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Roma, 26 settembre 1586
Med. 5092, n° 152 (c. 399rv), firma autografa
//c. 399r//
Quello ch’io dissi di Gaetano [1] fu per solo avviso di Vostra Altezza et tratto da humor suo domestico, et non solamente suo particolare scoperto, il quale se potesse domesticarsi, mi piacerebbe, et però non saprei mai se non lodare, che Vostra Altezza vi faccia la sua parte.
Havevamo Cesi [2] per espedito interamente et egli con tanta forteza et zelo christiano faceva questo ultimo atto, che ben vi si riconosceva il valore mostrato nell’altre attioni di sua vita. Un medico più accorto degl’altri scoperse due dì sono, che lo curavano a contrario, et ch’allo stomaco dovevano provedere, et sendosi rivoltati a quella parte, già se ne cominciano a vedere effetti tali da hieri in qua, che pareva potersi havere qualche speranza, che li remedii non fussero mutati tardi, massime ch’egli non mancava punto a se stesso, ma il male ch’è stato sempre grande, havendo causato gran deboleza, par che finalmente voglia darli la stretta poiché questa sera ha cominciato a sentirsi fredde le mani et piedi, sì che si vede il calore estenuato ritirarsi, et su la //c. 399v// volta de la luna facilmente finirà. Se sopraviverà come desiderarei haria potuto egli stesso fare testimonio a Vostra Altezza se di me habbia visti effetti d’amore, et di stima in questo, et in ogni tempo o vero s’habbia potuto comprender mai, ch’io l’odiasse, come hora intendo, ch’alcuno non so da qual spirito indotto, ha detto a Vostra Altezza. Ma se Dio pur lo vorrà per sé, mi contentarò almeno di quel che in questa parte sentono, et diranno li suoi, et che potrà giudicare lei, da quel che alla giornata sentirà poi da me alla quale per fine bacio la mano.
Di Roma li xxvj di settembre M.D.LXXXJ.