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Roma, 4 ottobre 1586
Med. 5092, n° 153 (c. 400r-401r), firma autografa
//c. 400r//
Convenne, che finalmente Cesi [1] restasse oppresso dalla negligenza de medici, i quali se bene conobbero il male nello stomaco, stimando però l’origine nel fegato, et a quello indirizando buona parte della cura, se lo veddero mancare fra le mani, mentre non desperavano di recuperarlo. Habbiamo perso un buono amico, et io mi sono sodisfatto, ch’egli se ne sia portata, et alli suoi sia rimasta sodisfatione della correspondenza, che le dovevo. Su’ ragionamenti della persona sua, ha detto Sua Santità in tavola Questi signori medici vogliono fare papa San Marcello [2], et non s’avvedono, ch’è creatura, et tutto di Farnese [3]. Di questo concetto io non saprei dire l’origine, perché se bene io sono amico di San Marcello, et lo stimo homo da bene, et mi pare amorevole nostro, come Vostra Altezza lo soleva stimare, non di meno in materia di pontificato futuro, né di lui, né di altri ho fatto parola mai con alcuno, et non è per hora questo fra li miei pensieri, et mi dispiaceria, che fusse portato incautamente et così in certo modo disavitato d’altri, se Vostra Altezza havesse tal mira. Don Giovanni [4] pare ch’habbia preso una vita così disregolata, che con la sua complessione assai gentile sia per riuscirle poco compatibile. Io ho visto il ragguaglio di maestro Baccio [5] et già che l’età l’aiuta contra il male, io non saprei ricordare altro, ch’il vivere con ordine migliore. Ringratio Vostra Altezza della parte, che me n’ha dato //c. 400v// et la prego di ricordarli questo, et a questa strada rivolgerlo con la sua autorità, che dovrà egli un cotal comandamento suo, stimare di suo gran favore, et benefitio.
Monsignor Sauli [6] haveva buona somma d’offitii che quando fu fatto coadiutore di Genova, vacavano per il decreto di Sua Santità che pur gliene lassò buona parte.
Hieri par che la dicesse a tavola fra ragionamenti d’offitii, che monsignor predetto soleva haverne per 4 mila scudi, et che se vorrà esser cardinale bisognarà che aggiunga con la ricompra a quella somma, et poi scorrendo disse Horsù noi faremo promotione, nella quale monsignor della Corgna [7] 40 mila che pur sono 50 mila, monsignor di Todi [8] 40 mila. l’auditore della Camera [9] 80 mila, et monsignor Sauli 40 mila faranno una bella posta da mettere in Castello. Senta Vostra Altezza questi pensieri, ne’ quali si può dubitare, che Sua Santità si habituarà talmente che nel cavarli, et nello spenderli in guerre o in altro, trovarà sempre il granchio nella scarsella, et se bene sono questi danari d’offitii della borsa particolare di Sua Santità et soliti di volgersi dove le piace senza incamerarli non di meno non li disegna, né in tutto né in parte a commodo de suoi se bene raccomandatoli molte volte.
Presento, che Sua Santità ricordevole del cardinale Rebiba [10], habbia molta inclinatione per non dire resolutione di fare cardinale il vescovo di Troia [11] suo nipote, il quale //c. 401r// nipote di suo zio, et allevato da lui potemo stimare nimico nostro, che come cosa, che tocca al servitio di Vostra Altezza, ho voluto che le sia nota, accioché risolva quel che sia da fare. Et le bacio la mano.
Di Roma li iiij d’Ottobre M.D.LXXXVJ.