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Roma, 17 aprile 1570
Med. 5085, [già num. 118], c. 233r-v.
Gl’ambasciatori dell’imperatore furono hiermattina a baciare li piedi a Nostro Signore in camera, né dovette più che tanto uscirsi da complimenti generali. Di poi è stata questa mattina congregatione delli deputati sopra il negotio per trovare buona forma all’audienza loro et al resto sì che si possa incaminar et condurre a una espeditione quieta et honesta per tutti. Et, se bene par che si resti ancora ne medesimi dubii ch’io scrissi, tuttavia, perché ne voti si è scoperto qualche humore, ho voluto che et di questo, et di quel che è passato di più si dia minuto ragguaglio a Vostra Eccellenza con corriere espresso acciò che ella si sodisfaccia di sapere il tutto et possa ricordare quanto gl’occorra per servitio suo, al pregiuditio del quale sono volte et fomentate da maligni tutte queste pratiche. Messer Nofri le scrive minutamente ogni successo ond’io, non potendo se non dirle il medesimo, mi riporto alle lettere sue et solo fo queste poche righe per visitarla et farla certa che s’andarà vegliando ogni progresso di questo negotio et consultando con gl’amici intelligenti hora per hora quel che sia espediente //c.233v.// sì che per poca accurateza non accaschi alcuno errore o resti aperta la strada alle arti di chi ne procura male. Col qual fine di buon core mi raccomando nella gratia sua.
Di Roma li xvii di aprile 1570a.
a Segue annotazione di Cosimo I: “Al cardinale si risponda che non si riscaldi più di quel che conviene perché costoro concorrono per paura e noi non la vogliamo havver che il giusto potrà più che l’iniquo in cospetto di Dio”.