Liberati, Antimo

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In nome della S.ma Trinità, Padre, figlio e spirito santo Amen.

Io Antimo Liberati figlio del q Pietro della città di Foligno, habitante in Roma, nato il lunedì 3 aprile dell'anno 1617 et hora in età d'anni 69 sano per la gratia di Dio di mente, senso, parola, intelletto e di corpo, sapendo che il morire a tutti è commune, senza sapersi ne l'hora ne il punto di essa e però si deve sempre star preparato, e vigilante perché quando l'huomo meno vi pensa, allhora il grand'Iddio chiama all'altra vita a render conto dell'operato in questo mondo: Hora dunque che per la Dio gratia mi trovo sano, come sopra, e determinato di fare questo mio ultimo testamento benché chiuso e sigillato, il che fo accioché la mia mente, le dispositioni non siano palesi a veruno, se non dopo la mia morte.

Cominciando dunque dall'anima, come più nobile del corpo, e che ad ogn'altra cosa dev'essere preferita, questa con ogni devozione, et humiltà di cora la raccommando alla S.ma Trinità, Padre, figliolo e spirito santo e suo creatore, pregandolo devotamente e con tutto il mio spirito che quando vorrà chiamarmi all'altra vita si degni remettermi e perdonarmi con la sua infinita misericordia tutti li miei peccati, et offese, ch'io come peccatore havrò commessi mentre sono stato in questa vita mortale: E però prego con ogni humiltà di core la Beatissima Vergine Maria, S Michel Arcangelo, il mio Angelo Custode, e tutti i nove chori degl'Angeli, li santi Pietro e Paolo con tutti gli Apostoli, tutti i santi e sante miei Avocati, e tutta la Corte Celeste che voglino impetrare dall'infinita misericordia di sua Divina Maestà, che la mia anima sia fatta degna di godere perpetuamente la gloria del santo Paradiso.

Il mio corpo formato di terra, e che in quella deve rimanere voglio che sia sepolto nella Chiesa nova di Roma, nella sepoltura degli altri musici della Cappella Pontificia miei compagni, alla cui Chiesa lascio le ragioni della sepoltura. E nel tempo che strà esposto il mio cadavere sul cataletto in detta Chiesa, e sintanto che sarà cantata la messa da Cantori del Papa miei carissimi compagni conforme il solito, vi stiano accese intorno al cadavere dodici torce di cera bianca, e dell'istessa cera sia data una candela di mezza libra a ciascheduno di detti Cantori Cappellani, e ministri dell'Altare presenti , conforme ala solito, raccommandandomi alle loro orationi, e pregando tutti quei signori volermi perdonare tutti i mancamenti ch'io involontariamente havessi commesso che ho hauto la fortuna d'essere stato loro compagno.

Voglio ancora et ordino che per salute dell'anima mia si faccino celebrare nella medesima Chiesa nova, e nell'istesso giorno che si seppellirà il mio corpo venti messe e di queste più che sarà possibile nelli Altare privilegiato di detta Chiesa, per le quali venti messe si dia la solita elemosina d'un giulio l'una: et altre messe diece se faccino celebrare pure nell'istessi giorno nella Chiesa della S.ma Trinità de Pellegrini e Convalescenti di Roma. Altre messe diece si faccino celebrare nell'istesso giorno nella Chiesa delle Stimmate ove io sono stato ascritto per fratello di quella Compagnia et altre messe diece si faccino celebrare nell'istesso giorno nella Chiesa delli gloriosi santi Cosmo e Damiano in Campo Vaccino, la maggior parte delle quali si celebrino nell'Altare maggiore, sotto il quale vi sta il corpo di Sant'Antimo benedetto mio particolar' Avocato, e per le quali tutte suddette messe si dia la solita elemosina d'un giulio l'una, volendo che le dette spese siano fatte dal mio erede proprietario delli denari et altro che si troverà nella mia heredità, e per l'erede absente suppliscano i miei infrascritti essecutori testamentarij.

