Mola, Gaspare

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Nel nome dell'Individua et S.ma Trinità, Padre Figliolo et Spirito Santo, un solo Iddio. Io Gasparo Mola comasco, figliolo del q. Donato da Brellia considerando che ogni huomo prudente suole provvedere alle cose sue et quelle ordinare e di esse disporre nel modo che egli vuole, che dopo la sua morte siano esse eseguite mentre si trova sano, e non aspettare il ridursi al capezzale nel qual punto, più tosto deve provedersi alla salute dell'anima che pensare ad altro. Perciò trovandomi Io di presente per la Dio gratia sano di corpo e di mente, pensando che io sono mortale e che devo morire nel modo e quando piacerà a S.D. Maestà, perché dopo la mia morte non naschi fra gli miei posteri, circa le mie facoltà et beni alcuna differenza, ho procurato di fare, siccome faccio il presente mio ultimo testamento, quale benche sigillato e chiuso, il che io faccio solamente perché la mia volontà et dispositione, resti et sia secreta fino a che sarà seguita la mia morte, e non ad altro effetto voglio che vaglia per ragione di testamento noncupativo senza scritti et in ogni altro miglior modo che di ragione valere et il suo entiero effetto sortir possa

Et premieramente, faciendo io più stima dell'anima mia che di qual si voglia cosa mondana, quella che con ogni maggior humeltà e devotione che posso, et devo, raccomandandomi a S.D. Maestà, et alla gloriosa Vergine Madre Maria, e con tutta la Corte Celeste, supplicando la Maestà Sua

quando quella si separerà dal corpo volerla ricevere in gratia, et introdurla nella gloria del Paradiso invocando con ciò specialmente l'aiuto della Gloriosa Madre Maria acciò voglia intercedere per me la venia delle mie colpe. Quando poi il mio corpo sarà separato dall'Anima, se morirò qui in Roma voglio sia seppellito nella Chiesa della Traspontina in Borgo, et se morirò altrove nella chiesa parrocchiale del luogo dove succederà il caso della mia morte, alla quale chiesa dove sarò seppellito lascio le ragioni della sepoltura.

Alla mia dilettissima consorte Angela Catterina Spiga oltre di scudi seicento di m.ta, che gli devo restituire per altrettanti e che io ho avuto da lei in dote, lascio l'intiero usufrutto di tutta la mia heredità, et voglio che sia donna e madonna, finché viverà et stara in abito vedovile, et non altrimenti e se non gli piacesse d'essere usufruttaria, e donna, e Madonna, come sopra per restarsene più scarica de pensieri posse ripigliarsi li detti scudi seicento di m.ta della sua dote, se però io non gli li avrò investiti in tanti Luoghi de Monti non vacabili, et assegnatiglili, et per far questa somma di scudi seicento, si vendano quelli mobili di mezzano valore, et di minor danno, come pitture ordinarie, o disegni in stampe di rame, et caso che non bastassero questi, vendasi altro, che a lei medema parerà.

Et di più possa anco eleggersi, et accaparsi, et ritenersi per se liberamente quella biancheria, et mobili di casa che a lei più piacerà e parerà, volendo che ella si accapi a suo gusto tutto quello che conoscerà esser buono per se et di suo servizio. In oltre caso che non voglia essere usufruttuaria et Donna et Madonna come sopra lascio alla medesima mia consorte annui scudi sessanta da pagarseli come et quando dirò qui appresso fintanto che ella più naturalmente viverà. Et perché l'anni passati io maritai Anna mia figlia nel s. Bernardo Gallo da Como con dote di quattromila scudi di m.ta di Roma conforme chiaramente si vede nell'instrumento rogato negli atti del s. Domenico Fonthia AC notaro nel mese di novembre 1629 seu, et già a conto di detti scudi quattromila ne ho pagati scudi mille et seicento et di più anco gli ho dati per mia cortesia ma però in conto di dote, mobili et addobbamenti con gioie ori et argenti, et buona quantità di biancheria d'ogni sorte per la somma di scudi settecento in circa, come parimente costa in parte in detti atti del Fonthia, et in parte per polizza appresso di me, et anco appresso il medesimo s. Gallo, perciò voglio che di restanti scudi doimille et quattrocento per compimento di detti scudi quattromila, caso però che io non gli havessi pagati in vita mia, se gli paghino dall'infrascritta mia erede per tutto l'anno 1632, conformo al tenore, et dispositione di detto instrumento il quale et quanto in esso si conviene voglio si osservi puntualmente.

