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Roma, 1 aprile 1569
Med. 5085, [già num. 52], cc. 88r-89v.
Ho due lettere di Vostra Eccellenza de 25 et 30 passato nella maggior parte responsive delle mie precedenti, ond’è che ricercano breve risposta. Nel caso del Ciregiola non si lassa di far continue diligenze per venir a notitia del vero et se del proceder di qua non mi sodisfarò, come dubito, potrà serbarsi qualche cosa a Fiorenza, dove so che sarò meglio servito. Intanto senza insospettire chi de colpevoli fusse fuori, si starà d’attorno alli carcerati, passando ad altre esecutioni secondo il bisogno.
Ben conobbi io quel che Vostra Eccellenza risponde nel negotio del Rossermini, ma non potetti lassar di contentarlo et ella già sa ch’io son compiaciuto quando è fatto il suo servitio.
Simoncello si mostra ogni dì più sodisfatto et obligato a Vostra Eccellenza della gratia per suo fratello et in breve glielo inviarà. Dicemi volere venire lui a visitarla questa state et starsene con noi qualche giorno, parendoli strano che, havendosi dedicato già tanti anni alla casa nostra, non conosca di noi altri che me. A questo ho risposto convenientemente et so che venendo //c.88v.// si corresponderà con effetti amorevoli alle mie parole simili. Grandemente le resta obligato la Bordizera del respetto che Vostra Eccellenza mostra haver havuto alle sue persuasioni nel negotio de 100 mila scudi prestati a Francia et la ne ringratia altrattanto, offerendogli quel che già dice haverle dato per suo della volontà che ha di servirle.
Io bacio mille volte la mano a Vostra Eccellenza di quel che mi scrive intorno alle cose mie domestiche et non potrò haver gratia maggiore chea la faccia il medesimo quante volte le occorra in simili et altre perché, se dall’esaminarle bene io vi conoscerò li disordini che le vengono referiti, gli emenderò, se non, havrò occasione di giustificar il proceder mio et de miei et di levarla dalle sinistre opinioni, in che la potriano ponere le relationi di chi tal volta pensa più a malignare che a far il servitio mio. La tavola mia s’è fatta honorata per l’uso che s’hanno preso molti cardinali et signori di venirsene inaspettati a mangiar meco, ma questa copia supplisce anco al tinello senza nuova spesa //c.89r.// et i libri della dispensa potranno sempre mostrare che la roba non si strapaza in modo alcuno, non che con quella profusa maniera che le viene mostrata. Duolmi che a Vostra Eccellenza si dia fastidio con queste vanità et non più tosto mi si dicano di qua liberamente da questi amorevoli, potendo pure vedere ciascuno ch’io sono facile nell’ascoltare, amo chi mi ricorda quel che sia di servitio et honor mio, et di ciò che m’è detto faccio tal riservo che non se n’habbia a temere scandolo. Stia sicura Vostra Eccellenza che la casa mia camina talmente in questa parte che poco vi sia da poter correggere et che erra chi crede che a mie spese si faccino banchetti fuori della tavola mia, se già non s’intendesse del mangiar che si dà a coppieri o altro servitore di quelli cardinali o signori di portata che restono qui per necessario servitio de loro patroni, et non si debbono lassar partir senza malissimo esempio.
Domattina farò l’offitio di congratulatione con Nostro Signore in nome di Vostra Eccellenza //c.89v.// per questi prosperi successi di Francia et col resto di questi ministri cattolici et christianissimi come fin qui ho fatto con parte. Il consistorio d’hoggi non ha cosa nuova oltra la provisione di alcuni vescovadi. Et non restandomi che dirle anco per altro, fo fine con baciarle la mano.
Di Roma il primo d’aprile 1569.
[Post scritto autografo] Ho inteso che il servitore mio, il quale ha comesso quello eccesso che io scrisi a Vostra Eccellenza contro il Ciresola, il quale è Giovanni Fiamingo, si trova in Fiorenza et si intratiene in casa mia della Stufa. Suplico a Vostra Eccellenza che lo faccia ritenere et esaminar subito sopra dei fautori et avisarmelo subito, come più a lungo scrivo al Corbolo.
a Segue che ripetuto.