
Roma, 24 luglio 1587
Med. 5092, n° 208 (c. 526rv), firma autografa
//c. 526r//
La mutatione che quella contessa della Sommaglia [1] fece della deliberatione di questo conte Francesco Scotto [2] suo fu in meglio per il negotio come dissi con l’altra mia, et io non ho da soggiugnerne altro, se non che havendone dato parte al papa (che ha più voglia che mai della conclusione) gl’è piaciuto sommamente. Quel creato di lei, che venne qua, se n’andò via con quella espeditione che volse et se harà passaggio prospero, facilmente si trovarà a muoverne il primo proposito, poiché l’indispositione del Re [3] non haveva anco dato adito alla pratica, che forse non l’harà anco havuto per tutto questo mese, potendovisi aggiugnere nuove occasioni come porta con poca distintione l’ordinario di quella corte. Virginio [4] manda scritture et lettere, ma per dottrina quel che bisogni lo vederà meglio da ragguagli, che gliene fo dare dalli suoi. Nel resto già dissi quel che mi accadeva, et hora che si è visto tutt’il successo et li motivi della Camera, posso aggiugnere, che parlai tre dì sono al papa, dolendomi destramente che havesse recusato di farsi bene informare estraiudicialmente di quel che portasse il dovere prima che venire a quelli termini, che sariano stati tolerabili, quand’io havessi negato quello che offerivo, et desideravo, et mi accorsi, che (poiché non scuopre ragione per la Camera) non era senza pentimento, se bene per honor suo vorrà che si veda, et si faccia giustitia, di che io non ho voluto venire a ristretto alcuno, perché quelli camerali, di chi più confido, son fuore, et con gl’altri prevaleria forse la violenza del Fiscale [5], che fiscaleggia a gusto del papa, inclinatissimo a levare queste iurisdittioni in qualunche modo. Ho caro che le mie lettere siano //c. 526v// andate con corriere a Spagna, perché se forse non produrranno frutto maggiore almeno ci saremo sodisfatti. Erano fino al primo di luglio baloccati con parole, le quali don Pietro [6] udiva sì patientemente, che io mi stupisco, et non so tolerarlo.
Il papa di secco in secco sentito di nuovo queste galeotte ha chiamato quel commendator Chiamuson [7] et datoli cura di farli in Marsilia et altrove le dieci galere, et a tal conto ordinatoli xxmila scudi. Io ho fatto dall’ammiraglio Malvicino [8] et da Ferrante Torres [9] informati ragguagliare il conte d’Olivares [10] della diligenza fatta da me per portar il negotio in lungo, come sempre fu stimato servitio, et co’l papa non ne farò più parola, escusando le lettere scritte co’l Granmaestro [11] che se ne riderà, come farà anco Vostra Altezza. La quale ha da sapere che in Napoli si faranno cinquecento cavalli per li Ghisi [12], i quali hanno per mezo di Sans [13] tirato il papa da loro, con mostrarli, che assaltaranno et guadagnaranno Inghilterra, della quale faranno re Michelino suo [14]. Con che a Vostra Altezza bacio la mano.
Di Roma li xxiiij di luglio M.D.LXXXVIJ.