
Roma, 15 maggio 1571
Med. 5085, [già num. 201], c. 416r.
Sarà esibitore della presente messer Sebastiano, già fonditore di Sua Santità, il quale, se io ho trattenuto qua forse più di quel che Vostra Altezza non harebbe voluto, la prego mi habbi per iscusato, sendo che ancor’egli non era espedito de suoi negotii.
Viene adesso per servirla in tutto quello che saprà et potrà et di ciò mostra haver tanto desiderio che di nessun’altra cosa pare che più si curi, disegnando di finire la vita sua costà al servitio di quella. Ha molti secreti et ha fatto molte esperienze, sì come le mostrerà alla giornata, et in oltre ho possuto conoscere, mentre è stato in casa, è homo da bene. Vostra Altezza li facia careze et se ne serva a quello che sarà buono. Egli conduce seco per mio ordine un giovane da Urbino, che lavora di porcellana, sì come per certi saggi che porta seco si può vedere, li quali, perché ha fatti in tre o quattro giorni, non possono essere in quella perfettione come quelli che vengono dell’India, non di meno si vede che son ben tirati, et egli promette, quando habbia gl’instrumenti che gli bisognano, di ridurre la materia in tale perfettione, che il lavoro riuscirà bellissimo et secondo che vedrà che gli riesca servirsene, perché fa anco di terra bianca finissima più che di Faenza et, per quanto dice, con molta poca spesa, però m’è parso indirizarlo costà, se ben da lei non havevo questa commissione, sperando che gl’habbia da piacere. Et con questo facendo fine le bacio le mani.
Di Roma li xv di maggio mdlxxi.