Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 9 maggio 1587

Med. 5092, n° 196 (c. 502rv), firma autografa

//c. 502r//

Poiché Vostra Altezza mi dice tanto della notitia sua nelle cose del signor Virginio [1], et dell’attitudine che in lui conosce bastante per reggersene la parte di costà, questo è a me di consolatione, et di sodisfattione bastante per tutto quello che possa occorrerli, sapendo io che non potrà mai se non far a gusto mio, quando harà sodisfatto a lei, o non sentirò cosa che le dispiaccia, et così havendo ordinato che non gli si lassasse mancare, farò hora più ferma provisione giornalmente secondo le sue richieste, se bene ci è manco grasso, che non crede. Io non so in qual parte sia riprovata da me l’elettione che Vostra Altezza ha fatto del priore Piccolomini [2], parendomi co’l non permetterli così in un subito la renuntia dell’offitio havere più tosto honorato lui, che incommodatolo in modo alcuno.
Se lo renuntiava senza farmene motto, non haria fatto errore, ma domandandomene, creda Vostra Altezza che io dovetti fare così et basta. Il ritenerlo impedisce il suo servitio, nel quale se pur ella lo vorrà libero da quel carico, potrà essere a suo piacere. Vostra Altezza non sa come quelli frati si trattano, et si lacerano fra di loro, né vede l’infamie, che vedo io giornalmente mandarsi da loro a Sua Santità, appresso la quale se io non voglio imputatione di toleranza, o d’altro, conviene che io faccia così. Et se il Generale [3] le teme o le stima manco, tal sia di lui, perché io non sendo frate, non debbo andare con le //c. 502v// medesime regole, né voglio imparare da esso quel che gli riesce sì male. Dal fatto mio segue in somma che egli habbia voce in questo capitolo, et resti per quel tempo di più al suo governo, et che non per questo non possa servire costì assiduo a Vostra Altezza, ond’io confesso non vedere cosa di maraviglia, né disgusto ragionevole suo o d’altri, come ancora egli mostrò di capire co’l quale si potrà hora qua fermare meglio la cosa, come più a lei piaccia, poiché non si sodisfa di questa forma, et altra mira non ho che vedere servita Vostra Altezza, a cui bacio la mano.
Di Roma li viiij di maggio M.D.LXXXVIJ.


2. Già proposto per la coadiuteria di Pienza e di Montalcino.
3. Francesco Gonzaga.