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Roma, 28 aprile 1570
Med. 5085, [già num. 122], cc. 242r-243r.
Ho visto dalle lettere di Vostra Altezza quanto ella desideri che la Regina Christianissima resti servita nel particolare di monsignor di Fois et domane sarò a far l’offitio che la mi comanda con Nostro Signore, con presentargli la lettera di lei et la copia dell’altra et complire di voce, secondo che giudicarò necessario per tirare il negotio a buon fine, il che io non diffido di conseguire, se conoscerà Sua Santità il commodo publico che può venir da questo segno della sua benignità, et darò poi conto del successo particolarmente.
Hanno poi fatto di maniera questi ministri franzesi che gl’è successo, dicono, d’haver in mano le lettere che il Mannelli scrisse con l’ultimo corriere di Leone, la copia delle quali, datami a questo effetto, mando a Vostra Altezza come un ritratto della natura di costui et degl’altri che sono partecipi et forse capi de consigli suoi, acciò la veda et dica il suo parere, soggiugnendo che, se pure occorresse di darne parte a Sua Santità, promettono costoro di //c.242v.// dar anco le lettere istesse che egli scriverà alla giornata. Io non vi ho fatto opera alcuna et me ne starò così a vedere quel che bastano a far per loro stessi, se da Vostra Altezza non mi venga commandato altrimenti. Stimano costoro che il nuntio di Francia, come dipendente da Farnese et intrinseco del Mannelli, non saria all’occasione inutile a queste sue pratiche et hariano gran voglia di farlo revocare, ma vorriano ben mandarvi un galant’homo et lontano da certe passioni, che debbono inquietargli. Et per haverne uno tale che anco fusse secondo il genio di Sua Santità, hanno posto la mira all’Antinori et pregatomi perciò a scriverne a Vostra Altezza per intenderne la volontà sua, dicendo l’ambasciatore che, quando questa ci concorresse, a lui bastaria poi l’animo di farla cader per se stesso. Gl’ho risposto che i ministri buoni et diligenti non le sogliono uscir di mano così facilmente ma che per compiacerli, gliene scriverei volentieri come hora faccio, dicendole //c.243r.// che sto tuttavia a vedere dove vada a parar questa caldezza franzese senza dargli niente del mio. Et con questo fine a Vostra Altezza baso la mano, pregandoli lunga et prospera vita.
Di Roma li 28 di aprile 1570a.
a Annotazione di Cosimo I: “La rit[...] [sia] a disposition di Sua Santità et noi faremo come ci comandaste”. Annotazione di Cosimo I: “questa lettera del ribaldo è ben farla veder al papa acciò ncognoscha le genti che navicano in questo mondo et con che arte”.