Item voglio et ordino al mio herede proprietario e per esso absente alli miei essecutori testamentarij, che dopo le suddette spese da farsi come sopra sia intieramente pagata e sodisfatta Madonna Maria di Benedetto Rutilio dalli Porcili di Canemorto mia serva al presente, se nel tempo della mia morte si troverà anche al mio servitio, di tutto quello che resterà d'havere della sua providsione a ragione d'uno scudo il mese, per havermi servito. Dechiarando però che io ho le sue ricevutesino tutti li 23 dicembre 1683 d'essere stata da me intieramente pagata e sodisfatta di tutto quello che sino a quel giorno me ha servito.

Item per ragione di legato et in ogni altro miglior modo lascio alla suddetta Maria di Benedetto Rutilio purché si ritrovi al mio servitio nel tempo della mia morte, e non altramente e non in altro modo, un giulio il giorno per un mese continuo dopo la mia morte, e la solita habitatione nella mia casa sin tanto che vi saranno le mie robbe. Di più gli lascio il letto dove lei era solita a dormire cioè: banchi e tavole di legno con suo pagliaccio, e suo capezzale, con tutte quelle lenzola che lei soleva adoprare per il suo letto, e suoi cuscini di lana e foderette di tela, con le sue solite coperte di lana e una di bombacina per l'estate. Item gli lascio come sopra tutte le biancarie di cucina, cioè zinali grossi, sciugamani, tovaglie e salviette grosse, e la cassetta o baulli dove soleva quelle tenere; li lascio anche tutte le sedie di paglia, tutti li piatti e pile che si troveranno in cucina adoprate et ancho i capofochi di ferro e tutti gli altri stigli di ferro per uso di cucina ecetti i rami, ma solamente lo scaldaletto di rame e un caldarello piccolo a sua elettione. Item lascio alla medesima tutte le galline che si troveranno nel tempo della mia morte, tutte le mie scarpe e pianelle usate, tutte le mie calzette usate di lana, di stame e di capicciola, il mio specchio piccolo con lo spillone d'argento che sta dentro a quello, il quadruccio dell'Angelo Custode fatto di punto con la sua cortina nera, un quadruccio di S Francesco in taffetano riportato su la tela con sua cornicetta nera delli due che ve ne sono a sua elettione et altri quadrucci che soleva tenere nella sua camera. E se la detta Maria volesse qualche altra cosa della mia eredità che non passasse la somma et il valore di tre scudi in circa gli si dia liberamente e senza replica alcuna e ciò per gratitudine e remuneratione d'havermi servito benee fedelmente tanti anni. Di più se la detta Maria volesse il cantelaro di noce piccolo, dove soleva tenere le sue vesti benché a me costi cinque scudi , gli sia dia solamente per tre scudi. Intendendo e dichiarando però che il detto legato alla detta Maria con tutte le suddette particolarità, e robe lasciate non habbia il suo effetto se non dopo che havrà fatta la quietanza finale di tutto quello che potesse pretendere per suo salario per havermi servito sino tutti li 23 dicembre 1683 conforme mi ha fatte le ricevute, come ho detto di sopra, e benché dette ricevute non si trovassero o fossero smarrite nel tempo della mia morte, essendo così la verità siano da essa Maria rinovate con la quietanza finale con il restante che gli darà il mio erede e per quello absente i miei essecutori testamentarij come sopra. E quando la detta Maria non voglia fare la detta quietanza s'intenda nullo et invalido e di niun valore il suddetto legato e robe lasciate, come se non fusse fatto e non altramete, ne in altro modo.

Item lascio il signor Giacomo Piazzini mio compare il quadro della Pietà in tela da testa in circa con la sua cornice in parte dorata.

Item lascio a Mr. Santi Abbotta di Nemi mio compare l'ordegno fatto in legno con suoi ferri per macinare il grano et un quadruccio di S Francesco di taffetano riportanto sulla tela con sua cornicetta nera delli due che ve ne sono e che havrà capato prima Maria mia serva come sopra, et un altro quadruccio un poco più grande di carta della Presentazione della Madonna tirato sulla tela con la sua cornicetta.

Item lascio per ragione di legato al Sig Giuseppe Caprini mio carissimo amico il quadro di fiori in tela da testa con sua cornice in parte dorata di mano dello Stanchi, et anche gli lascio una figura di Lucca in forma di S Teresia con la sua cassetta di legno con suoi vetri in faccia in parte dorati.

