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Roma, 26 agosto 1585
Med. 5092, n° 74 (c. 183r), firma autografa
//c. 183r//
A Nostro Signore parlai hieri della coadiutoria di Pienza per il priore Piccolomini nel modo appunto che Vostra Altezza mi scriveva. La risposta fu che si maravigliava, che la volesse quella chiesa in uno di casa Piccolomini, et che non lo potendo stimare suo servitio, si risolveva, se non le premeva molto, non gli dare per ciò questa coadiuteria, ma per quel che intendeva da me delle qualità sue, et che era caro a lei, et alla Granduchessa [1], li daria una chiesa alle prime occasioni. Io non penetrando più oltre mi presi quella risposta, et qual ella è, la rendo a Vostra Altezza, come l’ho resa qua a lui fuorché nella parte, che tocca, con la causa della ripulsa, la famiglia tutta.
Si contentò bene della pensione per il figliolo di Clemente Piccolomini, et questo è quanto passa. Ci sono lettere del Re Cristianissimo [2] se bene gagliarde sopra il fatto dell’ambasciatore, non però tali che dispiaccino, et il fine dovrà essere che Nazaret [3] vada mandato, et che l’ambasciatore torni chiamato qua da Sua Santità. Tiene avviso Este [4] ch’Anversa s’era resa al principe di Parma, ma delle conditioni non ha particolari. Io l’ho fatto sapere a Olivares [5], che tal avviso non haveva d’altrove. Nostro Signore seguita di premere nella condotta di questa acqua per li monti di Roma, che sarà spesa di 250 mila scudi al meno, ma utilissima et bellissima cosa, et farassi in 18 mesi, o in due anni al più. Io m’affatico volentieri nella cura che me n’ha data perché grandemente la desidero, et gran commodo ne cavarò per il mio giardino. Et le bacio la mano.
Di Roma li xxvj d’Agosto M.D.LXXXV.