Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 12 febbraio 1571

Med. 5085, c. 342r. Lettera mancante dell’inizio.

[...] contra il Turco o della Lega, che si tratta, o altra unione di Sua Santità con altri principi, che egli stimando vana la sua durezza, si lassasse meglio guidare dalla ragione. Ma perché questo santo vecchio tiene in sé ogni cosa, né altro consigliero ha che se stesso, è bene che Sua Altezza le scriva di suo pugno, li dia anzi confermi l’animo et l’ardire et le proponga partiti da fuggire certi scogli, acciò manco si fastidisca et s’affanni di quel che vorriano i nimici. Ho io per ciò destato la pratica di Verallo, su la persona di cui non mancarà a Sua Altezza da proporre molte cose di speranza, come non le mancarà anco daa mostrare come sia da governarsi, se questo piego che ha l’ambasciatore cesareo contenesse qualche stravaganza. Che è quanto ho da dire, et a Vostra Altezza baso la mano.

Di Roma li xii di febraro 1571.

a Segue da ripetuto.