Il cardinale Ferdinando al granduca Cosimo I

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Roma, 11 febbraio 1570

Med. 5085, [già num. 104], c.198r.

Io m’ero già resoluto in me stesso et lassatomi intendere di volere venir incontro a Vostra Altezza fino a Viterbo, havendomi ella risposto ch’io lo potevo fare con buona gratia sua. Et restandomi solo d’intendere la volontà di Nostro Signore, fui hieri da Sua Santità per questo effetto, la quale havendomene dissuaso con mostrarmi quanto io farò cosa più condecente al grado mio et insieme un incontro più honorato a Vostra Altezza standomene qua, ha potuto tanto più facilmente rimuovermi dal primo proposito quanto l’animo mio ancora per se istesso già ne era quasi divenuto alieno, vedendo talmente il numero di quelli multiplicato che volevano esser meco, che non poteva esser senza molto disagio et fastidio di tutti noi. Così io me ne starò aspettando di qua per uscirle poi incontro, secondo il parere di Sua Beatitudine, il giorno medesimo dell’arrivo suo con Monsignor mio Illustrissimo Alessandrino et altri cardinali et prelati amici di bella compagnia comodamente.

Di che ho voluto farle sapere acciò, non vedendomi a Viterbo, non sospettasse che altra fusse la cagione. In tanto le dico di nuovo che può venir sicura di dovere essere ricevuta da Nostro Signore et trattata con honori largamente corrispondenti alla gratia fattale, che così si riscontra essere l’animo di Sua Santità, se bene da lei non s’ha potuto havere altro che generalità, ma però sì amorevole che non è stato lecito ricercare più oltre. Che è quanto per questa m’occorre, et con ogni affetto mi raccomando in sua buona gratia.

Di Roma li xi di febraro mdlxx.