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Roma, 29 gennaio 1569
Med. 5085, [già num. 8], c. 13r-v.
Venendo il vescovo di Narni in nome di Nostro Signore per le cagioni ch’io scrissi hieri, non ho voluto mancare d’accompagnarlo di questa mia più per buona usanza et per sua sodisfattione, che per altro bisogno. Da lui intenderà dell’esser mio et quel che di più le occorrerà voler saper dell’altre cose, ond’io non havendo altro da dirle resto raccomandandomi in buona gratia di Vostra Eccellenza con pregarle ogni maggior contenteza.
Di Roma li 29 di Gennaro 1569.
[Post-scripta] Monsignor Sangalletto, gelosissimo della gratia di Vostra Eccellenza, dubitando che ella non restasse offesa se nella causa con li Stufi uscisse da Sua Santità qualche sententia preiuditiale al patronato loro della Badia, si risolse già un pezo di posponere l’utile suo certo a questa incerta offesa. Et però gli fece persuadere all’accordo, mostrando che si contentarebbe d’ogni poca pensione più per segno della sua ragione, che con disegno di tirarla lungamente. Adoprò me per mezano in questa pratica, nella quale gl’ho trovati così duri costà et qua che più non sarebbono se havessino in sicuro quel che hanno in pericolo non piccoloa. //c.13v.// Io l’ho conosciuto et lo provo tuttavia amorevolissimo mio et molto devoto di Vostra Eccellenza et in questa causa tanto rispettivo per riverenza di lei, ch’io non posso non amarlo assai et procurarli ogni honesta sodisfattione. Però la prego a fare qualche opra che li detti suoi avversarii o convengano con lui da per loro, o rimettino la cosa in me. Il che quando essi pure (forse poco prudentemente) recusino di fare, sia servita Vostra Eccellenza che esso Sangalletto (poiché con honor suo non può cedere) seguiti le sue ragioni con buona gratia di lei et sicuro che la non habbia da pigliarsi a male da lui se riescissino tali quali gli detti Stufi non vorrebbono. Vostra Eccellenza mi farà molta gratia a aggradir la buona volontà d’esso monsignor Sangalletto, che lo merita, et rispondermi, anco per mia sodisfattione, l’animo suob.
a Segue Voltisi.
b Segue un’annotazione autografa di Cosimo I: “Concino ve dir (sic! per vedi) il ben loro et non lo volendo intendere lasceremo usino le loro ragioni né ci terremo offesi in parte alcuna da lui, qual teniamo per nostro affetionatissimo servitore”.