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Med. 5092, n° 92/2 (c. 234rv)
Probabilmente allegata al n° 93 (cc. 235r-236v)
//c. 234r//
Serenissimo Signore
Massimo, et Gianfelice Ugolini dell’Aquila riducono a memoria a Vostra Altezza come dui anni sono, rinovarono con una lettera l’antica servitù, che i lor passati tennero continuatamente con la Serenissima casa di Vostra Altezza, et la suplicarono che per la detta buona servitù, et particolarmente per quella, che Massimo lor zio fece alla felice memoria dell’Eccellenza del signor Giovanni et Lorenzo in tempo, che fu luogotenente della sua cavalleria, gli havessi in luogo di rimuneratione concesso, che fossero potuti entrare gratiosamente, et senza alcuno dispendio nell’ordine, et militia di Santo Stefano. Et essendogli dalle benigne gratie di Vostra Altezza concesso, sempre che le provanze della lor nobiltà fossero ritrovate buone, non mancarono farle prendere al cavalier Riviera general commissario sopra di ciò; et havendo quelle indirizzate al conseglio di Pisa, gli è fatto intendere, che quelli Signori non hanno sin qui commessa l’informatione, pera causa che i lor quarti materni (se ben son nobilissimi) non sono di città, il che dicono repugnare a non so che capitolo novamente fatto, et da essi supplicanti non ancora inteso. Et perché Serenissimo Signore, tutti quelli della città dell’Aquila credono più tosto, che ad essi supplicanti sia data qualche calunnia, che mancamento di nobiltà, supplicano di nuovo Vostra Altezza resti //c. 234v// contenta di ordinare al detto conseglio habbia da commettere detta informatione, non ostante la predetta causa, acciò le genti si ragguaglino, et essi supplicanti restino honorati con la gratia, che riceveranno da Vostra Altezza.
Quam Deus et cpb