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Roma, 28 dicembre 1569
Med. 5085, [già num. 86], c. 162r.
Io giunsi sabato sera salvo in Roma, havendo passato per gratia di Dio il viaggio con maggiore prosperità di quella che potea promettermene l’asprezza di tutti quelli giorni et delle strade. Et havendo data qualche hora a complimenti et tutto il resto della notte al riposo, fui la mattina avanti la cappella ai piedi di Nostro Signore, il quale si allegrò tanto della venuta mia et mi accolse talmente ch’io pottetti riconoscere molto augumento nella sua paterna affettione verso di tutti noi altri, della salute dei quali volse minuto ragguaglio da me, mescolando nel dir mio mille benedittioni per tutti et parole efficacissime in testimonio della volontà che ci tiene.
Sopra quel ch’io passassi all’horaa et habbi passato poi hoggi con la Santità Sua, scrivendo io al Gran Duca nostro Signore, non mi estenderò per questa con Vostra Eccellenza, per [non] replicarle quel che da Sua Altezza le verrà communicato. Solo ho voluto dirle sin qui per farle intanto una prima visita et darle conto del buon stato mio et della memoria che io serbo obligata della continua grande amorevolezza di Vostra Eccellenza verso di me. Et per fine con ogni affetto le bacio la mano.
Di Roma li xxviii di dicembre mdlxviiii.
a Segue una parola barrata.