Lascio al Venerabile Hospitale grande di Milano un credito di scudi tremila in circa d'oro quale io avanzo con il Ser.mo Duca di Savoia in virtù d'una polizza sottoscritta del Ser.mo Carlo Emanuele bo: me: compresi li frutti et altri che ho spesi per sua A. Ser.ma in Fiorenza come appare per una allegata a detta polizza e per littere di credenza, dalle quali si può vedere il tutto, il qual credito non ho potuto io in persona riscuotere per essere io stato occpuato molti anni in Fiorenza al servizio del Gran Duca et anche per le continue guerre, et travagli, che hanno tenuto in travaglio la medesima Altezza di Savoia, ma il suddetto mio credito è vero, et reale, da non dubitare di poterlo riscuotere siccome dovuto da Principi di buona conscienza et che sanno d'havere havuto da me quello che contiene detta polizza con l'allegata lista, quale è sigillata, e sottoscritta alla chiusa di mano del suddetto Duca bo: me: Volendo che detto Hospitale procuri di recuperarli e di questi rinvestire scudi duemille a suo credito, et benefitio con questo però, che siano obbligati gli Officiali Superiori, et Ministri protempore di esso Hospitale far celebrare in perpetuo una Messa quotidiana nel med.mo Hospitale per l'Anime del Purgatorio, con dichiaratione che il detto investimento si fa de denari lasciati da me con il sud.tto peso di celebrare la sud.ta Messa quotidiana in perpetuo come sopra, et perciò voglio che detti SS.ri Superiori, et Ministri, debbeno sopra una lapide fare intagliare detta obligazione, a ciò non vadli in oblivione et quelli protempore, che soprastaranno al detto Hospitale habbino da sapere l'obbligo loro, et esseguire la mia mente, et così scritta detta pietra affigerla in un luogo della Chiesa di esso Hospitale, che si possa pubblicamente vedere, quale investimento voglio non si possa mai vendere, ne alienare, ne in qualsivoglia modo obbligare, ma debba sempre et perpetuamente stare inalienabile sottoposto solo al peso di detta Celebratione, et in caso che detti scudi doimille si restituissero da quelli in chi fossero stati investiti si debbino di nuovo rinvestire, et ad effetto di rinvestirli nell'atto della loro restituzione, quando però non si habbia in pronto l'investimento si debbino depositare nel S. Monte della Pietà di Milano, con conditione che non si possino levare di lì, se non ad effetto di rinvestirli con le dichiarationi, e conditioni sudette, et ciò si debba fare et osservare tante volte quante venisse il caso della restituzione di detti scudi doimila in perpetuo etiam nelli rinvestimenti pro tempore da farsi et non altrimenti. Gli altri scudi mille siano tenuti detti SS.ri Superiori pro tempore depositare al Banco di S.to Ambrosio di Milano a' eredito, et disposizione al mio figliuolo naturale Gio. Batta. Mola, quale voglio che debba investire detta somma di denari, o in censi o in beni stabili, o in luoghi de monti qui in Roma a sua elettione, et di detto investimento possa solamente goderne il frutto fintanto che sarà arrivato all'età di anni 25 finiti, nel qual tempo poi voglio, che possa disporre tanto delli frutti quanto della sorte principale di esso investimento a suo beneplacito, et in quanto fosse morto d.to Gio. Batta. voglio che di detti scudi mille se ne maritino tante zittelle comasche honorate, et di buono et honorato parentado dalli Sud.tti SS.ri Superiori, incaricando in ciò la conscienza loro volendo però che detto Gio.Batta mio figlio tenga particolare cura di detta Anna mia figlia, et sua sorella, et operare, che non sia maltrattata da suo marito, commandandogli io tutto ciò con quella auttorità, che ho spara di lui come Padre.

