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Roma, 20 settembre 1585
Med. 5092, n° 79 (c. 195rv), firma autografa
Col mezo che ho di persona confidentissima spero di condur Morazano dove vogliamo, sì che nessuno saprà mai di mio consenso, anzi apparirà il contrario per il romore che farò, non apparendoci altro che l’ordine del papa con li ministri che maneggiano la trama, et Vostra Altezza sarà avvisata. Si sa che con lui sono banditi d’avanzo, ma Sua Santità desidera più oltre, et al fine potrà contentarsi di questo quando altro non si possa. Ringratiando io Sua Santità della congregatione che scrissi, ella amorevolmente mi disse, che molto volentieri ordinarà, che io entri in tutte se voglio, ma io non accettai se non di quelle che hanno proportione con la mia conditione, et io non dubito che mi farà sempre honore, perché non le do cagione se non di sodisfarsi di me. Il flusso che ella patì, come è suo ordinario, così le resultò in salute, et sta hora benissimo, et io nondimeno a nome di Vostra Altezza farò l’offitio che la mi comanda. Queste commessioni d’Altopasso, et di Vecchiano [1] trovo che sono d’uno passate in un altro, et restate così, mentre gl’ultimi hanno accettato l’offerte de primi, ma non se ne sono valsi, et li primi non hanno trattato per le commessioni alterate, et credami Vostra Altezza che la lungheza non è venuta mai da negligenza di sollecitatori, ma da colpa di questi ministri, con i quali so io che mi fu impossibile fare maggior progresso […]a con tutta l’opera che se ne facesse. Hora ho detto all’Arcivescovo che sia con l’ambasciatore et faccino quel che si può, avvisandomi dove //c. 195v// vogliono l’opera mia. Don Pietro [2] ha voluto che io veda quanto li viene scritto di Spagna, et li risponda quanto mi accade, l’ho fatto, et, se accettarà il mio parere, si andarà stringendo alla conclusione, come Vostra Altezza vedrà, alla quale gl’ho detto che ne dia parte, et lo sottoponga al suo giuditio.
Al mio giardino havevo quattro schiavi, quali non potendo io guardare dall’industria loro della fuga, mi sono resoluto mandarli con gl’altri che vengano a Vostra Altezza, et sono quelli et quali ella vedrà dall’inclusa nota, conforme a la che si dette alli condottori. Quel Solimanno che era di Riano [3] intendo esser di qualche importanza, et perciò di buon ricatto. Potrà Vostra Altezza servirsene con gl’altri suoi, et farne il suo servitio, et se mai le parerà di cambiarmeli in negri di servitio mi saranno più cari che questi. Uno altro ne tengo recuperato in Portercole, dove ho ordinato che sia consegnato alle galere di Vostra Altezza se con altra commodità non vorrà farlo condurre a Livorno. Le ho parimente inviato un gatto da zibetto che è piacevolissimo sì che n’harà gusto. A conto de suddetti schiavi pigliarei volentieri Girolamo battezato, il quale intendo esser quieto, et fermo con l’animo fra noi, ma però questa mira s’ha da regolare con il servitio di Vostra Altezza, et sendo quanto mi accade le bacio la mano.
Di Roma li xx di settembre 1585.
bIl Cancelliere Camaiano [4] le scrive l’alligata per sua notitia a che fare è stato persuaso da me.