
Roma, 3 maggio 1569
Med. 5085, [già num. 67], c. 114r-115v.
Ringratio Vostra Eccellenza dell’accoglienza fatta al Simoncello anco in gratia mia et della commodità datagli d’andar in Francia, poiché ciò si desiderava da lui et dal cardinale si stimava suo servitio.
Col Seristoro parlarò del negotio de forzati, come ella mi ordina, et l’indirizeremo in quel modo che si giudicarà più oportuno per il servitio di Vostra Eccellenza, la quale havrà conto d’ogni progresso alla giornata.
Il Covo fu qua mal informato delo stato di mia casa et però non potette dar l’intero del debito. Gl’altri conti mandati poi, oltra che più minutamente di quello che fu dato al dispensiere s’estendono alle cose anco fuor della dispensa, contengono la spesa necessaria di tutto maggio con quella distintione che Vostra Eccellenza harà visto. La quale supplico a farmi gratia di provedere (conforme alla cortese intentione datamene) avanti mia partita a quel che bisogna, che tanto maggiore sarà l’obligo che io le ho di questa amorevole commodità.
È stato da me un fratello del vescovo Bufalino et, dopo le belle parole, mostratomi pesarli molto la mala sodisfattionea che hanno Vostre Eccellenze d’esso vescovo particolarmente per conto del signor Sforza //c.114v.// nella causa di cui molto volentieri s’intrometterebbe per accordo, quando da noi gli fusse accennato che fussi[m]o per sentirlo bene et dettogli anco qualche particolare del desiderio nostro. Io gl’ho risposto che la causa non è in termine che il signor Sforza habbia a desperare della sua ragione et che al vescovo restano anco difficultà assai maggiori che non crede; pure che non havendo io mai havuto di ciò pensiero o ragionamento, scriverei a Vostra Eccellenza l’offerta et la prontezza sua, per renderli poi risposta secondo la risposta di lei. Costui m’è detto che potrà col vescovo suo quanto vorrà et vorrà quanto potrà, desiderando grandemente esser conosciuto da Vostra Eccellenza suo servitore amorevole et non mai herede di suo fratello nel mal grado delle sue pazie. Però rispondendosi che s’incamini alcuna pratica, avvisimi Vostra Eccellenza l’animo suo et del signor Sforza, al quale si potria dire che, in qualunche modo la causa s’habbia da vedere in Roma, gli portarà molta spesa et fastidio senza certezza d’havere anco poi a vincerla. Però che faccia bene il conto suo et veda se li torna meglio di quietare così o tirare innanzi la lite, nella quale non si lassa fra tanto far quanto si può a suo benefitio. //c. 115r.// Il cardinale Sforza mi dice d’havere parlato a Urbino sopra il negotio di Casteldurante et non havere altra difficultà che della ricompensa in benefitii semplici come io domandavo, i quali non gli bastaria l’animo di trovare et pregarmi per ciò a contentarmi di pensione ben sicura, dove mi piacesse: o sopra li benefitii propri d’esso Urbino o sopra altri d’amici suoi fuori o dentro dello Stato ecclesiastico, proponendo de suoi la chiesa di Vicenza, Ravenna, la badia che hebbe da Ridolfi. Ho preso tempo d’intendere la volontà di Vostre Eccellenze; però le piacerà communicare tutto col duca nostro signore et rispondermi, facendole sapere che la pensione sarà d’otto in novecento ducati di Camera con facoltà di qualche traslatione et con l’espeditione a instanza et spesa della parte, ma di quella sorte ben compilata et stringata che piacerà a noi, senza ch’io n’habbia a dar alcun fastidio al papa, anzi a farmene grado seco. Et sarà in ricompensa d’una badia curata nella quale posso dir che di pari sia andata sin qui l’uscita con l’entrata.
Raccomandai già a Vostra Eccellenza un Tomeo Mattei d’Armaiuoli in quel di Siena a instanza //c.115v.// della signora Felice Colonna Orsina, la quale haria desiderato già da Vostra Eccellenza del restante di certo confino che egli haveva osservato più di mezo.
Dalla medesima signora sono hora instantemente richiesto a ripregare Vostra Eccellenza del medisimo come faccio, supplicandola a fare ch’io possa mostrar d’haverlene scritto, seguendo nel resto il suo servitio.
Nostro Signore mi rispose intorno alla persona dell’ambasciatore che l’esser conforme all’animo di Vostre Eccellenze et eletto da loro, gl’era bastante testimonio che fusse quale richiede questo grado et qui s’estese alquanto nelle lode loro et in mostrare, come fab sempre, una gran buona volontà verso d’esse.
Rallegrossi sopra modo della gravidezza di Sua Altezza benedicendola et pregandogliela piena d’ogni prosperità. Mostrò Sua Santità contentarsi ch’io restassi a servirla in questa solennità del Corpus Domini. Però la mia partita sarà subito dopo quella festa, massimamente s’io potrò con la gratia di Vostra Eccellenza lassare ordine resoluto alle cose mie, con le quali gli raccomando me stesso et le bacio la mano.
Di Roma li 3 di maggio 1569.
a La mala sodisfattione in interl. sup.
b Far, -r barrato.