Lascio al Hospitale di S. Carlo al Corso tutte le mie pitture cioè quadri, dissegni a mano, di diversi valenti Pittori, et carte stampate et libri (segue una riga cancellata e sostituita con) stampati di diverse sorte [1], et una guardia di spada smaltata, che per essere opera singolare, et di grandissima spesa, e fatica e degna di ogni gran Re, o Imperatore per essere opera unica, che forsi mai più ha per riuscire ad altri, et è opera nova, la quale guardia con suoi finimenti per il pugnale, et la centura, et pendagli con ferri smaltati, ogni cosa non si può fare per pagamento, che sia, perché non ci è danaro, che la paghi, ma per terminare il suo giusto, et honesto prezzo doveria essere almeno pagata tremila scudi d'oro, che se si farà prova di cercare se ci fosse persona idonea che gli bastasse l'animo di fare un'opera simile, se colui che si sia non fosse un balordo, non si obbligherà mai a farla per tal prezzo, perché se egli la facesse saria più tosto un stupore, o meraviglia che cosa riuscibile, siccome io che l'ho fatta con grandissimo tempo, dico che anche ci sia concordo l'aiuto del Cielo, et piutosto un miracolo, che cosa sicura da potersi fare un'altra volta, e perciò sia messa in consideratione de Principi grandi acciò sia pagata l'honesto prezzo, della qual guardia e suoi finimenti dalla M. Ser.ma di Toscana me ne fu offerto mille et cinquecento scudi, che per non essere conveniente io non la volsi lasciare. Questa poca narrativa l'ho fatta per avvertire gli Sig.ri Superiori di detto Hospitale a non lasciarsi ingannare dalle parole di pochi intendenti, et darla a vil prezzo, et la raccomando che ogni due, o tre mesi, sia stropicciata con una straccio di tela sottile e bene asciuto per vietare, che non si aruginisca, e toccar bene con il panno da per tutto, et tenerla lontana dall'humido, e darne avviso a Principi Grandi, che sarà abbracciata, et comprata e tenuta carissima fra le gioie singolari detta guardia, et suoi finimenti insieme con le mia pitture, sud.tte, et dissegni, e stampe, libri, (altre due parole cancellate) [2] vogliono almeno sei mila scudi d'oro, volendo, che quando si consegnaranno si faccia particolare et spetiale inventario, et descrittione d'ogni pezzo di detti quadri, et del numerato de dissegni a mano, et anco delle carte stampate di stampa di rame antiche, e moderne, con questo però che gli Sig.ri Superiori, et Ministri di detto Hospitale, che saranno pro tempore siano obbligati fra quattro anni prossimi dal giorno della mia morte, et prima, se prima si potrà, et trovarà occasione a propposito cosa vendere le sud.tte pitture, et altro come sopra espresso, avertendoli, che non si lascino persuadere a venderli a vil prezzo, et che procurino di cavarne almeno gli detti seimila scudi di m.ta, o quella maggior quantità, che si potrà, et la qualità dei tempi richiederà, aggravando in ciò la conscienza di chi soprastarà a questo. Et del denaro, che si ritraherà di dette cose voglio, che d.to Hospitale ne investisca scudi duemila m.ta in tanti luoghi de Monti non vacabili a favore del sudetto Gio. Batta mio figliolo naturale, se però al tempo della mia morte sarà vivo, e verrà esso in persona, o manderà fede autentica dalle sua supervivenza con conditione però, che detti luoghi de Monti non si possino vendere ne risegnare se prima non sarà arrivato all'età di anni 30, et in questo mentre possi usufruttuarli et il restante del denaro, come sopra da ritraversi, si come anco in caso che detto Gio.Batta non fosse vivo li detti scudi duemila, voglio parimenti si investino in simili luoghi de monti non vacabili a credito di detto Hospitale, il quale sia tenuto del frutto di detti luoghi de monti pagare per venti anni continui dal giorno che sarà fatto investimento prossimi scudi centocinquanta l'anno alla povere figliole sverginate, che stanno tutte unite sotto la fondatione del Sig. Mottolio Brandi all'oratorio di S. Filippo Neri in strada Giulia, e che del resto di detti frutti siano anco tenuti, et obbligati a pagare di detti scudi sessanta di m.ta l'anno alla detta Sig.ra Angela Catterina Spiga mia moglie finche ella diverrà, et starà in Roma di doi in doi mesi conforme si pagano i frutti dei lochi dei monti, e parimente voglio, che faccino celebrare in perpetuo una Messa quotidiana per l'anima mia e de miei parenti predefonti, e che moriranno pro tempore secondo la mia intentione e anco quando venisse il caso, che detta Anna mia figlia restasse vedova morendo Bernardo Gallo suo marito, voglio che in questo caso debbino assegnare, et risegnare liberamente a d.a mia figlia dieci luoghi delli Monti sudetti, che compreranno, et perciò nelle lettere patenti delli Loghi, come sopra da comprarsi, voglio che si faccia espressa mentione, che il lor prezzo proviene dal presente legato, et si dichiari, che stanno sottoposti alli sudetti patti. Et per questo anco voglio, che mai in alcun tempo, ne sotto qualsivoglia pretesto etiam di maggior utilità, si possino vendere, risegnare, obligare, hipothecare, et in qual si voglia altra maniera alienare etiam il vocabolo dell'alientione largamente pigliato, ne sopra quelli, loro proprietà, et frutti in alcun tempo si acquisti a nessuna persona ragione, o attione alcuna, ma sijno sempre, et in perpetuo, inalienabili, et sottoposti alli suddetti pesi come sopra specificati. Et in evento di estrattione, o estintione di detti luoghi, o da alcuno di essi il loro prezzo si debba depositare nel sacro Monte della Pietà di Roma e credito di detto Hospitale, per non levarli di li se non ad effetto di reinvestirli in altri luoghi non vacabili con le dichiarationi, e conditioni sudette, et questo si debba fare et osservare tante volte quante venisse il caso dell'estrattione, o estintione di detti luoghi, etiam nelli rinvestimenti pro tempore da farsi, del che dovrà costare a detto Sacro Monte per fede del Segretario delli monti, che si compreranno. Voglio anco, che sudetto Hospitale di S. Carlo paghi scudi cinquanta l'anno o rassegni dieci luoghi de monti alla chiesa della Traspontina in Borgo, alla quale anco debba consegnare la mia tavola di San Carlo, se di già non sarà da me consegnato per adornare l'Altare di San Carlo in detta Chiesa , e voglio che i padri pro tempore di detta Chiesa siano tenuti in perpetuo celebrare una Messa il giorno a d.o Altare secondo la mia intentione, e faccino un adornamento recipiente di valore almeno di scudi trecento, se però non l'haverò fatto io in vita, e nella festività di S. Carlo al sud.to Altare cantino un Messa solenne con musica per l'honor di Dio, e del Santo, e cosi il giorno della festività di S. Michele Arcangelo un altra Messa solenne nella stessa maniera.

