Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 14 novembre 1586

Med. 5092, n° 163 (c. 429rv), firma autografa

//c. 429r//
 
Come nel negotio del signor Virginio [1] io ho sempre mirato, ricordandomi che Vostra Altezza m’haveva mostrato d’haverlo per bene, et per ciò consentitomelo, così è hora con molto mio piacere, che ella gusti di vederlo nel termine, che le scrissi, et secondo il suo prudente ricordo gli scriverò, poiché Vostra Altezza vuol essere domandata da lui per risponderli, ma non proporgli per persuaderli, et bene so io, che a lei ricorrerà subito per consiglio, et in mano di lei porrà la sua volontà.  Del papa le scrissi con Simoncino [2], et non posso dire di nuovo, se non ch’è tornato a negotii, et che seguita di stare bene. Ma se andava la cosa altrimenti sappia pur Vostra Altezza che non bastava fermare Montalto [3], per havere fra li voti suoi Padova [4], Gaetano [5], et Azolino [6], perché sono assoluti di Farnese [7], et quest’ultimo non si vergognò d’andarsene di notte a casa di Savello [8] per stipulare con loro, sì che non vanno le cose per li termini, che dovriano, et che Vostra Altezza presupone, et in questo ella già non ponga dubio. Sarà bene stata a proposito questa scoperta, per andarsi con più diligenza provedendo. Ha poi questa sera Sua Santità non senza qualche sua molestia buttate orinando alcune pietruze, con che li pare levato ogni residuo del male, et rimanendo //c. 429v// scarichissima. Su la risposta, che io harò dal signor Virginio, la quale presupongo a modo nostro, ho pensato di ragionare anco a Sua Santità d’un altro parentado, che credo doverle piacere per la seconda, et è del figliolo del marchese di Riano [9], il quale lo faria volentieri, per assicurare con esso la promotione del vescovo di Todi [10] suo zio; et all’età incapace d’oblighi si potria trovare forma d’obligo, et osservanza per ogni banda, et questo mi piaceria per Virginio per le considerationi che a Vostra Altezza possono presentarsi assai chiare, alla quale lo dico per haverne anco il parere, et volontà sua, fuor della quale non ne tratterei. Et per fine le bacio la mano.
Di Roma li xiiij di novembre M.D.LXXXVJ.
In risposta dell’altra sua delli xj venuta stasera, non ho che dire altro, se non che havevo di già inteso la morte dell’arcivescovo di Corfù [11], et con mio dispiacere, per le ragioni medesime che Vostra Altezza dice.
Dio l’habbia ricevuto in gloria etc.