Item lascio alla Chiesa della S.ma Trinità de Convalescenti di Roma dove sono stato per molti anni Maestro di Cappella tutti i libri stampati di musica che si troveranno nel tempo della mia morte nella scanzia solita da tenersi nel Choro vicino all'organo; i quali libri sono controsegnati col mio nome a differenza degli altri della Chiesa, i quali libri potranno i signori Guardiani della Compagnia pro tempore far consegnare al Maestro di Cappella di essa Chiesa pro tempore per uso della medesima con farsene fare da quello la ricevuta ad effetto che in occasione di mutazione del Maestro di Cappella sia quello tenuto et obligato a render conto delli maedesimi libri e consegnarli al nuovo Maestro di Cappella nell'istessa forma.

Item lascio per ragione di legato et in ogni altro miglior modo al Sig Lorenzo Francesco Fabri gentilhuomo lieggense mio infrascritto essecutore testamentario e carissimo mio amico e padrone, due quadri in tela da testa in circa che sembrano di carta stampata sovra tavola con i loro motti in proposito della figura dipinta in lingua francese, e tedesca respettivamente et un quadretto dipinto in tavolacon la lotta d'Ercole con Anteo, con sua cornicetta dorata, et un altro quadretto dipinto in tavola col ritratto di Brunellesco famoso architetto del duomo e cuppola di Fiorenza.

Item lascio per raggione di legato et in ogni altro miglior modo al Sig Giovanni Antelli altro mio essecutore testamentario infrascritto, e mio carissimo amico e svolare tutte le cantate et ariette profane scritte a penna e mie, e d'altri autoriche si troveranno nel tempo della mia morte, eccetto quelle cantate et arie pure profane e sacre o morali, che saranno legate o sciolte e che saranno contrasegnate di mia mano per farne un altro legato come si dirà. Et anche lascio al medesimo Sig Giovanni il quadro di Giesù Christo nella croce in tela grande con sua cornice di legno bianca, et un altro quadro della natività del Signore in carta riportato su la tela da testa in circa per il largo con sua cornice di pero nera, et anche il quadro di S Cecilia in tela da testa con sua cornice in parte dorata, et anche gli lascio una cartella rigata a sua elezione di quelle che si troveranno in tempo della mia morte.

Item lascio per ragione di legato et in ogni altro miglior modo al Sig Gio Antonio Gigli gentilhuomo di Foligno mio carissimo amico e padrone, et uno degli infrascriotti miei ressecutori testamentarij in quella città, per ragione di legato et in ogni altro miglior modo, il quadro di tela di cinque palmi in circa con al figura della Beatissima Vergine, Giesù Christo piccolo, con S Gio Batta simile, S Gioacchino e S Anna che viene da Monsù Pusino eccellente pittore con sua cornice in parte dorata. Di più lascio al medesimo Sig Gio Antonio un anello d'oro con la pietra di prasma (?) o madre del zaffiro ovata in forma di sigillo, in cui v'è intagliato e scolpito un Mercurio a sedere col caduceo. Inoltre gli lascio una tazza di porcellana finissima in cui beveva i brodi la santa memoria do papa Urbano ottavo, e questa dentro la sua veste di corame rosso con le Api dorate che io riserbo in uno de miei studioli.

Item lascio per ragione di legato et in ogni altro miglior modo al Sig Detio Roncalli gentilhuomo di Foligno mio carissimo amico e padrone sino dalla nostra prima adolescenza et uno de miei esssecutori testamentarij, la mia spinetta fatta dal Pesaro, e delle più eccellenti che siano uscite dalle mani di quel valoroso artefice, di cui io più volte ne ho ricusati cinquanta scudi, acciò il detto Sig se la goda in mia memoria, e delle obligazioni infinite ch'io li professo.