A Gaspare Morone mio nipote lascio tutti i miei ferramenti, polzonerie (?), conij, alfabetti, torchi, modelli, e tutti i metalli da me ceselati, e rinettati (?) per fare camei, et medaglie moderne, opere di pietre dure di gioie comessi quadretti e monti con le sua croci e basamenti di pietre elitropria corniciati del'istessa elitropia e molti ovatini di diverse pietre lapislazuli et altre sorte diverse di pietre parte legate in oro e parte da legare per farne medaglire e camei della mia inventione come esso vederà dalli secreti che gli lascio scritti [3] et anco alcuni libri contrasegnati con sopra il nome di esso Gaspare Morone legati e sigillati, delle quali cose tutte voglio che se ne facci inventario, e nota particolare, con questo però, che detto mio nipote debba avere particolar cura et protettione mia figlia, et sua sorella cugina, alla quale è tenuto etiam per vincolo di natura, e fare in modo, che possa conoscere detta mia figlia, che io ho proveduta d'un buon defensore, oltre però al patrocinio dell'infrascriatta mia herede, il qual mio Nepote voglio, che in caso, che detta Anna mia figlia rimanesse vedova sia tenuto, et obbligato restituire la metà di tutte le sud.te cose da me lasciatoli, come sopra a d.a Anna mia figlia, alla quale anco debba lasciare copiare gli secretti manoscritti, che gli lascio in detti libri, a ciò essa mia figlia possa a suo beneplacito farne partecipi i suoi figlioli che avesse rimaritandosi e sij tenuto reintegrare il livello della casa del fasolo orefice in Milano sapendo egli che io prestai al q. suo Padre per liberarlo da molte necessità scudi doicento di d.to livello che fu comprato da Gio. Batta. del migliore orefice milanese e contati al d.to suo Padre Girolamo Moroni, quali scudi 200 voglio gli restituisca alla mia erede infrascritta [4].

