Il cardinal Ferdinando al principe Francesco

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Roma, 16 luglio 1571

Med. 5085, [già num. 251], c. 533r-v.

Dalla lettera di Vostra Altezza degl’xi ho inteso la partita d’Alessandrino et mi piace che li progressi del suo viaggio siano a piccole giornate, parendomi questo il miglior modo di condursi con quella salute che gli si desidera. Buona era stata la elettione degl’homini per informatione sua nelle cose nostre, stimandoli io tali da promettersene amorevolezza et fede, quanto d’altro fra suoi. Il vescovo Salviati trattarà col signor Adriano come vedo desiderarsi da Vostre Altezze et secondo che se ne ritrarrà io le ne darò avviso acciò possano deliberare conforme al servitio loro.

Ringratio Vostra Altezza di quanto offerisce di fare in gratia degl’Illustrissimi Cardinali Bobba et Lomellino et per honor delle mie raccomandationi a favore di quelli loro dottori. Et delle altre cose, scrivendo in risposta al granduca nostro signore quanto m’occorre per hora, mi rimetto a quelle mie lettere, senza replicare, poiché Sua Altezza è in Firenze //c.533v.// et dovranno vedersi nel medesimo tempo dall’una che dall’altra. Solo soggiugnerò, per empier il foglio, esserci nuova certa, per quel che stamane m’ha detto Montepulciano, che le galere turchesche lassando Candia se n’erano venute a Corfù, forse per impedire la coniuntione delle venetiane che stavono là col resto dell’armata, et aspettar qualche buona occasione, ma che le venetiane ancora erano partite, venutesene più oltre, sì che, se tale fu il disegno de turchi, gli verrà fallito, et tutte insieme potranno noiar gl’altri disegni turcheschi. Col qual fine a Vostra Altezza baso la mano.

Di Roma li 16 di luglio 1571.