Item per ragione di legato et in ogni altro miglior modo lascio al Sig Domenico Corradi di Foligno mio parente amatissimo il quadro del ritratto di suor Maria Orsola mia sorella, dipinto in tela in forma di S Chiara, con la sua cornice in parte dorata, acciò che resti in casa sua in memoria dell'affetto continuo che è passato tra quella e tutta la sua casa". Di più gli lascio i due quadrucci in rame con sue cornicette di pero nero, et in uno dipinta l'Annuntiata della Beata Vergine Maria che viene di mano di Monsù Pusino e nell'altro la Madonna, con S Giuseppe, e Giesù Christo e S Gio Batta piccolini. Inoltre gli lascio Ii due quadri pieni et intarsiati di reliquie e paste d'ossa de santi con le sue cornici di pero nere, e vetri avanti. Inoltre gli lascio il quadruccio in rame dipinto il ritratto di S Francesco, con sua cornice nera in ottangolo, e anche li quattro quadrucci de paesi che io ho servito mentre sono stato nella cappella pontificia di carta stampata con sua cornicetta di legno. Inoltre gli lascio il mio anello d'oro col mio sigillo scolpito in una granata di Boemia. Di più gli lascio una pietra di diaspro rosso machiato di sangue legata in argento mirabile per stagnare il sangue del naso. Et inoltre gli lascio un bicchiere di noce d'india col suo boccaglio e piede d'argento.

Item per ragione di legato et in ogni altro miglior modo lascio al Capitolo, cioè SS Priore, Decano e Canonici pro tempore in perpetuo della Chiesa Catedrale di S Felitiano in Foligno mia Patria tutte le musiche scritte a penna da me composte ecclesiastiche latine, cioè le partiture originali e copie di esse, e tante legate quante sciolte, et anche tutti gli oratori volgari da me composti e tanto le partiture quanto le copie di essi et anche alcune cantate morali e profane conforme alla nota in fine del presente testamento, et anche tutti li libri stampati di teorica musica, e d'altre materie di diversi autori, contrasegnati col mio nome nel frontespitio di ciascuno di essi libri, come anche altri libri di spartiture di musica di diversi autori stampate e manoscritte, et altri libri di cantilene sacre e copie simili scritte a penna, e della maggior parte de quali ne sarà scritta distinta nota nel fine del presente testamento. Con condizione però che i detti SS Priore, Decano e Canonici di detta Catedrale facciano fare in detta Chiesa nel luogo che a loro SS.ri parerà più a proposito una scanzia proporzionata nella quale vi possano, e devano collocare tutti questi libri e musiche, le spartiture originali delle quali che saranno rimaste in fogli volanti si facciano legare alla rustica come le altre. E questi libri di spartiture originali di musica, e gli altri libri stampati come sopra non possano ne devano estrahersi mai dalla medesima scanzia, ne prestarsi, ne divulgarsi in mano di chi si voglia, ma devano stare e serbarsi per sempre in quel luogo per memoria mia. Per la cui sicurezza li detti SS.ri Canonici devano procurare e impetrare dal Sommo Pontefice una scommunica che detti libri e musiche originali non possano mai estrahersi dalla detta scanzia, la quale dovrà chiudersi con tre serrature e chiavi diverse e queste da consegnarsi una al Sig Priore, l'altra al Sig Decano e l'altra al Sig Canonico più anziano pro tempore in perpetuo. Et in morte, o vacanza di ciascuno di essi, devano succedere gli altri simili col medesimo ordine pro tempore in perpetuo. Et a questi tre custodi della scanzia sia lecito aprire la medesima a loro arbitrio, e quante volte gli parerà e piacerà, si per fare spolverare detti libri e guardarli dalle tarme, si anche per farli vedere a qualche curioso. E similmente sia lecito a detti SS.ri Custodi di estrahere, e servirsi liberamente delle copie delle medesime musiche per farle cantare nelle occorrenze delle feste in detta Chiesa Catedrale di S Felitiano, et anche potere far copiare dalle spartiture originali qualche parte che si fosse smarrita o lacerata. Ma subito servitisi delle dette copie i detti SS.ri Custodi devano rimetterle e chiuderle nella medesima scanzia. Di più li detti SS.ri Priore, Decano, e Canonici devano al frontespitio della detta scanzia , o di sopra, farvi scrivere il titolo che ivi siano i libri da me lasciati a perpetua memoria, o come meglio parerà alla prudenza, e charità di quei SS.ri. E dentro alla medesima scanzia in una tabella vi sia scritto l'inventario di tutti i libri e musiche da me lasciate, che dovranno contrassegnarsi con le lettere dell'alfabeto per maggiore distintione, e facilità di ritrovarli.