In tutti gli altri miei beni stabili, mobili, semoventi, ragioni, attioni, crediti et nomi di debitori di qualunque sorte in qualsivoglia luogo posti, et essistenti, et a me spettanti, et appartenenti, et che si possono spettare, appartenere per l'avenire et in tutta l'universal mia heredità, eccetto gli sudetti legati, mia herede universale faccio, istituisco, nomino, et voglio, che sia la Santa Casa della Misericordia di Como mia patria, alla quale eccetto gli sudetti legati lascio l'universale mia eredità, et beni con questa conditione però, che li Superiori, et Ministri pero tempore di sudetta casa habbino d'haver cura, protetione particolare di d.ta Anna mia figliola maritata, ma mal maritata in d.to Bernardo Gallo da Como; et procurare, et fare in modo che detto Bernardo la tenghi da moglie e non da schiava, e non la maltratti, come ha fatto per il passato; poiché per gli suoi mali portamenti e trattamenti et enormi suoi eccessi misse in tal necessità la detta povera mia figlia, che fu forzata così gravida com'era ritirarsi appresso di me, e sua Madre mia moglie li mesi passati cioè del mese di s.mbre 1630, e stette meco lontana dal p oter di d.o Bernardo, che hebbe a dire pubblicamente haverla presa per la robba, et non per haver lei; che già era securo di succedere havendola ingravidata, fino alle tempora di Natale seguente, sopra di che fu intentato il divortio, si come anco ne nacque querela criminale nelli atti del Nevola (?) AC notaio dove fu fabricato il processo, e poi trasportato all'Archivio di Roma, ma poi perché d.o Bernardo si gettò a' piedi di d.a mia figlia, et con parole di grandissima humiltà gli dimandò perdono, et gli promisse di mutar vita, et per l'avvenire trattarla come si conveniva ad una moglie, et ad un buon marito, la poverella indotta da queste buone parole ritornò con esso lui. Et perché io come Padre devo procurare il bene, et la quiete di d.a mia figlia, perciò ordino à detta mia herede, et alli superiori, et Ministri di essa pro tempore, che tenghino ogni mezzo possibile per sapere continuamente lo stato di d.a mia figlia, et gli portamenti, che d.o Bernardo gli fa, et procurare mediante la giustizia, quando a questo essa mia figlia consenta di levargliela di mano, et di metterla in qualche Monasterio di Monache ad elettione di essa mia figlia, et per più severamente potergliela levare dalle mani, si servino di una scrittura; quale è hoggi appresso di me, et copia della quale sarà in fine di questo testamento registrata ad verbum, che ha sottoscritto d.o Bernardo, quando procurò che la mia figlia ritornasse da lui con dire et promettere che mai più l'havesse maltrattata, gli dava licenza in amplia forma della Rev Camera che ella si potesse levar da lui, e fosse fatto divorzio senz'altra contradittione, et l'originale di d.a Scrittura, acciò si habbia in perpetuo da vedere, io esibirò, et produrò nelli atti del Fonthia notaio A.C. dal quale sempre potranno cavarne la copia per valersene all'occasione essendo anco sottoscritta dal Parrocchiano di San Celso in Roma nella via di Banchi.

Alla qual mia figlia in caso che restasse vedova morendo d.o Bernardo, come sopra ho detto, d.tta mia herede sia tenuta sborsarli altri mille scudi di m.ta liberamente oltre quelli di che io l'ho proveduta. Voglio anco, che d.a mia herede sia tenuta pagare a d.a mia moglie, sin che viverà, ogn'anno scudi sessanta di m.ta a paoli dieci per scudo, quando però essa mia moglie sarà tornata nella patria, et caso, che voglia starsene qui in Roma, d.a mia herede gli detti scudi sessanta, voglio gli paghi al sud.o Hospitale di San Carlo di Roma a ricompensa di altrettanti, in che io l'ho gravato a favore di mia moglie, con questa dichiaratione però, che se mai in alcun tempo d.a mia moglie volesse unirsi con d.o Bernardo, ò vero fare a d.to Bernardo o lui vivente a d.ta Anna mia figlia [5] parte di quello, che io gli lascio debba subito cadere da questo, et ogni altro legato, che gli ho fatto come d'adesso per allhora la privo, et assolvo d.a mia herede, e d.o Hospitale dal pagamento di detto legato et di ogni altra cosa lasciatogli, et questo non per odio, che io porti del sudetto Bernardo, ma perché così mi piace disporre delle cose mie. In oltre voglio, che d.a mia herede, et suoi ministri pro tempo siano tenuti a fare celebrare una messa in perpetuo de morti secondo la mia intentione ogni settimana, et perciò io voglio, che d.a mia herede, et suoi Ministri, doi mesi doppo, che haveranno havuto notizia della mia morte et di questo mio testamento debbino accettare questa heredità con le conditioni, et pesi specificati, et caso che non volessero accettarla con le conditioni sudette, overo mancassero di adempire quanto si contiene in questo testamento, voglio, che subito passati gli detti doi mesi; et non seguita da d.a accettazione o vero mancato nell'adempimento di quanto ho sopra disposto, cada da questa mia heredità, et in essa intieramente, et con le conditioni; et pesi et altro sopra specificati succeda, et debba succedere, si come io d'adesso per allhora faccio, constituisco, et nomeno l'Hospitale di fuori della med.ma Città di Como et questo voglio, che sia il mio ultimo testamento, et mia ultima volontà; quali voglio che vaglino per ragione di testamento noncupativo sine scriptis, et se per tale ragione non valessero voglio che vogliano per ragione di donatione, per causa di morte, per ragione di Codicilli: et in ogni altro meglior modo, che io posso e devo cassando, et annullando qualsivoglia altro testamento, et ultima volontà, che io avessi fatto per il passato con qualsivoglia parole, et clausole, et derogatorie delle derogatorie delle quali dovesse farsene espressa mentione, volendo, che questo vaglia, et prevaglia à tutti gli altri, et in fede il presente testamento sarà sottoscritto di mia propria mano in Roma questo dì 5 Agosto 1631. Io Gasparo Mola soprad.to avendo letto da principio sino al fine il presente mio testamento scritto di mio ordine da persona a me fida e quello havendo io acomodato in alcuni lochi di mia propria mano come sopra si vede, testo e dispongo in tutto per tutto conforme in esso si contiene mano propria.

