Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 13 giugno 1586

Med. 5092, n° 127 (c. 342r), firma autografa

//c. 342r//
 
Della dispositione di Vostra Altezza intorno a quelle strade di Bologna gratissimo ho sentito lo che ella mi scrive. Il cardinale Salviati [1] ancora mi risponde il medesimo, et che quanto prima glielo permettino le occupationi de villani, che per le ricolte prossime è grande, si sforzarà di mettersi all’impresa, ancor che la spesa possa parere assai grave a quel Reggimentoa.
Il vescovo Sporeno pretendeva quel poco grano dalle possessioni che Vostra Altezza ha nelle Chiane della Chiesa, presuponendo che n’havesse d’avanzo, però se di questi luoghi può farli il commodo che egli desidera, voglio haverlane pregata di nuovo già che questo può essere senza preiuditio delli sudditi suoi, la sodisfattione de quali è bene honesto che sia in quella consideratione appresso che ella ricorda.
Nel discorso d’Azolino [2] con Montalto [3] non accade poner dubio, perché fu vero, et egli stesso me lo referse come dissi. Non ero anco resoluto di farlo penetrare a Nostro Signore ma vedendo quel che ella me ne risponde, mi servirò della prima buona occasione, et darò poi conto a Vostra Altezza  del successo. A questi signori ambasciatori cesarei [4] non ho mancato fin hora d’ogni sorte d’amorevole dimostratione d’honore sì per servirne Sua Maestà Cesarea [5] che me li raccomanda sì perché così  mi comanda Vostra Altezza. Il medesimo farò, come gl’hob offerto, dovunche potrà valerli l’opera mia, et spero che haranno cagione di lodarsi di me, et in questo conosceranno quanto io deferisca all’autorità di Vostra Altezza, alla quale non havendo che dir altro bacio per fine la mano.
Di Roma li xiij di  giugno M.D.LXXXVJ.

 
a La R è corretta su precedente r.
b ho è posto in interlinea.