Item per ragione di legato et in ogni altro miglior modo lascio a suor Maria Orsola mia sorella carnale monaca nel monastero della S.ma Trinità di Foligno, e mia infrascritta erede usufruttuaria, scudi 12 moneta per una sola volta da darsegli dal mio erede proprietario infrascritto e anche gli lascio tutte le candele di cera che si troveranno in casa mia nel tempo della mia morte, come anche tutti li fiori di seta, gli agnus Dei d'osso, et altre galanterie, e cose di devotione e conforme saprà meglio la mia intentione il sig. Francesco Lorenzo Fabri mio infrascritto essecutore testamentario, a cui in questi particolari si debba prestare ogni fede; et il tutto si faccia capitare nelle mani della medesima suor Maria Orsola franco d'ogni spesa.

In tutti gli altri singoli miei beni, tanto stabili, quanto mobili, e semoventi, ragioni, attioni, crediti, e nomi di crediti, e debitori presenti, e futuri, in qualsivoglia luogo posti, et esistenti, et a me in qualsivoglia modo spettanti, e pertinenti, e che mi possono spettare, et appartenere in avvenire per qualunque titolo o ragione, mio erede universale e proprietario fo, istituisco, dichiaro, e voglio che sia il Capitolo, cioè Priore, Decano e SS.ri Canonici pro tempore in perpetuo della Chiesa Catedrale della città di Foligno mia Patria, sotto il titolo di S Felitiano, con il peso però infrascritto.

Erede poi usufruttuaria di tutti i miei beni, e rendite di essi, lascio, e voglio che sia Maria Orsola Liberati mia sorella carnale monaca nel monastero della S.ma Trinità della città di Foligno durante la sua vita tanto. E morta che sarà la detta suor Maria Orsola mia sorella il detto usufrutto ritorni, e si consolidi con la propiretà a favore del detto Capitolo, Priore, Decano e SS.ri Canonici miei eredi proprietarij instituiti comne sopra, nella Chiesa Catedrale di S. felitiano di Foligno. E voglio et ordino che seguita che sraà la mia morte il detto Capitolo e SS.ri Canonici devano vendere tutte le mie robbe, escetto quelle lasciate per ragione di legato come sopra e legati respettivamente, e del prezzo che di esse robbe si ritraherà assieme con il danaro contanti che si troverà nel tempo della mia morte ò in Casa mia, ò depositato nel Monte della Pietà, ò Banco di S. Spirito, devano investirlo in tanti luoghi de monti Camerali non vacabili; i frutti, e rendite de quali spettino alla detta Suor Marisa Orsola mia sorella usufruttuaria come sopra. E devano detti SS.ri Canonici miei eredi proprietarij come sopra consegnarli alla medesima durante la sua vita . E morta che quella sarà, e cessato perciò detto usufrutto, i detti SS.ri Canonici possano, e devano subito senza altra licenza che sia necessaria, vendere, e resignare detti luoghi de' monti, et il prezzo d'essi rinvestirlo in tanti beni stabili, cioè terreni e non altramenti case, e quelli siano liberi e non soggetti ad alcuno fideicommesso ò peso, e che siano nel territorio della detta città di Foligno, con far mentione nell'instromento, o instromenti della compra e rinvestimento che il danaro provenga dalla mia eredità, e che quello sia vincolato in luoghi de' monti camerali non vacabili, ò altri stabili liberi, che stiano per l'evittione di que' terreni che li compraranno. Con condizione e peso che il detto Capitolo e SS.ri Canonici pro tempore in perpetuo come sopra siano tenuti et obligati ogn'anno in perpetuo cantare nell'altare maggiore della medesima Catedrale una messa solenne con diaconi e subiacono parati, e con il Libera me Domine dopo finita la messa per l'anima mia in quel giorno che sarà seguita la mia morte. E se quello fosse giorno impedito, si possa cantare nel giorno non impedito avanti a quello nella forma sudetta. Et in oltre il detto Capitolo e SS. Canonici eredi come sopra siano tenuti et obligati di celebrare ò far celebrare a loro beneplacito nella medesima Chiesa Catedrale e nell'Altare privilegiato di essa dodici messe ogn'anno in perpetuo, cioè una messa ogni mese per l'anima mia e de miei più prossimi parenti defonti. E perché questa mia volontà habbia il suo effetto e sua essecutione in perpetuo come sopra, il detto Capitolo SS.ri Canonici siano tenuti e obligati annotare e fare annotare nelle tabelle, e libri loro soliti d'annotarsi gli altri simili oblighi e pesi perpetui, anche questo peso et obligo perpetuo di celebrare e far celebrare in detta chiesa la messa, e messe respettivamente come sopra raccomandando alla charità e vigilanza de miei SS.ri esecutori testamentarij nella detta città di Foligno di far' esseguire il tutto puntualmente.

