Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Bracciano, 24 ottobre 1586

Med. 5092, n° 156 (c. 411rv), firma autografa

//c. 411r//
 
Il signor don Pietro [1] è sì lontano dalla nostra mano, che ci converrà di rimetterci a quel che farà egli et della cosa et del tempo; et se bene a me ancora fa scrivere quel che vedo che ha scritto a Vostra Altezza, io non però mi dismentico di quel che la soglia sentire in questa pratica, et non so alla fine se non pregare Dio, che lassi seguire quel che sia più suo servitio.
Di quella revocatione si va compilando la forma et spero, che si sarà trovata buona, et si tirarà presto innanzi. Havendo lo Spinola [2] voglia di vendere le sue galere et il papa voglia, et bisogno di comprarle, et sendo Vostra Altezza mezo come è confidente alle parti stimo il contratto bell’et fatto; et sto attendendo l’esito che dovrà essere presto, poiché egli per partir di Genova //c. 411v// a tale effetto per costà, et per qua aspettava solo la partita del Viceré [3] da quel porto, che già è passato di qua per Napoli. Io me ne sto qui a disegno di trattenermici fin al consistorio publico di don Amadeo [4], et con questo a Vostra Altezza bacio la mano.
Di Bracciano li 24 d’Ottobre M.D.LXXXVJ.


2] Ambrogio Spinola, cfr. la lettera n° 154.