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Roma, 2 marzo 1571
Med. 5085, [già num. 174], c. 353r- 354r.
Breve risposta richiede la carta di Vostra Altezza sendo quasi tutta responsiva delle mie. Già havea il Camaiano conferito con Sua Santità a buon proposito quel che s’era passato con Morone acciò, intendendolo prima da noi, non se l’havessi a male, ma dovesse approvarlo, come fece. Però non accaderà darsi più pensiero di ciò, ma potrà supplirsi con darle conto di quel che s’habbia di mano in mano per quella via.
Della chiesa di Cortona son certo che Sua Santità farà quello che vorranno Vostre Altezze, havendomi ella detto, come scrissi, che così faria di tutte l’altre che vacassero in cotesti Stati, sapendo molto bene quanto per quiete universale fusse desiderato da loro, ma con la prima comodità che potrò havere m’assicurarò tanto più della volontà sua. Per la morte di quel vescovo sendo vacato l’archipresbiterato di Fiorenza io harei infinito desiderio che da Vostra Altezza, a cui s’aspetta, ne fusse provisto messer Cappone Capponi, mio auditore. Egli è ben nato et di una casa stata sempre amorevole quanto la sa con la nostra, è dottore di molti anni, et per servitù, et per altri respetti degno d’esser tenuto in consideratione principale per quel grado. Però lo raccomando a Vostra Altezza con quella efficacia che posso maggiore, certificandola che riceverò la gratia di questo commodo et honore in me stesso, come debbo fare volentieri per li suddetti et altri particolari oblighi. Non havendo io occasione d’andare da Sua Santità hoggi, che è ordinaria audientia delli ambasciatori, commessi al protonotaro Medici che con li altri negotii trattasse in mio nome quello di Cortona. Lo ha fatto et ha trovato Sua Santità benissimo disposta, la quale // c.353v.// rispose che molto volentieri et di questa, et di tutte l’altre chiese di Toscana che vacassero nel suo pontificato farebbe la volontà di Vostra Altezza, sapendo che da loro li saranno sempre proposte persone meritevoli, però che proponghino quelli che li piacciono, che a uno di quelli si conferirà. Soggiunse bene che haria havuto animo di provedere d’uno di quelli vescovadi di Toscana messer Matteo Renuccini, collettore in Spagna, ma che non voleva far mentione di lui in questa occasione, sendo la chiesa così tenue, et che anco nell’altre faria sempre la voglia loro. A che è bene che le pensino per prevenire nell’occasione se la persona non l’aggrada, o fermare (caso che Sua Santità in altra vacanza loa proponesse) se s’habbia da accettare, o recusare, et come. Io non vedendo in casa di Vostra Altezza alcuno che possa pretendere a questo vescovado di Cortona et desiderando d’honorar et accomodar messer Augusto Titio, mio creato, supplico Vostra Altezza a metterlo nella nota da darsi a Sua Santità, la quale della vita, et qualità sua harà tale informatione che lo giudicarà capace di quel grado et, se in questa occasione pure non restasse provisto, guadagnarà al meno d’entrare in tal consideratione di lei che possa giovarli per altre che si offeriscono alla giornata anco in altre bande; et cura mia saria contrapesare in modo il carico della pensione che egli poco lo sentisse et la chiesa, et ogn’uno si sodisfacessi. Però supplico Vostra Altezza //c.354r.// a favorirmene, che l’harò in molta gratia.
Sarò col cardinale Colonna, come Vostra Altezza comanda, per le cose del conte Fabritio da Bagno, et a benefitio di lui m’adoprarò in tutti quelli modi che a ciò si giudicaranno oportuni, convenendo così fare per tanti respetti. Col qual fine le bacio le mani.
Di Roma li 2 di marzo mdlxxi.
a Lo Ms. interl. sup.