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Roma, 6 luglio 1571
Med. 5085, [già num. 245], cc. 517r-518v; c. 519v.
Con tutte le diligenze che ho scritto d’haver fatto intorno alla lettera data a Sua Santità non vedo però apparire ancora segno alcuno del profitto che possa haver fatto. Domattina forse ritrarrò qualche cosa da Sua Santità disegnando d’essere da lei con altro pretesto, ma per questo effetto particolarmente.
Da Pacecco ritrassi io quelle parole dell’ambasciatore catolico, ma domandandogliene hora, dice che l’ambasciatore non specificò la cosa, ma disse ben tanto che se ne poteva cavar quel ch’io dissi in sustanza et vedo che fugge d’essere cimentato intorno a ciò. Ma io andrò, senza scoprirmi, cercando meglio il fondamento della cosa, havendone pure qualche parte poi che esso Pacecco col mio segretario parlando disse tanto che (sebene più oscuramente) poteva però importare il medesimo et facea riscontro a quel che haveva passato meco.
Nelle cose con Ferrara io vedo con gli occhi del Camaiano per quanto riguarda al procedere in causa, non intendendo io questa pratica senza il consiglio de periti. Questo dico che, potendo malvolentieri Sua Santità far altro motivo contra quel duca senza cimentare la sua autorità, la quale mostra tener per fermo che saria sprezzata, non //c.517v.// l’indurremo a uscire per hora di lenitivi, non giudicando ella essere tempo per quelli risentimenti che converrebbono et havendo l’animo più tosto alla quiete così fatta che alla guerra. Ma ho chiamato il Camaiano et chiamerò il Pappone acciò non si lassi alcuna diligenza privata.
Intorno alla fortezza di Castelfranco farò l’offitio che Vostra Altezza desidera, alla quale non posso dirne altro per hora, se non che si seguitarà, havendo Sua Santità concesso solamente una sospensione per il tempo della ricolta, et promesso nel resto aiuto a bolognesi per finirla et di darla poi in guardia a loro medesimi.
Ho communicata la lettera di Vostra Altezza a Pacecco et Cesi in quella parte che riguarda la pratica dell’accordo ecc., et sendoci resoluti, contra l’opinione di Pacecco che non giudicava a proposito Morone a patto alcunoa, che Cesi con la copia in mano di quel capitolo se n’andasse alla libera a Sua Santità, egli così ha fatto hoggi. Et il ritratto è che mentre che egli andava repetendo quel che era passato sin qui et mettendo nel negotio (come per suo parere) Morone, Sua Beatitudine mostrava piacerli più la persona di Pacecco qua con l’ambasciatore. Ma quando Cesi le scoperse et lesse quel capitoletto, il quale mostrava potersi trattar con maggior sodisfattione di Vostra Altezza per //c.518r.// mano di Morone, ella, dopo haver ben ponderato ogni parola, mostrò restare contenta che si pigliasse et tenesse quella viab (perché in ogni modo quel che sapesse Morone, lo saperebbe lo ambasciatore et per il contrario ancora) etc che Cesi scrivesse come da sé a Morone, mostrandoli non d’havere parlato hora a Sua Santità, ma che per ragionamenti havuti più volte con lei poteva assicurarlo che non solo non le dispiacerà procedendo nell’accordo, ma ne sarà molto commendato da lei; la quale voleva anco che gli scrivesse di saper che poteva assicurarlo di questo et d’ogni molestia che gliene fusse mai data. Ma egli replicò che non occorreva passare tanto oltre, perché Morone si contentarebbe d’una lettera sua come di sopra, sapendo che non scriveria così senza fondamento. Domane la distenderà et mostrarà al papa et poi si mandarà subito con ragguaglio più minuto. Alessandrino sarà poi comparso da Vostra Altezza et le harà dato conto particolar d’ogni cosa. Commendone risponde alla lettera mia amorevolissimamented et per Vostre Altezze mi manda le alligate. Per il Pallantieri farò quanto da suoi mi sia mostrato ch’io possa a benefitio suo. //c.518v.// Non pare a Cesi che quadri che l’ambasciatore cesareo sia mal sodisfatto veramente et qua ogn’hora ne mostri segni et poi dia appicco d’accordo, et stima che sia più tosto un volerne addormentare per trovarcie sprovisti all’occasione, onde ricorda però li spagnoli non star bene in quelle fortezze et altre cose, alle quali io l’ho assicurato che si tien l’occhio da Vostra Altezza. Che l’ho voluto dir per ogni modo, et con questo fine le baso la mano.
Di Roma li vi di luglio 1571f.
a Contra l’opinione di Pacecco che non giudicava a proposito Morone a patto alcuno marg. intern.
b (Perché in ogni modo quel che saperebbe lo ambasciatore et per il contrario ancora) marg. sinistr. con segno di richiamo.
c Et interl. sup. su si cont barrato.
d Amorevolissimamente interl. sup.
e Segue in barrato.
f Segue spedite (c. 519v.).