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Roma, 17 maggio 1586
Med. 5092, n° 131 (cc. 349r-350r), firma autografa
//c. 349r//
Quel Macarani [1] se ne dovette passare largo, et persuaso dalla propria attione, harà fatto bene. La lettera che n’havevo scritto a Vostra Altezza era in parte diversa, ma non già in suo gran discarico, se bene tale mi fu richiesta da persona a chi non dovetti negarla. Nel trattare con Olivares [2] ingenuamente io non ho da sforzare punto la mia inclinatione, et come le ho detto, spero riscontro, poiche vedo che conosce gl’homini più che non facea quando l’alienorono da me.
Virginio [3] sta volentieri et bene, et il fresco dura, sì che non passa il tempo per il ritorno, che potrà essere al principio di giugno.
Della Ruota mi basta havere detto il desiderio mio, il quale rimetto interamente alla sua deliberatione. Del negotio che le scrissi in propria mano mi ha poi parlato l’amico, ma con più riserbo che non m’haveva mostrato il mezano, forse harà voluto fare così prudentemente in cosa che non depende da lui solo, et che procurarà in ogni modo l’ordine efficace.
Ho visto quanto a messer Piero Angeli scrive il Serguidi [4] a nome di Vostra Altezza, et io non posso veramente se non restarle obligato, et ringratiarla, che per tanti anni habbia preposto il servitio et gusto mio, a quello dello Studio //c. 349v// et della spesa propria, per le quali cagioni, io non debbo se non desiderare et volere che la resti servita di lui come più le piace; bene le dico che sendo egli fatto settuagenario in casa mia, et per gotte et renelle meno habile alla lettura, io pigliarò sicurtà di ritenerlo, poiche Vostra Altezza se ne rimette, et mostra di non havere mancamento di suggetti buoni, et lo fo anco volentieri con supplire di mio fin che io habbi miglior fortuna di provederlo d’altro, come pur spero. Se di ciò resta servita lei, et può farsi con sua buona gratia, io n’harò molto piacere, come ho detto a lui, et con Vostra Altezza n’harò obligo.
Trattai con Sua Santità d’incommendare la Prepositura di Cigoli, conforme a che Vostra Altezza le scrisse, et d’havere quella decisione già fatta a favore de cavalieri. Mostrò buona volontà, ordinando che questa si cercasse come si fa, et di quella le parlasse il Datario, il quale dice d’haverlo fatto, ma non havere trovata resoluta Sua Santità, con la quale io non riparlarò finché non si sarà veduta la decisione, perché mi vo ricordando, che il tenore d’essa può levare parte della irresolutione. Intanto ella fa rispondere a Vostra Altezza, la quale potrà dire se altro le occorra //c. 350r// per aprire questa via alla quale più d’uno hanno l’occhio.
A Mantova mando il conte Martio di Corbara [5] per congratularsi del nuovo felicissimo parto con quelle Altezze, et nel passare di costà visitarà Vostra Altezza, et le darà conto di me et dell’essere mio, certificandola che fra le cagioni della mia contenteza per quel successo, è stata molto principale la consideratione di quella che n’harà sentita Vostra Altezza, la quale prego di udirlo et crederli, et rimettendomi a lui, le bacio la mano.
Di Roma li xvij di maggio M.D.LXXXVJ.