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Roma, 7 giugno 1571
Med. 5085, [già num. 220-1], cc. 462r-464r.
Le medesime cose che Vostra Altezza dice per honore d’Alessandrino et servitio della sua legatione, sendomi sovvenute di poi, non solo le rapresentai a lui, ma destramente mossi anco Rambugliet a fare offitio tale che Sua Santità sia rimasta contenta che egli vada in Spagna et (senza che fra tanto se ne parli) nel ritorno tocchi et si fermi alla corte di Francia ancora quanto bisogni. Intanto pure a lui stesso ho mostrato quanto in questo mezo fusse espediente al servitio suo appresso al Re Cristianissimoa una persona confidente (non dico un servitore di casa sua, ma un prelato come Salviatib, con carico publico) il quale, con la mira del honore et commodo suo et di questa Sede, fusse per vegliare et tenerlo avvisato fidelmente d’ogni cosa. Il quale medesimo proposito havendo inserito stamani nei ragionamenti con Sua Santità, con dissimulatione intera di ciò che ella havea passato con Pacecco circa Salviati, la tirai a confessare che era necessario, non solo utile, havervi ministro di questa sorte: da che et da vedere a che camino parano le cose, io mi risolvo di non //c.462v.// spiccare la pratica d’esso Salviati, ma di tracciarla et farvi ogni oportuno offitio, il che saremo tanto più sicuri che giovi se in tanto di costà si farà quanto io mostrai bisognare. Le darò conto di mano in mano di ciò che segua.
Il vescovo di Sarno è un frate di San Domenico molto grato a Sua Santità di cui, per essere stato anco a Firenze qualche tempo, debbe haver notitia il granduca.
L’auditore della Camera non è tirato innanzi da me, ma sì ben carezzato, perché egli da se stesso camina con gran passo al cardinalato, sendo tornato in tanta gratia del papa che nessuno dubiti che non sia per arrivarvi alla prima promotione, onde è che io non voglia indugiare allhora a mostrare deposta la memoria di qualche cosa passata et haverlo per amico.
Il Camaiano non mi par bisognoso d’opera nuova finché non venga nuova occasione et cimento di spignerlo, a che io sarò prontissimo sempre. Quel che io posso far intanto è mostrarlo per confidentissimo nostro, il che si fa sempre ch’io vo dal papa. All’Antinori, //c.463r.// per quelli respetti che la dice, farò sempre ogni appoggio et di ciò nessuno debbe dubitare, sendo per governarmi al tempo a punto secondo la regola, che Vostre Altezze mi prescriveranno. Del vescovo dic Pavia il papa s’è resoluto che vada, come scrissi al conte et a lui col precedente corriere. Et per il medesimo viaggio et servitio, cred’io, ha Sua Beatitudine chiamato anco il vescovo di Chiusi proposto da me nel modo medesimo. Nel qual proposito m’occorre dirle che non è stato in mano d’Alessandrino pur di chiedere alcuna sorte di homini che di eleggerli, et che per ciò non hanno potuto gl’amicid escluder alcuno, ma sì ben con certi modi proporre al corso delle speranze di questo viaggio, come ho fatto ioe, quelli che si siano giudicati atti a esser ammessi et accettati da Sua Santità et a potere restare in offitio con servitio nostro, che questa è stata la mira mia nel nominar Pavia et Chiusi, che il medesimo si saria potuto fare dell’Antinoro et di Camaiano, se quello fusse stato disoccupato et pronto, et questo havesse voluto, //c.463v.// sentendo io molto ben con lei in quel che ella dice delle qualità loro. Fu sempre buono haver molti amici in luoghi di negotio, ma hora particolarmente, et però il metterne molti in ballo può giovare et non per questo ci obligha a fare tutti, o più questo che quello, cardinali. Sì che il proporre uno non paia a Vostra Altezza che sia esclusione dell’altro, perché, quando sia tempo, la sia da piegare l’opera et le parole mie dove piegarà la sua volontà. Quando sarà dato ricapito all’intrigo presente col Re Cattolico, si pensarà al modo di proveder con la voce del Pappone ale cose de la precedenza, di ch’io harò cura, stimando quello offitio necessario ma non tanto che non sia per bastare quel che farò io con Chiesa, finché a Nostro Signore passi la noia di questo protesto, sopra il quale non vorrei cumulare così subito nuovo fastidio.
Son forzato di tornar a pregarla per Savello nelle cose sue coi Montauti. Egli desideraria che Vostra Altezza facesse offitio con Zanobi per il Concino o altri suoi intimi, et hortandolo a quietarlo in qualche modo, accennando //c.464r. [già num. 221]// con quel che è opinione che egli habbia in qualche luogo, et mostrando che la saria per sentirne molto piacere. Non pensi Vostra Altezza ch’io non habbi replicato per scarico di lei, ma non havendo alla fine potuto recusare, la prego a farlo et darmene, se non si può l’effetto, al meno parole tali in risposta che egli conosca essersi fatto ogni prova per servirlo. Della partita d’Alessandrino Vostra Altezza sarà avvisata in tempo da potersi sodisfare in ogni sorte d’honoranze. Intanto m’allegro di ciò che mi dice della salute loro et, pregando Nostro Signore Dio, che gliene conservi, resto raccomandandomi nella buona gratia sua.
Di Roma li vii di giugno 1571.
a Cristianissimo interl. sup. con segno di richiamo.
b Come Salviati interl. sup. con segno di richiamo.
c Segue papa barrato.
d Segue in barrato.
e Come ho fatto io interl. sup. con segno di richiamo.