Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

Printer-friendly versionPrinter-friendly version

Roma, 1 giugno 1570

Med. 5085, [già num. 144], cc. 288r-289r.

Chi vuol parte nelle promotioni massimamente d’inclusioni di qualche suggetto, conviene (come ben mostra Vostra Eccellenza di conoscer) preparare la cosa sì che sia matura all’occasione et non restringersi a fare lo sforzo quando a pena vi sia tempo di parlarne, perché questo si fa sempre con poca speranza et spesso senza effetto. Però bisogna risolversi nelle persone per potere pian piano andare disponendo la materia secondo lo stile di questa corte et di questo pontificato particolarmente, il quale non admette homini di scoperta ambitione et non conosciuti, né accettati prima (qualunche siano) in buona opinione, come che sia sottoposto alle fallacie, et esaltaa per ciò tal’hora suggetti egualmente et più colpevoli ne medesimi difetti, per i quali rebutta et deprimeb altri. Il vescovo Salviati ottenne il chericato et in modo che ben’ha potuto conoscere che senza me, né con altro mezo non gli saria riuscito, et io n’ho piacere poi che Vostra Eccellenza approva il fatto. Il Mannelli è posto in tanta paura di se stesso che poco pensarà più ad altro che alla salute propria. Et il papa ha guasto il giuoco, sì che vi sia poco fondamento da tentare quel che si disegnava, havendo (come Sua Santità dice) comunicato il caso a persona sua confidente, che l’ha poi gabbata, ma (come a Pacecco ha detto Farnese) avvertito Farnese medesimo amorevolmente di quel che (accennando anco da cotesta banda) intendeva andare attorno. Ond’è nato che Farnese al meno in apparenza scacci costui et che egli, veramente o simulatamente //c.288v.// spaventato, non pigli animoc da conforti del cardinale Rombougliet, ma pensi solamente alla fuga, la quale sarà verso Ferrara per aspettare poi il ritorno di Madama di Parma et seguitare poi li negoti suoi con lei, come ha detto. La sua detentione saria con sì poco fondamento ch’io non ho voluto cacciarla più che tanto et, segua o no, non restaremo noi per ciò delusi di havere di quel che c’era detto di lui fatto parte a Sua Santità, la quale chi sa che non habbia conferito il fatto con Gambara et per quel mezo avvertito Farnese, per farlo desistere et per ovviare di non havere a scoprire tanto che la sforzasse a mettere mano alla persona sua. Dico questo perché egli afferma a Pacecco che sia stato avvertito et haverne ringratiato Sua Santità. Tutta via vedrò di pigliare occasione di parlargliene et ritrarre destramente la volontà sua per passare più o manco innanzi, secondo che trovarò la dispositione. Il cardinale d’Urbino ha sentito con molto piacere quanto Vostra Eccellenza risponde sopra il desiderio del suo secretario et le basa la mano della volontà che mostra verso altre cose sue.

Io la ringratio di quel che gl’è piaciuto fare a benefitio del Campana, nel modo medesimo mi sodisfo di quello che habbia negato ad altri raccomandatili da me, persuadendomi che così richieda il suo servitio, il quale io prepongo a ogni respetto.

Della pietra belzer le baso la mano et ne sodisfarò al signor ambasciatore cattolico sì che a me ancora ne resti, se sarà divisibile. Col quale fine mi //c.289r.// raccomando nella buona gratia di Vostra Eccellenza.

Di Roma il primo di giugno mdlxx.

a Nel testo esaltati, con –ti barrato.
b Segue gl barrato.
c Non pigli animo ms. marg. ester. con segno di richiamo.