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Roma, 6 marzo 1587
Med. 5092, n° 187 (cc. 478r-479r), firma autografa
//c. 478r//
Parlorono Montalto [1] e la signora Camilla [2] al papa sopra il casamento, con disegno di venir al particolare quando prima havessero trovato disposto o potuto disponere Sua Santità a trattarne. Ma Sua Santità si fermò talmente nell’universale di non casare la nipote per hora, che non giudicorono a proposito di passare più oltre. Le repliche pare che fussero, che era ancor troppo presto, et che Sua Santità s’haveva acquistata un poco di reputatione, la quale non voleva perdersi con questa fretta, che troppo anco poteva dirsi per la parte della giovane, ond’essi non passorono più innanzi.
Hieri poi fu Justiniano [3] con Sua Santità, et Montalto mi dice haverli referto, che con buona occasione caduti in questo proposito, si mostrò ella resoluta di non casarla, finché non havesse finiti li tredici anni, cominciati nel febraro prossimo passato, et che nel resto la trovò inclinata a Virginio [4], (di che fece anco diligenza per qualche novella andata attorno) et vedde che molto allegramente sentì quando le disse che haria ottanta mila d’entrata; et che di questo parlò volentieri. Che è quanto passa in tal particolare, nel quale par che possa quasi Vostra Altezza assicurarsi di quel che mi mostra, che le basti, poiché dell’inclinatione di Montalto, et delli signori suddetti non ha da dubitare.
//c. 478v// Io sto bene per gratia di Dio, come le haveva detto il Gerino [5], et nel piacere che Vostra Altezza mostra d’haverne sentito riconosco l’amor suo solito verso di me, et la ringratio dicendole, che per assicurarmi anco tanto più, disegnono questi medici miei rinfrescarmi un poco al tempo nuovo, poi che le mie morroidi cominciando a negarmi il solito benefitio, mi hanno causato, se bene di rado, certo caldo nella testa, che non è senza molta molestia quando viene, et perciò si stima necessaria questa diligenza, nella quale tanto più mi lassarò governare, ricordandomi che Vostra Altezza me l’ha consigliato più volte. Nostro Signore hoggi in San Pietro m’ha mostrato gran disgusto per le correrie del Malatesta [6], qual dice haver volsuto condurre Ugonotti di Francia, et haver condotto Grigioni et starsene a suo gusto et haveria voluto che io havessi acceso Vostra Altezza alla persecutione, nella quale li pare che il nuntio [7] non la trovasse ardente a suo modo, ma io li risposi, che poiché haveva dato tal cura al nuntio, credevo che bastasse così l’autorità di Sua Santità et però presi licenza di non intrigarmene.
S’è stamane proposto in Ruota la causa di Virginio, nella quale alcuni delli auditori li più vecchi et intelligenti erano tutti per noi, ma li giovani subvertiti con autorità et favori hanno operato che non si sia fatta determinatione. Domane voglio //c. 479r// risentirmene col papa, acciò proveda in qualche modo, che la giustitia non resti così impedita.
Un mio cavatore ha trovato un pezo di pietra, la quale assaggiata havendo preso assai bel pulimento come la vedrà dal pezetto incluso, ho voluto mandarlo a Vostra Altezza, che forse giudicarà di poterne cavare qualche vasetto. Et sendo quanto mi accade le bacio la mano.
Di Roma li vj di marzo M.D.LXXXVIJ.