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Roma, 9 marzo 1571
Med. 5085, [già num. 176], cc. 359r-360v.
Stettono hieri lungamente congregati con li cardinali della Lega gl’ambasciatori di Spagna et di Venetia et convennero nel medesimo che havevano fermato questi mesi passati in tutte le parti, fuor che in quella che dichiarava il termine d’haversi a ordine per ciascuno la portione sua delle forze tanto di mare quanto di terra. Dentro al qual termine (che è marzo presente), non ostante che li veneziani conoscessero impossibile haverne una minima parte et confessassero difficilissimo esser per il papa o per il re l’usar tanta diligenza che bastasse per mettersi questo anno a cosa segnalata, non di meno si dettono sul dire che la parte loro era in ordine et, ridendosi in un certo modo gl’altri della loro sententia et dicendo che ciascuno faria suo sforzo d’essere presto quanto prima per fare il più che si potesse, domandarono il particolare di quel che si potrebbe fare et quando. A che li fu risposto che non si poteva dir altro, se non che sinceramente si daria ogni //c.359v.// fretta et che il re per mare mandaria subito proviste d’ogni cosa necessaria 80 galere che havea et saria pronto a dar la spesa et tutto il ricapito di munitioni, artiglierie ecc. per il resto della parte sua delle galere et navi, se essi dessero i legni et gli homini, et pagarebbe i soldati, se essi gl’havessero condotti. Ma che il fare per sé ciascuna di queste cose ricercava tempo sì che né il papa, né il re potevano restringersi a prometterle nel termine suddetto, né forse ad altro così vicino che per hora potesse sperarsene frutto.
Risolverono gli ambasciatori di scrivere a Venetia a loro signori in diligenza et secondo la loro risposta governarsi nella resolutione. In questo termine si trova il negotio della Lega, al quale con la suddetta risposta si darà la ultima mano, fermando generale di terra et di mare don Giovanni d’Austria et gl’altri da servir in assenza di lui con titolo non di luogotenente, ma in cambio et in luogo di essoa secondo la dichiaratione del papa //c.360r.// nel modo che dissi. Dopo questa Lega si mandaranno due legati, che dovranno esser Grassi in Spagna, et Cesi all’imperatore, né per questo stimo fuor di proposito lo scriver di Sua Altezza come ho ricordato.
Il Villano del Mignanello che già era desiderato da Vostra Altezza è fatto venale et calato a pregio più honesto per la morte del padrone. Se la vuole attenderci, procurarò di tirarlo più basso che si possa.
Il suo prete alchimista si trattiene qui con me et mi riesce gran valent’homo nella sua professione. Vorria (per che è molto vecchio) buon tempo et buone strade, ma hormai credo che si moverà secondo che da lei fia sollecitato.
Il fornello mi mostrò qualche buona mutatione nelle ova, ma alla fine me le diede sode. Il che, dolendosi il maestro esser proceduto da troppo fuoco, si proverà di nuovo con caldo più temperato per seguirne poi la volontà di Vostra Altezza. È con mio disgusto sempre che ho a darle fastidio. Tuttavia, persuadendomi //c.360v.// che più debba piacerle hora il levarmi dal cambio di quelli 3 mila scudi che presi l’anno passato per far donativi che non sarebbe il lassar correre a maggior danno tacendo, ho commesso al Biffoli che gliene parli, et lei supplico a farvi provedere, anco in gratia mia, che le ne restarò obligatissima.
Parimenti la supplico a ricordarsi, in confermatione della gratia fatta al signor Federigo Montauto et a me d’accettare il signor Horatio dal Monte, di fermar le cose sue sì che possa con suo minor incommodo stare assiduo, come desidera, al servitio di lei et dare questa consolatione insieme a tutti noi, ch’io in particolare le n’harò infinita obbligatione et con questo fine le baso la mano.
Di Roma li viiii di marzo 1571.
[Post scritto] De legati suddetti non parlo affermativamente circa la persona, ma per coniettura, sendo essi creature del papa et homini che vagliono, è ben resoluta Sua Santità di mandare.
a Di esso. interl. sup.