Avvertimento alla sud.ta mia erede e prima io dico che la mia casa in Milano posta in Porta Ticinese in Viasena (?) si è affittata per il pasato anue lire cinquecento Imperiali; della casa e botega di Como non posso dire di quanta cavata sia poi ché la lasciai godere a mio Fratello bo: me: similm.te il boteghino da orefice acquistato da d.to mio Fratello, e che oggi aspetta a me come suo erede, e affittabile facilm.te per essere ad uso d'orefice vi è un livello anuo di L. 140 sopra la casa del q. Carlo Fasoli orefice, che la sorte principale ascende a L. 2000 imperiali come si vede per istrumento rogato dal Sig.r. Gio. Batt.a Vitale la coppia del quale si come anco quelle delle compre di mia casa sono appresso di me fra le mie scritture. Si può anco o un censo a mio favore, con il Comune di Sorico già compro della bo: me: di mio Padre et havendolo goduto mio Fratello sudetto sino alla sua morte io non so quanto importi delle rendite delle sud.te case et altro come sopra specificato e di qualsivoglia altra cosa adesso e per tempo a me spetante potra la sud.ta mia erede pagare a d.ta mia moglie sinché ella viverà gli sud.ti scudi sessanta all'annuo nel modo ch'io ò detto nel mio testam.to scritto pregandola instantem.te che voglia far questo pagam.to prontam.te acciò d.ai mia moglie possa quei pochi giorni che gli avanzano godere questo poco di che la riconosco.

Segue il tenore delle scritte del sud.to Bernardo Gallo delle quali io fo mentione nel mio testam.to et è questo cioè:

