Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 4 luglio 1586

Med. 5092, n° 138 (cc. 363r-364r), firma autografa

//c. 363r//
 
Monsignor Toso [1] m’ha reso la lettera che Vostra Altezza  mi scrive in sua raccomandatione, per la quale et per altro sapendo quanto egli le sia caro, non mancarò di farli tutto quello aiuto che possa venirli da me.  La congregatione che dissi non ha ordine alcuno sopra le cose di Ferrara per ancora, alle quali se pur si verrà, harei caro saper come Vostra Altezza l’intenda, se bene persona che può molto bene saperlo, mi dice havere vista lettera del Duca [2] per Sua Santità in mano di monsignor Masetto [3] in ringratiamento della gratia concessali, che se così fusse, non si haria da trattare se non di suffraganei. Le cose del Borgo Val di Taro si vanno alquanto intorbidando et Farnese [4] se n’è andato a Caprarola con parole di speranza riportate dal papa nell’ultima audienza, le quali non attenderei molto, se non nascessero da offitii d’Olivares [5], che a nome del Re ha parlato gagliardamente, mostrando insomma che se Sua Santità rende quelli luoghi all’Imperatore [6] per darli al Conte [7], ella accenderà fuoco in Italia, et o sia a favor de Farnesi, o a mira d’havere quelle così  in deposito, et andarsi così con ogni occasione cacciando per tutto, non so scorgerlo chiaro, so bene che Farnesi s’aiutano terribilmente, et che pur hora è qui (che non si lassa vedere) //c. 363v// un piacentino che ha parlato et dato memoriale alla signora Camilla [8] da mostrarsi al papa, con il quale gl’offerisce per il signor Michele [9] la figliola del già conte Alfonso della Sommaia con  undicimila scudi d’entrata da consegnarseli per cominciare a godere hora con mobili per centomila scudi di più, a che quella donna ha fatto allegrissima cera, et non può credersi, se non che sia qui spinto da quel Duca, et al cardinale Colonna [10] l’ha scoperto un suo dependente, co’l quale questo tale alloggia, et da chi, come da amico confidente, s’è fatto fare il memoriale.  Io disegno dire questo particolare alli ambasciatori affinché se ne vaglino a scompigliare, il che non stimo difficile, poiché circa due mesi sono pare che a proposta d’altri, non volse attendere Sua Santità a questo partito. Nazaret [11] porta ordini da Farnese di accordare la differenza de beni con la Regina [12], et di trattar per sua mano il parentado della figliola de Loreni con Ranuccio [13], et o riescano queste cose, o no, fa ogn’opera di tornare in confidenza con quella Corona per haverla favorevole al suo Pontificato, et è da credere che Nazaret vi si adoprarà con ogni arte.
In quest’ultima Ruota s’è ottenuto punto nella causa col Cenci [14] a favore del signor Virginio [15], co’l quale viene dichiarato leso ultra dimidiam, talché al settembre potrà haversene sententia che importarà più di trentamila scudi.
//c. 364r// Quel che sia successo in Meldola alla signora Hippolita [16] temerariamente mescolatasi con coloro, l’harà saputo Vostra Altezza. Io n’ho detto a Sua Santità quanto la me ne scrive, la quale l’ha sentito molto male, et mostrando mala opinione di quell’abbate [17], credo che ne farà dimostratione con rigore, havendone voluto memoriale per darne l’ordine che conviene, il quale dovrà essere al vicelegato della Provincia [18], di procedere contra l’abbate, et rimandarne Ridolfo [19] costà, o altrove, et provedere a quel governo con la cura di chi debba haverlo per ordinario.
Al procaccio ho fatto consegnare una scatolotta di limoncelli di Napoli, che sendo li primi visti qua, et quasi un miracolo in quest’anno, ho stimato che a Vostra Altezza piacerà d’haverli, et perciò glieli mando; et le bacio la mano.
Di Roma li iiij di luglio M.D.LXXXVJ.


1. Il priore della chiesa del Convento dei Cavalieri di Santo Stefano. Cfr. la lettera n° 121/2.
3. Giulio Masetti.
7. Cfr. la lettera n° 132, nota 4.
13. Cioè tra Ranuccio Farnese e e una delle figlie del duca Carlo III di Lorena (Antonietta o Cristina, la quale sarebbe invece andata in sposa allo stesso Ferdinando de’ Medici nel 1589).
14. Verosimilmente Francesco Cenci, componente molto attivo della famiglia, erede di un ingente patrimonio.
18. Giovan Battista Salvago, vicelegato di Romagna.