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Roma, 29 agosto 1587
Med. 5092, n° 217 (c. 544r), firma autografa
//c. 544r//
Io ringratio infinitamente Vostra Altezza della risposta datami non meno amorevole, che prudente, come mi ero promesso, et non solo per dichiaratione della sua volontà, che per la pronteza dell’aiuto era bastantissima per la mira mia, se fusse occorso valersene poiché il rimborso saria stato breve co’l ritratto delli offitii, che arrivano a quella somma, et hanno esito facile per la facultà che ho di venderli separati. Io ho per molto fermo che a Montalto [1] non toccarà il Camarlingato, et non di meno fino all’ultimo voglio farne ogn’opera. Et qualunche sia il successo non voglio tentare per me, vedendo che saria in vano, come mi riserbo di dire a Vostra Altezza, et però il Gerino [2] rimandarà la lettera, della quale non ho voluto usare senza speranza di profitto, certificando Vostra Altezza che le resto obligatissimo di quanto ha voluto fare con me.
Don Pietro [3] mi risponde con termini, che qualunche sia non hanno da alterarmi, voledo io essere discreto con lui, come pare che convenga nel tolerarsi l’imperfettioni altrui, et quasi che quando io scrissi, sapessi quel che seguì un mese dopo, così con le ragioni di questo seguitò rompendosi, tratta come se io lo voglia fare mancare di parole et tirare contra il debito suo, et che anco la mia proposta in ogni caso non sia conditionata et giustificata, et non punto difforme dal volere suo, dicendomi che romperà la pratica, ma che vorrà mostrare al Re et al mondo la lettera mia, accioché si veda che per mia cagione si ritira, et che se trovarò poi più difficoltà che non credo in quest’altro per le conditioni che vuole, non harò da maravigliarmene. Una lettera che sul primo avviso del Gianfigliazi [4] scrivo, li mostrarà quel che harebbe compreso, se più patientemente havesse letto le mie, et io replicarò con tal flemma, che non harà cagione di stare disgustato, et con questo confesso a Vostra Altezza in una parola, che la lo conosce meglio di me, et che ogni riscontro mi mostra quanto bene ha squadrato li concetti et fini suoi; et le bacio la mano.
Di Roma li xxviiij di agosto M.D.LXXXVIJ.