
Roma, 19 gennaio 1569
Med. 5085, [già num. 1], cc. 1r.-1bisa.
Da Bracciano me ne venni domenica a Roma in carrozza con pochi dei miei appresso in modo ingannando i pensieri di chi havesse preparato d'incontrarmi, che l'entrata mia fu con quella modestia che dal consiglio di monsignor mio Illustrissimo Pacecco havevo compreso dovere essere più secondo l'animo di Sua Santità, cioè senza alcuna sorte di pompa o d’affettata apparenza. Fui visitato tutta quella sera da molti cardinali et altri, a quali m’ingegnai di sodisfare con quelle dimostrationi d’animo grato et amorevole che meglio potetti. Lunedì mattina assai per tempo me n'andai a Palazo dove, aspettato per certo poco spatio il commodo di Sua Beatitudine, fui ammesso alla audienza, la quale hebbi con sì grata accoglienza et con dimostratione di così benigno affetto ch'io non havrei desiderato più. Fece segno di sentir con molto contento quel ch'io le dissi dell'animo di Vostre Eccellenze verso di lei et de la salute loro volse da me particolar novella. Poi dopo haver presentata tutta la mia famiglia ai suoi beatissimi piedi, l'accompagnai alla cappella, senza haver passato con lei ragionamento se non generale, //c.1v.// come so che ha scritto monsignor mio Illustrissimo Pacecco. Desinai quella mattina medesima col cardinale Alessandrino, dove fu Sermoneta et, più tosto invitatisi da se stessi studiosamente che chiamati o aspettati, Gambara et Aragona. Né fra la dolce conversatione occorse cosa degna di scriversi. Dipoi in qua non ho havuto hora libera dalle visite, et pur hormai sono ridotte a termine che passato domani potrò dare principio alle mie et andarò espedendole con manco molestie et più allegramente. Stamane venne il cardinale Amulio al quale in buon proposito non mancai di fare noto il buon animo di Vostra Eccellenza verso di lui, come ella mi comandò. Restò contentissimo et, pregandomi a baciargliene la mano in suo nome, si sforzò di persuadermi che egli si renderebbe sempre meritevole della gratia sua. Nel visitare Sua Signoria Illustrissima et gli altri di questo sacro collegio dovrò haver commodità di scoprir qualche humore, de quali questa corte è sempre copiosa per la diversità de fini, et mi ingegnarò di trattar con ciascuno di maniera che nessun giorno passi senza acquisto et conosca Vostra Eccellenza non essere //c.1bis// stata vana questa venuta mia per il servitio et satisfattione sua, alla quale hanno da mirare sempre tutte le mie attioni. Fratanto supplico Vostra Eccellenza a darmi continue occasioni di servirle, certificandola che così comportarò più facilmente l'assenza mia da lei, alla quale bacio la mano con pregarle ogni prosperità.
Di Roma li xix di gennaro 1568.
[Post scritto autografo] Martedì sera fu qui, finite le visite, il cardinal Sforza et Pacecco, finite che hebero quasi tutta la setta farnesiana le visite, et Sforza ci disse a tutte a dua che Farnese lo haveva invitato a cena et che lui non voleva andare se io non me ne contentavo; et di più, che lui haveva paura di qualche tiro nel magnare. Io li risposi che non mi dispiaceva, perché a Pacecco non pare che l'omo mostri l'animo suo tanto scoperto per ora, fino a l’ocasione qui s'andrà guadagniando de li amici a noi et inimici a Farnese con modestia.
a Si tratta della prima lettera della filza.