Et in evento che il detto Capitolo e SS.ri Canonici non volessero accettare questa mia eredità con gli oblighi e pesi sudetti, in tal caso fo, instituisco, dichiaro, e voglio che sia mio erede proprietario perpetuo universale il Convento e Padri di S. Nicolò dell'ordine Agostiniano della medesima città di Foligno con i medesimi oblighi, pesi, e conditioni espressi di sopra per il Capitolo, e SS.ri Canonici della Chiesa Catedrale della detta città, e non altramente, e non in altro modo.

Et in evento che il detto Convento e Padri di San Niccolò né meno volessero accettare la detta mia eredità con i sopradetti oblighi e pesi, in tal caso fo, instituisco, dicharo, nomino, e voglio che sia mio erede universale proprietario e perpetuo il Sig. Domenico Corradi mio parente della mia città di Foligno, e suoi eredi, e successori. Con condizione che tutta la mia robba che si ritroveranno nel tempo della mia morte, escetto quella riserbata, e lasciata a diversi per ragione di legato come sopra si vendano, et il prezzo di esse assieme con quel danaro che si ritroverà contante s'impieghi in tanti luoghi de' monti camerali non vacabili, i frutti, e rendite de quali si diano a suor Maria Orsola Liberati mia sorella carnale monaca nel monastero della S.ma Trinità di Foligno mia erede usufruttuaria instituita come sopra durante la sua vita e dopo la morte di essa suor Maria Orsola tutta la mia eredità sia del medesimo Sig. Domenico Corradi e suoi eredi e successori senza alcun'obligo o peso; ma solamente per mera loro charità, e senza obligo imaginabile, preghino Dio benedetto per l'anima mia, e dei miei più prossimi parenti defunti.

Miei essecutori testamentarij in Roma desidero, e dichiaro che siano il Sig. Lorenzo Francesco Fabri, et il Sig. Giovanni Antelli di sopra già nominati; et in Foligno mia Patria il sig. Gio Antonio Gigli, e Sig. Detio Roncalli di sopra nominati, pregando la cortesia e charità di questi SS.ri a non volere sdegnarsi d'accettare questo poco peso, et inccomodo in riguardo dell'affetto, et amore sviscerato che m'hanno sempre dimostrato in vita per mera loro bontà, e gentilezza e senza alcuno mio merito se non d'havere corrisposto col desiderio di servirli, ove non ho potuto giungere colla mia debolezza.

E questo voglio che sia, il mio ultimo testamento, e la mia ultima volontà e disposizione, la quale voglio, et intendo che voglia per ragione di testamento: se per tale ragione non voleste, voglio, et intendo, che voglia per ragione Codicillo (aggiunta o mutamento al testamento) : e se per tal ragione non volesse voglio et intendo che voglia per ragione et donazione per causa di morte, et in ogni altro miglior modo che di ragione puol valere e tenere; cassando et annullando qualsivoglia altro mio testamento, codicillo, e donazione causa mortis ch'io per il passato avessi fatto con qualsivoglia parola, ò clausola derogatoria di derogatoria; volendo che questo sia preferito, e prevaglia a tutti gli altri, e non solo in questo, ma in ogni altro miglior modo. Et in nome della verità ho scritto e sottoscritto di mia propria mano questo mio presente testamento e disposizione questo dì di ottobre 1689

Io Antimo Liberati ……………….. manu propria

Archivio di Stato di Roma, Notai AC, Testamenti, Vol. 19, Carte 159 e seguenti.