Piero Usimbardi a Bartolomeo Concini

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Roma, 9 febbraio 1571

Med. 5085, [già num. 167], c. 339r-340r.

Molto magnifico Signor mio osservandissimo,

ho letta al Cardinale mio Signore la carta di Vostra Signoria il quale m’ha detto ch’io le responda che vedrà sempre volentieri tutti gl’amici di lei et quelli tanto più che vengano per servitio di loro Altezze, come il Tanucci, il quale, per quanto harà da trattare meco, non dubito che restarà sodisfatto, sendo per far per lui ogni sorte di cosa.

Mi ha comandato Sua Signoria Illustrissima ch’io ricordi a Vostra Signoria il negotio del signor Horatio dal Monte et la preghi a incaminarlo et tirarlo a fine con la sua destreza, sì che egli, provisto et aiutato di provisione, possa venir a servir da presso Sua Altezza. Egli haveva già 25 scudi, et hora, non per poco utile qui, ma per honore anco del segno che tiene, desideraria esser posto al meno a 30 come cona Pietro Iacopo dalla Staffa s’è fatto etb con altri et anco goder talhora il favor et honor della tavola, come essi fanno. Il che ha voluto //c.339v.// il cardinale che io le ricordi, acciò possa meglio procurar la sodisfattione sua, che a Sua Signoria Illustrissima pare di cose non esorbitanti.

Cesi andò a Riano et altri suoi luoghi donde, ancora non sendo tornato, non s’è potuto intendere quel che habbia fatto intorno al negotio con Rusticuccio, il quale non si può dire veramente se non che in tutte le cose nostre si mostra amorevolissimo. È vero che da lui si vedono tirati su alcuni che hanno dependenza da Farnese, ma può ancor esser per altre cagioni et si potria rompere le pratiche se ci intrinsecassimo seco, come anco si potrà fare per via di Alessandrino col quale, come con homo manco occupato, si può meglio trattare d’ogni cosa. Aspetterassi il ritorno di Cesi dopo il quale meglio si potrà ragionare sopra di ciò. Hoggi è stato l’ambasciatore cesareo per havere audienza da Nostro Signore et haveva con sé lettere et scartafacci //c.340r.// da far credere che vi fusse qualche cosa in materia di Sua Altezza di che il cardinale, avvertito dal signor Giulio Vitello, m’ha mandato questa sera da Alessandrino per veder d’haverne qualche lume. Dicemi non haver presentito alcuna cosa di ciò, ma che domattina farà ogni diligenza per intender et n’avvertirà Sua Signoria Illustrissima come haria fatto se fin qui havesse inteso cosa di loro servitio. Sarò domattina a Palazzo per vedere se mi dirà altro. Intanto, havendo io ritratto da lui che Sua Santità domattina va alle Sette Chiese et refertolo al cardinale, Sua Signoria Illustrissima è risoluta d’andare a fare compagnia a Sua Santità che dovrà piacerle assai, et in tanto si caverà le reliquie promesse per la chiesa de Cavalieri. Che è quanto m’occorre et col fine di questa resto raccomandandomi in buona gratia di Vostra Signoria Magnifica.

Di Roma li x di febraro 1571.

di vostra Signoria molto magnifica affetionatissimo servitore Piero Usimbardi.

a Con Ms. interl. sup.
b Segue anco barrato.