Molto Ill.re Sig. Bernardo poiché V.S. mi à pregato a scriverli di mia mano una lettera sono costretta dalla necessità à scriverli di queste cose che forsi a ricordarle vi faranno ravedere delli vostri grandi disordini. VS sa come lei procurò che io gli fossi sua moglie con ogni sorte di maniere, sia movere persone eminentissime a procurassi, licenza di sposarmi, senza voler aspettare che si notificasse in chiesa conforme si constuma, che pure seguì due volte come il vostro desid.o che da quell'inditio si poteva suspettare che V.S. non mi tolse per moglie con animo di amarmi e d'entrare nel peso del matrimonio con bona intentione. Anzi il pensiero di V.S. fu solam.te con intentione di guadagnar la dote et la robba del S. Padre. V.S. sa in buona conscienza come mi avete trattata dal primo dì che mi avete dato l'anello sino all'ultimo, che fui sforzata a ritirarmi dal S. Padre e Madre per non morirmi di fame, sono stata sottoposta alla discretione di V.S. e sempre vi sono stata obidientiss.a ne mai di mio animo vi ho dato alcun disgusto mi sono studiata di essermi in ogni cosa fedele et ubidiente, e S.V. senza nisuna causa mi avete fatto tanti trattamnti che sono infiniti et indicibili, dirò solamente quelle cose più mi avete tormentata. L'avermi più volte messo le mani alla gola per strozzarmi V.S. lo sa che una volta credeij d'esser finita tanto fortem.te mi stringesti la canne della gola, che se non era forsi il timore della Giustitia non avresti levate le mani che mi haveresti finita che io mi sentii a schizzar gli occhi fora dal capo, è mi restò offeso internam.te dolore nella gola, e V.S. sa che lei se ne avide d'avermi quasi condotta a quel termine di morte che mirandomi avete confessato che mi mordessi le labbra della bocca fatte nere, sa anche V.S. quante volte mi avete minacciato la morte con dire chi sa per Dio che io non ti ammazzi una notte in sogno, che di queste parole le avete dette alla presenza d'altre persone e che non volessi che io facessi più figlioli che questo sarà l'ultimo e mi hauete detto che se io mi ammalassi che no(n) avresti pacienza di tolerare lunga malattia, con minacciarmi la morte liberarti di me e che volevi che io havessi dato la zinna per non pigliar la balia, sapete Sig.r Bernardo che mi havete fatto patire della fame é volevi che io non mangiasi più di tre o quattro pomellini di cacchiatele bufaline, perche con una sol cacchiatella à servito per pranzo e per cena a tutta due la sua e V.S. ne mangiava lei la parte sua, se bene qualche volta di rado tolevi doi pagnotelle per far zuppe o pan cotto. Se io non fossi salita di sopra dalla S.ra Madre a sfamarmi più volte l'avrei fatto molto male nelle vostre mani, e quante volte essendo io gravida volevi che io mangiassi cose stomacose e se non mangiavo quelle non volevi ch'io mangiassi altro, e quante volte cossì gravida mi avete mandata di sopra in cucina a pigliare quando in un piatto e quando era cosuccia di vostro gusto senza necessità e solo per farmi patire quello stato di gravidanza che io sempre e quante volte vi piaceva andavo obedientissima l'una appresso l'altra ansiando e sopportando con patienza e mai avete voluto pigliar serva per avaritia et io ò patito tanti travagli che V.S. lo sa, come vi da il core ch'io possi aver animo di ritornare a questi patim.ti quante volte havete ingiuriato il Sig. Padre e Madre con ingiuriose e brutte parole di disonore, e bisognava che io le tacessi, che se io havessi palesato nulla minacciavi di ammazzar ogn uno e questo perche pretendevi che essi havessero donato e fatovi rinuncia d'ogni cosa che dolore era il mio à sopportare cossì inique ationi, e pure havevi da loro tante cortesie che si havevano dato il più bono di casa da goderne ve ne ricordate, e dovete anche ricordarvi quante volte mi gettavi nel viso quel vostro sporchezzo che vi levavi dalla fontanella, che io una volta per avervi detto o che procedete mi serasti fora di camera e mi faceste stare di molto tempo minacciandomi se io entravo di volermi scannare quante volte mi haveta fatta stare sopra una sponda del letto scoperta vi avilupavi nelli lenzuoli e coperte che non volevi che io vi toccassi e biastemavi orrende biasteme con altri minacci se io mi fossi voluta ricoprire e sempre siete stato di crudel maniera a non portarmi rispetto almeno per esser io gravida, e per trovare occasione di strapazzarmi mi dicevi che io era figlia d'uno artigiano e V.S. esser un gentilhuomo, che poi, chi è il Sig.re Padre e chi era quello di V.S. che dignità non la cede punto alla casa sua che le sue virtù sono ricercate da Principi et è stato ben visto et accarezzato dalle Maggior Corti d'Italia e l'honorano come merita, a tal che V.S. mi à strapazzata a torto perché sono da quanto lei, e vi ho recato dote che si sa che non l'avete mai trovata tale; ne una par mia per gratia di Dio, e d'honore e di boni costumi che della bellezza potessi trovar meglio e peggio., ma migliore di conditione honorata non già mai perché non la cedo a un'altra in questo grado, ma se io fossi stata la più vil femina del mondo non potevi far peggio che habbiate fatto. accomodasti una corda dietro a luscio di sala che dubitai l'avessi accomodata per darmi il tracollo a me, che io la levai per paura del caso che poteva intravenire, e quante volte mi avete spaventata mentre chiamavi il diavolo che vi aiutasse, e che vi cacciavi le mani nella zazzera, con quelli occhi spaventati sempre invocando il diavolo che me ne fuggivo su dalla Sig.ra Madre ne ardivo di palesare quelle vostre pazzie, havermi fatto lavorare e cuscire tanto tempo su quella veste turchina V.S. lo sa e mi avete fatta stare al solleone nel mezzo dì con il capo scoperto à quel ardore minacciandomi se mi fossi levata di volermi dare, forse per farmi patire qualche infermità da morirmi. Non finirei mai se io volessi dire tutte le qualità de ingiurie e minacci che mi havete fatti per un spatio di undici mesi che io vi sono stata nelle mani però io non nego di esser vostra moglie e di perdonare per amor di Dio il tutto, ma almeno confessate di vostra mano che io ò detto solo il vero, e che siete pentito di quanto avete fatto contro di me e di mia genitori è scriverete qui sotto conforme che sta scritto in questo polizzino acciò si possa fare il S.to Natale con la S.ta Comunione perche siamo christiani, ma quando mi ricordo che senza causa quasi sempre stavi ingrugnato senza parlarmi le settimane intere mi risento tutta à solo pensarli, però il perdonare offese grande sono atione d'animo grande. V.S. faci adunque questa humigliatione di sottoscrivere esser il vero ciò che sta qui scritto e che non farete mai più tal cose che anche Iddio vi perdonerà di casa questo dì 16 di dicembre 1630 di V.S. molto illustre vostra Moglie Anna Mola. Io Bernardo Gallo accetto quanto di sopra per esser tale la verità e prometto per l'avenire non incorere più in simili errori e se per sorte che Dio nol voglia contravenissi ad alcune di dette cose mi contento che d.ta mia moglie possa senza altra licenza tornarsene dal S.r suo Padre, e che non si tenuta più a tornare da me e che questo s'intenda perpetuo divorzi tra di lei e me senza altre prove judiciarie, e cosi giuro e prometto a Dio da gentilhuomo e vero Christiano con ogni sincerità et a cautella di d.te mia consorte mi contento che tale agiustam.to et accordo s'intenda senza pregiuditio de tutte ragione che al presente se gli competano e non altrimenti et in fede ho scritto e sottoscritto la presente di mia propria mano questo dì di dicembre 1630

Io Bernardo Gallo mano propria.

