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Roma, 26 dicembre [1586]
Med. 5092, n° 174 (cc. 444r-445r), autografa
//c. 444r//
Ser.mo Sig.r
La di Vostra Altezza de’ 19 ricerca poca replica, venendoli risposta con quello, che li havevo detto per la mia; costà promessi alla Granduchessa [1] di venire al tempo del suo parto, per che così mostrò desiderare et volse lei, la quale nel tenermi avisato di sé giornalmente mi ha poia fatto il medesimo invito, ricordandomi il primo, et io di nuovo li avevo promesso ma sempre con mira di conpiacerla et servirla, come sempre ella ha mostrato di vedermi volentieri, non havendo io interesse, né altro fatto mio, che mi tirasse fuori di questo rispetto, ma poi che vedo con qual mira mi chiama et mi aspetta Vostra Illustrissima Signoria, ben le dico alla libera che non voglio venire altrimenti, perché sendo suo principale et quanto hob più che mio ogni interesse //c. 444v// di tutti noi, io non voglio, qualunche sia quello che Vostra Altezza intende per vedere, né sentire più oltre che si veda lei, la quale hor prego di credere, che trattando con me fuor di certe punture, fondate tutte su la mera malignità de suoi ministri, troppo udite, et non punto sul vero non creduto da lei, mostrerebbe di conosciere meglio che non gli debbe eser mostrato la sincera voluntà mia verso la persona et servitio suo, et l’onore che mi ingegno farli per tutto in ogni occasione, come mi pare che conosca tutto il mondoc, (ma sapia che chi la infinocia con certe novelle, non li è servitore, né merita la gratia sua et non sono meglio ched né meritano altro trattamento che fra’ Gieremia [2], come spero Dio li farà conosceree), ma facino costoro et ogni altro quanto voglino, che mai muterò io il mio primo pensiero di riconoscerla per padre //c. 445r// et signore et non avere interessi mia, ma che i suoi sieno li mia, non ostante il modo, che si tiene qui et altrove per discreditarmi, confidando che l’habi a conoscere di avere in me un fratello et servitore da non lo buttar via per malignità di altri, che è quello che mi fa passare queste cose con intera quiete et le bacio le mani di Roma li 26 di dicembre.