Il cardinale Ferdinando al granduca Francesco I, a Firenze

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Roma, 10 luglio 1587

Med. 5092, n° 205 (cc. 522r-523r), firma autografa

//c. 522r//

In risposta di questa de’ 3 che ho ricevuto da Vostra Altezza non ho da dire più di quello che harà visto di poi con quelle che le scrissi per Simoncino [1], sopra le quali aspettarò di intendere quel che le sarà occorso.
Il papa fu per suo diporto mercoredì a desinare et a cena nel mio giardino, et se bene fra giorno per più d’un’hora stetti con esso, non di meno non volsi trattare di negotio alcuno, né si passò ragionamento non mosso da lui. Mi mostrò bene molto disgusto del Re Cattolico [2], che con tutte l’offerte fatteli di danari et altro non concludesse impresa alcuna né d’Inghilterra, né di Algeri. In questa preponendo (come dice) l’amicitia del Turco alla sodisfattione tanto honesta di Sua Santità et al servitio d’Italia et di Spagna; et nell’altra posponendo il servitio di Dio, et il proprio ad altri cavillosi respetti, dopo havere burlato Sua Santità et Vostra Altezza con Luigi Dovara [3], et in somma si mostrò come suole estremamente desideroso di fare qualche cosa. Gl’altri ragionamenti furono ordinarii.
Morse Carlotto Orsino, et io mandai di nuovo a pigliare il possesso di quelli Castelli, come qui si fece subito delle case, et è stato esequito, et si saria stato riparando ad ogni insulto di Corradino [4].
Mandai messer Piero a ragguagliarne il papa, con pregarlo di proteger la causa di Virginio [5] contra colui per iustitia. Et Sua Santità replicando l’interesse della Camera, non sentì male che egli le dicesse in due parole, che tutto quel che s’era potuto trovare in Camera era a favore nostro, et che questa diligenza non mirava punto se non al suddetto interesse privato, et accennò d’essersi per contentare conforme all’instanza di non alterare, o innovare in possessorio, se non prima fatta capace del fatto, come si poteva estraiudicialmente fra li ministri suoi et li miei, dopo la quale //c. 522v// diligenza glielo darei io stesso, ma non di meno ha voluto poi il possesso in ogni modo senza ragione alcuna, senza sentire alcuno in alcun modo, et con maraviglia d’ogn’altro che del Fiscale [6] instrumento assoluto di queste cose, il quale prima preparato da me haveva mostrato buona intentione. Il commissario della Camera [7] informatissimo et intelligente anco non sapeva con qual titolo fare il decreto, et sendosene scusato con me, mi dice havervi posto la clausola sine preiuditio possidentisa, la quale servirà benissimo se mai sopra questo spoglio s’harà a trattare in Camera, massime che li miei anco, secondo la instruttione datali haranno ceduto all’autorità con le debite protestationi. Se Sua Santità habbia così de facto  proceduto per mira d’usurpare veramente questa heredità, o di volerne essere pregata, io non lo scorgo, so bene che io non ne parlarò se non quanto parerà a Vostra Altezza et con autorità di lei esecutrice del testamento, non sendo impresa per me in tempo di rapina et di nessun respetto. Però ella potrà fare vedere quanto si scrive per suo ragguaglio, et comandare poi. Considerando che in somma pare che il papa pretenda et voglia b poter entrare anco in possesso di Bracciano con la medesima ragione se mancasse Virginio senza figlioli et escluderne la signora Leonora [8], ma io aspettarò l’avviso di questo possesso, simulando fra tanto ignoranza, pericché anco non saria punto bene dirsi quanto scrivo del commissario della Camera che amorevolmente havendo fatto con me patirebbe nella gratia del papa. Mando qui alligati, inclusi in un foglio duoi instrumenti antichi attinenti al signor Virginio, i quali a lui non possono //c. 523r//  se non nuocere secondo che intendo, massime in questo negotio, et qua non ho da volerli dubitando non si publicasse alcuna scommunica, che costà non arrivaria, et in sua mano forse non parrà a Vostra Altezza che stiano bene per dubio di perdersi. Facciane quanto le piace, et le bacio la mano.
Di Roma li x di luglio 1587.


3. Diplomatico di Francesco I.
8. Cfr. la lettera n° 182, nota 9.
a sine preiuditio possidentis è sottolineato nel testo.
b Segue un [pretendere] cancellato.