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Roma, 31 gennaio 1587
Med. 5092, n° 181 (c. 464r), firma autografa
//c. 464r//
Questa retentione di Ferrante Rossi con la gran cura che gl’hanno, ha impaurito molti, fra quali Bettino de Ricasoli per dubio che alcuno non risvegliasse materia di saldare il conto delle Chiane con sua noia, et con pericolo di peggio. Però havendomi mostrato, che se io non lo assicurassi, voleva partirsene, io gl’ho risposto che dell’andare et dello stare faccia quel che Dio lo inspira senza pensare d’assicuramento, perché in questo io non voglio presumere et arrogarmi quel che so di non bastare ad osservarli, ond’egli se ne parte, et havendo desiderato, che Vostra Altezza lo sappia da me, le dico questo che è passato fra di noi. Nel qual proposito aggiungo, che se Curtio de Nobili viene, come dice volere fare, io sono avvertito da un ministro di consideratione che se ne potrà trovare pentito assai presto, ma senza remedio per la volontà che gl’ha il papa, della quale saria bene avvertirlo, poiché dice venir sotto l’ombra di Vostra Altezza. Io non so che tresca sia di quelli conti di Montedoglio nel Borgo et in Anghiari, ma qualunche sia, pare che Nostro Signore tre dì sono dicesse con li suoi soliti impeti in tavola, come più volte ha ricordato poi, che passeggiano per quelle terre con centocinquanta banditi, et che quanti ne vanno attorno di cotesti, o di questi Stati, tutti fanno capo a lui, et che Sua Santità vuol farne gran risentimento, biasimando intanto senza rispetto alcuno chi lo comporta. Credo che Vostra Altezza possa havere di ciò notitia da questi suoi, ma in ogni modo ho stimato di mio debito il dirglielo, come fo, et le bacio la mano.
Di Roma l’ultimo di gennaro M.D.LXXXVIJ.