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Roma, 5 febbraio 1569
Med. 5085, [già num. 11], cc. 20r-21r.
Stamane è stato a desinar con me il signor Hieronimo Bonello et, dopo molti ragionamenti larghi et domestici s’è ristretto a conferirmi il gran desiderio che ha d’andare a capo delle genti che Nostro Signore debbe mandare a questa guerra di Francia, soggiugnendo che, per essersi da molte esperienze conosciuto quanto volentieri Sua Santità per la sua troppa modestia s’astenga dalle dimostrationi d’inalzar i suoi et per la sua età, non vorrebbono né lui, né Monsignor Illustrissimo suo fratello proponere per se stessi questo a Sua Beatitudine, ma sì bene son certi che, se da altri fusse proposto et ricordato et gli si appresentasse come cosa pensata et approvata da altro principe, ella non sarebbe per discostarsene. A questo dicendo liberamente non conoscerne alcuno più a proposito che Vostra Eccellenza per la molta stima in che tiene Sua Santità i concetti suoi, né a cui essi più confidentemente ricorressino in ogni loro occorrenzaa più volentieri si rendessino obligati, desiderariano che ella ne facesse offitio con Sua Beatitudine et hanno volutob usar me per mezano et impetrar questo favore da lei. Ond’io conoscendo questa occasione (qualunche frutto produca) di mostrar a questi signori quella //c.20v.// volontà che più volte gli s’è testificata a parole et acquistarseli confidentissimi, prego Vostra Eccellenza ad abbracciarla con far ogn’opra quanto sta in lei che la conoscano desiderosa dello effetto. Che sarà, se ella (come da se stessa et senza alcun segno d’esserne pregata) lo dirà per suo parere al vescovo di Narni et (sendo egli partito) o usarà in parte la voce mia qua, o di suo pugno ne scriverà una buona lettera a Sua Beatitudine persuadendola a dare quel carico et honore a questo suo nipote. Il quale se ben giovane ha però presenza, è assai accorto, et potria haver homini di esperienza appresso di sé con il quale fondamento si sono indotti altre volte i suoi precessori aa commettere certi carichi a nipoti loro parimente giovani. È vero che Sua Santità pareva inclinata al conte di Santa Fiore et la elettione saria buonissima. Tuttavia potendosi dubitare se egli accettaria volentieri per diversi respetti, non par tanto ben ferma in quel suggetto che facilmente non descendesse in questo, quando dal parere di Vostra Eccellenza le fusse aperta quella via, che hora le chiudono i respetti della sua bontà, amando ella assai teneramente questo giovane. Onde si //c.21r.//desidera che ella faccia questo offitio il quale, qualunche effetto sortisca, si terrà occulto sì che altri non possa restarne offeso, non dispiacerà a Sua Santità et obligarà costoro, come se da Vostra Eccellenza istessa le venisse dato quanto desiderano, havendo ciò molto bene compreso dalle parole d’esso signor Hieronimo et da quel che m’ha fatto dire Alessandrino, il quale sopra tutto desidera che dalla banda nostra non si faccia alcun segno ond’apparisca che essi habbino procurato questo con lei, perché troppo nocerebbe a loro anco nell’altre cose con Sua Santità. Et perché la cosa debbe ricercare prestezza, oltra la secretezza, espedisco questo mio palafrenieri, il quale mi riporti anco indietro con la medesima diligenza quella resolutione che a Vostra Eccellenza sarà piaciuto di fare, a la quale dirò solo che queste sono le occasioni d’acquistare facultà di potere al tempo con maggior fondamento procurare il servitio di questa Santa sede, che si può dir uno istesso con quello che Vostra Eccellenza ha in mente, et con ogni affetto gli bacio la mano.
Di Roma li v di febraro 1569.
a Segue né a cui cassato.
b Segue musar con m cassato.
a A Ms. interl. sup.