condur qua da lui stesso, il quale sendogli obligato sin della vita, non era maraviglia che non sapendo questo accidente, havesse negato degl’assicuramenti quel che havevano voluto, et che sapendolo, non haria recusato di fare. Confessorono questo, et di più che trattavano per via del Duca di Mantova [17] d’haverlo, ma io gli mostrai, che la via non era buona, et che o lo potria Ferrante istesso, se lo lassassero, o forse nessun altro, offerendomi, poiché si trattava cosa tale, che tutti saremmo esecutori del servitio di Sua Santità. Ridendosi loro del modo tenuto in fare prima scrivere da Gonzaga [18], et dopo la risposta havendo ritenuto Ferrante, ad instanza di chi rispose //c. 467v// haverlo assicurato, ond’era nato, che don Ferrante l’habbia poi mandato via, et alle seconde lettere di Ferrante prigione et di Gonzaga habbia risposto che non vi sia più, hanno voluto mostrare che Sua Santità istessa l’habbia guidata a suo modo. Co’l dir poi, che la congiura era di loro genti deboli, vogliono coprire Ferrara [19], il quale per opinione di tutta Roma con molte conietture et riscontri di prigioni suoi et d’altri, habbia voluto tentare per quest’altra via la rovina di Pirro non successali per la prima. Il cardinale di Pavia è restato per questo accidente di Ferrante con incredibile molestia, et volsi poi Simone [20] per mandare in Lombardia per avvisarlo, della cui andata niente hanno saputo qua, et però a cautela ho ordinato, che non torni se non a nuovo ordine, poiché le cose si governano con modi si nuovi. Di Gonzaga si sono valsi nello scrivere a don Ferrante, imponendoli grandissimo secreto, il quale ha servato, ma a me l’ha però revelato quando per pensiero che n’hebbi, glielo domandai, et è accaduto che quando volsono la lettera di don Ferrante, che mostrava d’havere tenuto colui, (il quale in luogo nessuno era bandito) ad istanza di Ferrante, già Gonzaga l’haveva abbruciata, et io questo l’ho detto a Vostra Altezza sola.
La causa d’Alfonso nipote di don Cesare Cavaniglia intendo che ha dello aromatico assai, ma io l’aiutarò quanto potrò, come ho detto a lui, sì per cagione di don Cesare, come per comandarlo Vostra Altezza. Il cardinale Radivil [21] questa mattina m’ha visitato di partenza per Polonia, la quale farà mercoledì prossimo per la via di Fiorenza dove disegna condursi in tre giorni per visitare Vostra Altezza et ragionare con lei, come con me ha fatto confidentissimamente delle cose della elettione, nelle quali stima //c. 468r// haverne meglio d’ogn’altro Ernesto [22], sì per l’acquisto che casa d’Austria ha fatto dello Sboroschi [23], come per altro che intenderà da lui, il quale di questa opinione è, nonostante che veda il papa posto in che meglio n’habbia il Svevo [24]. Dice che Sua Santità non gl’ha pur accennato volerli ordinare alcuna cosa, et che d’Ernesto non gl’ha detto parola, o sia per non essere arrivata la richiesta dell’Imperatore [25], o per altro. Et che egli non di meno è per fare tutto suo potere perché succeda lui, et questo non già per il papa, né per altro, ma solo perché così stima servitio della fede cattolica. Va con quattro servitori soli, et non vuol toccare la corte cesarea nel passare, ma stima bene a proposito, che nel tempo de comitii vi sia chi allarghi la mano a qualche spesa per trattenimento delli vocali. Va malissimo sodisfatto del papa, che vedendolo in bisogno grande, né gl’ha offerto, né gl’ha dato ardire di richiedere un soldo, et pur Sua Santità con due mila scudi di prestanza con certeza di rihaverli, l’haria mandato contento. Crede che Sua Beatitudine non sia inb poter muovere niente, perché il nuntio residente [26] è un goffo, et l’arcivescovo di Napoli [27] non sarà comparsoc, né egli si travagliarà di lui, né vorrà che passi in sua compagnia. A me lassa qua la confidenza d’un suo, che resta con la cifra, per il quale mi farà sapere quanto segua di mano in mano. E’ homo, che (se non mi inganno) piacerà a Vostra Altezza, et le parerà degno d’essere carezato da lei, a cui bacio la mano.
Di Roma li vj di febraro 1587.
A Olivares [28] ho dato parte di quanto ha passato meco Radivil, et n’ha mostrato gran piacere.