Io Don Fran.io Antonio Ghianes Curato di San Celso fui presente e testimonio .

Per la presente si dichiara essendo nati diversi disguidi tra il sig.r Gasparo Mola et il Sig.r Bernardo Gallo suo Genero, gli mali portam.ti fatti da d.tto S.r Gallo alla Sig.ra Anna sua consorte per gli quali essa Sig.ra Anna si era ritirata appresso suo Padre e sua Madre con animo di fare divortio con d.to Sig.r Gallo essendone per causa stato fatto processo di d.ti mali portam.ti per gli atti del Nucola Notaio di Mons.r Auditore della Camera, al qual processo si abbia relatione, e fia che il Sig.r Gallo si é accorto (macchia) d.ti mali portam.ti averli fatti et esser palesi anche a maggior parte dei vicini, domandandone hora perdono confessa esser vero ciò per lavenire promette non incorere in simili inconvenienti e di non voler fare detti mali portam.ti ma di trattare e portarsi bene tanto di d.ta sua consorte e tanto in fatto q.to in parole et in evento di contrario e che d.to S.r Bernardo cessasse nell'osservanza di detta promessa delli boni portam.ti o in qualsivoglia modo desse causa di disgusti in tal caso d'adesso per allora d.to Sig.r Bernardo rinuntiando qual si voglia privilegio et attione che se gli competesse di poter domandare per ragione d.ta sua moglie si contenta che essa sua consorte possa senza altra giustificatione giudiciaria ritirarsi appresso di d.to Sig.r suo Padre e Sig.ra Madre o in Monasterio o in altro logo decente al suo grado e conditione e che si intenda senza altra prova fatto divorzio e di più per esser passato tra esso S.r Bernardo e d.tto Sig.r Gaspero diversi interessi di dare et avere hora volendo come é giusto il d.to Sig.r Bernardo riconoscere la verità delle cose promesse e fra di loro passate farne scrittura privata far di loro di qui è che d.to Sig.r Bernardo confessa di haver avuto tutte le cosse che mancano nell'inventario ultimam.te fatto. delle quali volendone d.to S.r Gaspero special nota d.to Sig.r Bernardo prometta farlo ad ogni sua requisitione o rimettere il tutto a due persone da ellegersi una per parte, et inoltre per adempimenti et in esecutione della sua bona voluntà circa dei boni portamenti che dichiara voler fare a detta sua consorte per la presente promette e si obbliga pigliar casa condecente allo stato dell'uno e l'altro coniugi vicina all'abitatione del d.to S.r Gaspero, e che sia lecito alla Sig.ra Angela sua Moglie andarvi ad ogni suo piacere e cossi faccia andare la Sig.ra Anna sua Moglie in casa del detto Sig.r suo Padre et anco d.to Sig.r suo Padre possa andarvi. Item che sia obligato d.to Sig.r Bernardo pigliar la serva e subito partorito, e per qualche giorni avanti aver provisto d'una balia et anco de letti et altri finimenti di casa necessari. Item che volendo il Sig.r Bernardo far mutazione di serva o balia ciò habbia da esser con consenso di d.ta Sig.ra Anna sua consorte et per osservatione di tutte le cose predette d.tto Sig.r Bernardo si obbliga in forma Camera Apostolica consentendo et in forma quarantigia et in qualsivoglia forma e modo di obbligarsi dove sarà presentata la presente et in fede à sottoscritto la presente di sua propria mano in presenza delli infrascritti testimonij in Roma questo dì 18 di dicembre 1630.

Io Bernardo Gallo mi obligo q.to di sopra et accetto quanto nel pred.to foglio si contiene mano propria.

Io Gio. Battista Rivi fui presente a quanto sopra mano propria.

Io Gio. Donato Lanza fui presente a quanto di sopra mano propria.

Io Francesco Ant.o Ghianes Curato di San Celso fui presente a quanto di sopra mano propria.


1. aprovo questa cassatura io Gasparo Mola mano prorpia.

2. Gasparo Mola (approva la cancellatura).

3. Io Gasparo Mola mano propria.

4. Gasparo Mola.

5. Io Gaspare Molo approvo.