Lelio Torelli al principe Francesco

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s.d.

Med. 5085, c. 73v.

Illustrissimo et Excellentissimo Signor mio,

per poter rispondere alla lettera presente Vostra Excellenza Illustrissima sap[rà] che il luogo del Plautio non era luogo certo, perché chiunque è condotto per leggere a Pisa è obligato a leggere in quel luogo et quella lezione che da Vostra Excellenza Illustrissima o da chi ella deputa le verrà assegnata, né vi è primo o secondo o terzo né più honore alla mattina che alla sera, ma a quella cathedra et hora che ha più valente lettore, perché la cathedra non fa il lettore, ma il lettore fa la cathedra.

Li nostri toscani sono huomini come li forestieri et più tosto più atti a ogni cosa et però non si carcano forestieri se non quelli di maggior grado et di fama et reputatione acciò che diano più reputatione et concorso di forestieri allo Studio come si fece del Vegeo, dell’Alba, del Salerno et del Plauzio et de un par loro si va cercando. Questo signor Gasparo da Fontaneto legge in Pavia l’ordinario secundo della mattina nel terzo luogo dove la lettura della sera è più honorata et quella della mattina meno. Sì che si po’ vedere che egli ha l’ultimo luogo dell’ordinario meno honorato. Si po’ credere che sia nobile et valente, come testifica monsignore cardinale Alciato, maa non pare di quella qualità che si va cercando che per fama et reputatione rechi concorso allo Studio di Vostra Excellenza Illustrissima, per quanto io comprendo per valente et nobile che sia.

Humil servitore Lelio T[orelli].

a Segue ma ripetuto.