Il cardinale Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 26 febbraio 1570

Med. 5085, [già num. 105], c.199r-v.

Io potrei pretendere al mio silentio con Vostra Eccellenza per iscusa ragionevole la presentia del Serenissimo Signor nostro padre, parendo che per quella passi a Sua Altezza la correspondenza sopra le cose di qua. Tuttavia, tenendolemi pur sempre congiunto col pensiero la singular affettione et osservanza mia verso di lei, non ho potuto passar più oltre senza visitarla et darle di me conto, come fo brevemente, dicendole che per gratia di Iddio mi trovo in buono stato di salute et con quella contenteza d’animo che suole et può darmi la commodità di godere et servir presente a Sua Altezza, della quale non le dico altro per non le replicare quel che dalla mano sua si debba scrivere diligentemente per ragguaglio di Vostra Eccellenza. A cui con questa occasione dirò che ella ha ben molti servitori in questa corte ma, sendocene pochi da comparare di pronteza et affettione verso tutte le cose nostre a monsignor Finetto, pare che egli meriti nelle occorrenze sue particolare favore. Però, desiderando egli da Vostra Eccellenza che nella prossima distributione delli offitii di Siena Francesco suo fratello fusse provisto da lei d’uno degli otto Capitanati soliti darsi ai cittadini sanesi et pregandomi con molta instanza a proponerle et raccomandarle questo commodo et desiderio suo, come lo fo volentieri per li suddetti respetti, così per gran favore riceverò da lei se ella si contentarà di consolarlo. Che è per fine, et con tutto l’animo le bacio la mano.

Di Roma li xxvi di febraro mdlxxa.

//c.199v.// Mi è stata resa di poi la sua de’ xxii che, sendo in risposta d’altra mia precedente, poca replica richiede, massimamente dovendo ella essere certa che il servitio suo più mi preme et premerà sempre che la mia sodisfattione et il commodo altrui, et che per ciò non le bisogni scusa con me se il negotio di Attilio de Medici non potrà sortire esito espediente al bisogno di lui, il quale non posso non raccomandarle se in altro potrà essere sollevato da Vostra Eccellenza.

Gran Duca nostro Signore sta tutta via bene et io non solo gli ricordo la conservatione, ma li assisto assiduamente per scemarli più che si può la fatica de complimenti romaneschi, sì che et le sue gambe non ne patischino et si soddisfaccia a ciascuno secondo lo stile della corte, che pur troppo grave peso li portarebbe senza questo aiuto.

a Segue Voltisi.